Viveva tranquillamente in Germania da tanti anni uno degli aguzzini del campo nazista di Auschwitz, in cui furono sterminate oltre un milione di persone, in gran parte ebrei, ma anche prigionieri politici, omosessuali, immigrati, testimoni di Geova, «asociali», rom e sinti.
È uno dei tantissimi criminali nazifascisti a cui la Giustizia borghese – notoriamente bendata – non ha mai prestato alcuna attenzione. Dall’«Armadio della vergogna» al «Boia di Piazzale Loreto»…
Invece, se non si parla di omicidi su scala industriale ma di civilissima militanza antifascista, ecco che la Giustizia borghese si toglie subito la benda della sua presunta imparzialità e persegue anche quello che non c’è…
Riceviamo e condividiamo:
Mercoledì 8 Maggio ore 14
Cuneo, Piazza Galimberti
Presidio solidale con gli imputati nel processo per gli scontri contro CasaPound
Il prossimo 8 Maggio, dopo ripetuti rinvii, si dovrebbe finalmente tenere un’importante udienza del processo che, dal gennaio 2012, vede imputati gli antifascisti accusati di aver tentato concretamente di chiudere il covo di CasaPound a Cuneo nel giorno della sua inaugurazione, nel febbraio 2011.
Riproponiamo, con alcune aggiunte e modifiche, il testo diffuso in vista dell’udienza che venne rimandata lo scorso marzo, confermando per il prossimo
mercoledì 8 Maggio 2013
presidio solidale davanti al Tribunale di Cuneo a partire dalle ore 14
Anticipato a suo tempo da arresti e misure cautelari, il processo che ci vede imputati ha avuto fin dall’inizio per finalità principale quella di criminalizzare l’antifascismo, riabilitare le forze dell’ordine (il cui dispositivo per evitare scontri quel giorno fece una magra figura) e far passare gli squadristi di CasaPound per povere vittime di un’insensata aggressione.
Lo spettacolo offerto fino ad ora nelle udienze è stato decisamente penoso: istanze ed accezioni presentate dalla difesa sistematicamente snobbate, testimoni scandalosamente imbeccati dall’accusa ai danni degli imputati, una schiera di funzionari in divisa concordi (a parte uno, bisogna ammetterlo) nell’indicare esclusivamente gli antifascisti quali responsabili delle violenze, fascisti compatiti come agnellini mentre i filmati degli scontri li immortalano a menare con cinghie e spranghe. Persino la difesa di alcuni imputati (anche questo purtroppo è da ammettere) ha stentato a porre in risalto i valori che hanno ispirato quel giorno l’agire di tanti antifascisti scesi in piazza, se non peggio, come nel caso dell’ex sindaco e di altri figuri legati alle istituzioni che, anticipando i tempi, non hanno fatto altro che testimoniare il loro sostegno all’isolamento e alla criminalizzazione degli imputati. Del resto, per inciso, vien da chiedersi che cosa ci si potesse mai aspettare chiamando certa gente a testimoniare…
Per questo, a parte l’udienza in cui sono state chiamate a testimoniare le povere vittime in camicia nera, gran parte degli imputati ha preferito disertare l’aula.
Nel teatrino processuale, il ruolo di primadonna è stato sicuramente ricoperto dalla PM Nanni, autentica paladina dei teoremi della Questura che (come dimostrano anche successive vicende giudiziarie che vedono alcuni di noi nuovamente sotto accusa) finalmente può contare in Procura di una sponda compiacente che forse in passato non era sempre e comunque garantita.
Grottesco, è da sottolineare, che proprio la Nanni che tanto si sta adoperando per sbattere in galera gli antifascisti e coprire le violenze di quelli che lei in aula chiama i “ragazzi” di CasaPound stia pure diventando un simbolo di quella Legalità che tanto emoziona l’antifascismo istituzionale cuneese. Uno “strano” modo di essere antifascisti che esalta i giudici che imprigionano i ribelli dei giorni nostri, tentando di imporre un ulteriore passo nella sovrapposizione tra celebrazione della Resistenza, mantenimento dell’ordine costituito e criminalizzazione del dissenso; quello stranissimo antifascismo che confonde il tintinnio delle manette per segnali di libertà e non sa più riconoscere che dietro l’esaltazione della legalità quale valore assoluto non può che svelarsi la calamità dell’autoritarismo totalitario.
Per questo, l’udienza dell’8 Maggio sarà una buona occasione per ribadire, anche nei confronti di gran parte dell’antifascismo ufficiale cuneese, che questo processo è un autentico insulto a tutti coloro che hanno combattuto il fascismo così come lo è la presenza in città della sede di CasaPound (e lo sdoganamento senza precedenti anche delle altre formazioni neofasciste): una presenza resa possibile, sia chiaro, solo grazie all’inefficienza dell’antifascismo da carta bollata delle istituzioni e soprattutto alla protezione, per mezzo di telecamere e apposito pattugliamento, che questa gode da parte delle forze dell’ordine.
Saremo quindi presenti in aula, con i testimoni della difesa che metteranno in evidenza le motivazioni politiche delle vicende per cui siamo imputati, a rivendicare con forza e dignità il sincero antifascismo e l’amore per la libertà che ci hanno animato e animano negli scontri contro i «fascisti del III millennio».
Di fronte a simili vergogne, essere colpevoli di antifascismo è per noi fonte d’orgoglio e prova di coerenza. Di certo il verdetto di un Tribunale non sarà capace di oscurare tale evidenza.
Alcuni imputati