Nel suo saggio sulla letteratura moderna, Le regole dell’arte, Pierre Bourdieu descrive la strategia di ritorsione tipica della cultura di destra che ambisce ad essere “non conforme” rispetto a un immaginario conformismo della sovversione e della rivolta antiborghese. In tal modo, il “non conforme” diventa un’apologia mascherata dell’esistente, al fianco dello Stato e con il “plauso” dei media borghesi. Non si tratta quindi di un’invenzione di CasaPound, ma di un giochetto vecchio e rancido che viene avanti da decenni e che, secondo Bourdieu, compare in politica subito dopo il Sessantotto. Così egli descrive la logica del “non conforme” in campo artistico:
«Si tratta dunque di rovesciare la rappresentazione dominante (nel campo artistico) e di dimostrare che il vero conformismo sta nell’atteggiamento dell’avanguardia e nella sua denuncia del conformismo “borghese”: la vera audacia apparterebbe a coloro che hanno il coraggio di sfidare il conformismo dell’anticonformismo, anche se dovessero assumersi così il rischio di ricevere il plauso “borghese”… Questo capovolgimento dal pro al contro, che non è alla portata del primo “borghese” venuto, è ciò che permette all’intellettuale “di destra” di vivere la rotazione che lo riconduce al punto di partenza» (p. 232).
E questo è per Bourdieu lo schemino generatore del “non conforme” postsessantottino:
«La formula generatrice del loro ragionamento è integralmente contenuta nel famoso titolo di Raymond Aron, L’Oppium des intellectuels, il gioco di parole che ritorce lo slogan marxista sulla religione come “oppio dei popoli” contro gli intellettuali votati alla religione marxista del “popolo”, e contro la loro pretesa di arrogarsi il compito di risvegliare le coscienze» (pp. 297-298).