Una delle vocazioni della politica attuale è quella di rinominare le infamie istituzionali e di trovare parole nuove per violenze vecchie e anzi secolari.
Più di dieci anni fa, con la legge Turco-Napolitano, un governo di centrosinistra istituì la carcerazione solo su base etnica in «prigioni amministrative» e le chiamò, con la solita sinistra ipocrisia, «Centri di Permanenza Temporanea», anzi CPT.
Poi arrivò al potere il centrodestra e copiò le idee del centrosinistra, allungò il periodo di detenzione, ma togliendo l’ipocrisia, e chiamò i CPT in modo nuovo: «Centri di Identificazione ed Espulsione», o meglio CIE.
Ora, essendo la società sempre più inquieta e arrabbiata, la politica doverosamente si preoccupa.
Così, il 17 maggio scorso è stato approvato in Commissione Affari sociali della Camera un testo di Riforma della legge 180, la cosiddetta Legge Basaglia (qui un appello contro tale «riforma»).
In base a questo progetto di legge, il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) viene prolungato dai 7 giorni attuali (rinnovabili) a 15 (rinnovabili).
Ovviamente, la cosa è la stessa, ma il nome risulterà nuovo e più elegante: non si chiamerà più «Trattamento Sanitario Obbligatorio», ma «Trattamento Sanitario Necessario», cioè TSN. È sempre obbligatorio, ma ora anche necessario.
Di più: l’Art. 5 di questo testo di legge recita «È istituito il trattamento necessario extraospedaliero prolungato, senza consenso del paziente […] ha la durata di sei mesi e può essere interrotto o prolungato nelle comunità accreditate o nelle residenze protette».
O si rivoluziona al più presto la società, o le forme di coercizione mentale e sociale non potranno che rendere ancora più grigio e devastato il mondo in cui viviamo.