Anche il “Corriere” si associa alla campagna a favore dei neofascisti postmoderni e creativi di CasaPound, ma ormai non ci crede più nessuno, tant’è vero che il giornalista si permette un tono d’ironia tagliente sugli “ipocriti del terzo millennio” («L’intento è quella di apparire come bravi ragazzi, che dedicano la stragrande maggioranza del loro tempo al volontariato e allo sport, aspetto che si coglie in maniera lampante se in giro c’è una videocamera», se invece la videocamera non c’è, spranghe…).
Foto, video, pubblicità. Quando non trovano proprio nessuno da pestare, i neofascisti si mettono in posa per lo scatto, il “servizio”, l’intervista. In due o tre, appendono nella notte un mezzo striscione, lo fotografano e mandano la foto alle redazioni dei giornali, sempre disponibili, sempre compiacenti, perché CasaPound sono «bravi ragazzi», «non sono razzisti», e quindi paiono meglio dei neonazisti di Forza Nuova e della Lega Nord.
E così fa anche il Blocco studentesco che, nella notte dell’1 aprile, ha affisso davanti a qualche scuola di Bologna uno striscione inquietante: «Vogliamo il privilegio di combattere in prima linea». Già, se qualcuno poi lo prende sul serio, loro diranno che era un pesce d’aprile… Se non vi fossero morti, feriti, pestaggi, intimidazioni, ci sarebbe quasi da ridere.