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Maturità 2013: traccia svolta sugli «omicidi politici»

Si direbbe che lo Stato abbia la coscienza sporca e lo sappia. Dare oggi un tema per la Maturità sugli «omicidi politici» nominando tra le vittime soltanto grandi leader, vuol dire in fondo spoliticizzare tutti gli «omicidi politici» che cancellano vite qualunque perché «contro» o «diverse». Vuol dire cancellare lo stragismo fascista, il femminicidio patriarcale, gli assassinii razzisti e tutte le culture omicide dell’Europa moderna.

E fra gli «omicidi politici» che restano invisibili vi sono anche quelli degli attivisti antifascisti. In Francia Martial Roudier – il presidente del Comitato a sostegno del naziskin Esteban Morillo, l’assassino dell’antifascista diciottenne Clément Méric, – ha appena ricevuto anche lui una condanna a quattro anni di prigione per aver accoltellato un antifascista di 16 anni a Nîmes…

Proprio il mito della «purezza», per cui ogni «diversità» o pluralismo appare aggressivo e da distruggere, alimenta una contraddizione fondamentale e permanente tra le parole e le azioni dei neofascisti: tanto più il loro discorso è vittimistico – ed è la stessa macchina mitologica della destra che ha il suo motore nel vittimismo – quanto più le loro azioni sono aggressioni brutali e violente.

Malgrado i discorsi misurati e mansueti, l’estrema destra europea non ha mai perso il vizio della violenza e dell’assassinio. E uccide in nome dell’obbedienza alla «Patria», dell’appartenenza alla «Stirpe», dell’uniformità organica dello «Stato». Spesso lo fa con una rete di complicità istituzionali, come è avvenuto in Germania con il caso degli omicidi seriali del gruppo neonazista NSU («Clandestinità Nazional Socialista»). O lo fa direttamente da posizioni interne alle istituzioni statali, dai poliziotti della Uno Bianca ai carabinieri della Panda Nera.

D’altra parte, vi è una fascistizzazione crescente delle istituzioni repressive che in Italia, da più di dieci anni, fa un numero rilevante di morti e feriti solo per estro sadico e omicida: Bolzaneto, la Scuola Diaz, Carlo Giuliani, Marcello Lonzi, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Turrisi, Stefano Brunetti, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio, Giuseppe Uva, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj, Stefano Cucchi… Vi sono migliaia e migliaia di morti nel Mediterraneo in nome di un’atroce legge razzista sull’immigrazione. Anche questi sono per noi «omicidi politici». Sono vite spezzate che dovrebbero pesare come quelle dei grandi leader.

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