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Sofismi del «Fatto quotidiano» sul concetto di fascismo

Oggi la cultura del perbenismo legalitario cerca di far dimenticare che cosa sia stato e che cosa è tuttora il fascismo e quali rapporti intrattenga con Stato e capitalismo. Ecco un articolo del «Fatto quotidiano» che ritiene che il fascismo non sia una ideologia, ma solo un «metodo»: quello cioè di imporre con la violenza non si sa bene cosa.

Si tratta di un sofisma che conduce alla conclusione ipocrita secondo cui le «idee» fasciste vanno garantite in nome della «libertà di espressione», ma non il «metodo»:

«tutte le idee hanno diritto di asilo in democrazia, ma non tutti i metodi, che, anzi, devono essere regolati per la sopravvivenza stessa della democrazia».

Già, proprio come a Parigi dove, dopo l’omicidio di Clément Méric, l’estrema destra non fa altro che propagandare l’omicidio politico. «Uccidiamo tutti i gauchismes. Riprenditi la tua facoltà», titolava in prima pagina il foglio dell’AFU, l’Action française universitaire: sono solo «idee» e hanno anch’esse «diritto di asilo in democrazia»?

Oppure messaggi su Twitter del tipo: «Ti facciamo fuori» e «Sarai il prossimo Clément Méric». E non si tratta solo di slogan: ogni anno sono centinaia i militanti antifascisti uccisi in Europa per le loro idee.

Proprio il mito della «purezza», per cui ogni «diversità» o pluralismo appare aggressivo e da distruggere, fa della cultura neofascista, identitaria, nazionalista, xenofoba un sistema di idee implicitamente omicida.

Se si rimuove la storia e la costruzione storica delle identità politiche, tutto può sembrare razionalizzabile in termini di democrazia formale. Ma non è affatto così, e anzi questo modo semplificatorio di ragionare non è altro che una nuova, comoda versione dell’ipocrisia borghese.

Ed è certamente significativo che – contro ogni rimozione falsificante – oggi l’analisi del fascismo contemporaneo sia svolta soprattutto nella dimensione narrativa del racconto storico, al di fuori di ogni sapere istituzionalizzato, sempre più acritico e compromesso nella gestione violenta dell’esistente.

È il caso del romanzo L’art français de la guerre di Alexis Jenni, ora tradotto in italiano, che si ripropone di mostrare la permanenza lunga dell’ideologia del fascismo francese dentro le violenze istituzionali della Francia di oggi:

«So bene che una metafora organica della società è una metafora fascista; ma i problemi che abbiamo possono essere descritti in maniera fascista. Abbiamo problemi di ordine, di sangue, di suolo, problemi di violenza, problemi di potenza e di uso della forza».

Per noi il fascismo va combattuto in ogni forma: come ideologia, come metodo, come eredità avvelenata della storia d’Europa, come sopravvivenza molteplice della cultura di destra negli angoli più diversi e impensati della società.

In questa lotta il gesto minimo e quotidiano è efficace forse più di tanti discorsi. E valga come esempio quello che si è fatto a Trieste il 21 ottobre: decine di antifascisti e antifasciste hanno ripulito completamente da scritte, adesivi e manifesti nazifascisti, il viale XX settembre e vie limitrofe. Così per la prima volta in anni e anni il viale era libero da ogni forma di propaganda razzista e dell’estrema destra.

Ora e sempre resistenza!

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