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Verso il regime: proposta di pene detentive per i blocchi stradali e le occupazioni scolastiche

Da uno a cinque anni di reclusione per chiunque «impedisca od ostacoli la libera circolazione di persone e merci, occupando strade ferrate, ordinarie o autostrade, con qualsiasi mezzo, impedendo la libera circolazione dei mezzi di trasporto».

È la proposta bipartisan in discussione alla commissione Giustizia della Camera. Prevede il carcere per chi blocca le vie di comunicazione, ma anche per chi blocca scuole e Università.

È chiamata “norma anti no-Tav”, ma la sua applicazione potrà estendersi alle situazioni più svariate. Ovviamente, secondo il noto principio della Giustizia italiana: «Due pesi e due misure», una per i ricchi, i potenti, gli speculatori, e l’altra per gli sfruttati che protestano.

E notate l’ipocrisia con cui si parla di «libera circolazione di persone» in un paese che rinchiude in atroci carceri etniche quelle persone che non hanno, secondo lo Stato, i requisiti burocratici per essere libere.

Se infatti non valesse la norma giuridica «Due pesi e due misure», tanti solerti burocrati che oggi «impediscono e ostacolano la libera circolazione di persone», potrebbero rischiare anch’essi da uno a cinque anni.

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