Più lo Stato appare delegittimato e grottesco, più mostra il suo volto ipocrita, autoritario e feroce. Si parla sempre di mele marce, di pochi corrotti, di casi isolati. Ma si tratta invece di un sistema, di una rete di complicità istituzionali, di violenza e ingiustizia organizzate.
Dopo lo scandaloso esito del processo per la strage di Brescia del 1974, «indiscutibilmente quella a più alto tasso di politicità», il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime Manlio Milani ha fatto questa lucida considerazione:
«C’è una catena di ricatti che lega gli uni agli altri, dagli esecutori ai rappresentanti degli apparati, fino ai responsabili politici. Le coperture e i depistaggi sono il risultato di questi collegamenti occulti, che negano la trasparenza e mettono in pericolo i presupposti della democrazia. Io temo che questo meccanismo funzioni ancora oggi, su diverse questioni, e se non viene denunciato e smantellato la vita di questo Paese rimarrà sempre inquinata dal gioco dei ricatti».
Non si tratta solo delle menzogne, depistaggi e smemoratezze sul passato remoto. Quel meccanismo funziona ancora oggi. È quello che copre e giustifica le violenze di vigili e polizia, le deportazioni di migranti, i “suicidi” nei commissariati, le “normali operazioni di polizia”, la repressione verso chi vuole trasformare una società sempre più ingiusta e autodistruttiva.
Ormai il degrado civile delle istituzioni borghesi è sotto gli occhi di tutt*. Ed è forse limitativo denunciare solo gli eccessi della polizia o la corruzione dei partiti. Bisogna ricominciare a guardare lontano.
In questo prossimo 25 aprile, un gruppo di «anarchici e solidali» si chiede appunto «Quale Liberazione?» con un corteo da Piazza XX Settembre, concentramento alle ore 15.30, per ripensare che cosa sia oggi la resistenza all’oppressione. Vedi la convocazione su Indymedia ER.