No, non tutti sono «Charlie Hebdo». E tanta gente lo ha capito benissimo.
Non lo sono i neonazisti di Forza Nuova che a Bologna avevano annunciato di scendere in piazza al grido ormai abituale di «Oggi siamo in guerra, urge censimento dei musulmani». In realtà costoro si sentono «in guerra» da tantissimi anni, fin da quando Roberto Fiore costeggiava la strategia delle stragi che ha insanguinato l’Italia dal 1969 in poi.
Non lo sono i razzisti della Lega Nord e del centrodestra che s’inalberano anche solo per un presepe che a loro pare «sbagliato». Né lo sono i sinistri di governo che inaspriscono le pene per il reato di diffamazione in modo da poter intimidire giornalisti e vignettisti. Non lo sono gli integralisti cattolici che si richiamano alle «radici cristiane» dell’Europa: secoli di stragi, roghi, torture, crociate, razzismo, antisemitismo, omofobia…
Non lo sono i seguaci di Marine Le Pen che specula sulla strage di Parigi chiedendo un referendum per reintrodurre la pena di morte abolita in Francia solo nel 1981.
Non lo sono i governanti francesi che hanno capeggiato i bombardamenti della NATO sulla Libia e hanno vietato le manifestazioni pubbliche a favore della popolazione di Gaza mentre subiva un massacro devastante.
Non lo sono quei governi, quegli Stati e quelle persone «perbene» che credono che un morto valga più di un altro.
Non lo sono coloro che credono che la «democrazia» sia messa in pericolo da un presunto «scontro di civiltà» e non dalla logica classista e colonialista che sorregge il sistema capitalista e il privilegio di pochi.
Ecco i nomi delle persone assassinate nell’attacco alla redazione di «Charlie Hebdo».
Stephane Charbonnier, alias Charb, vignettista e direttore; Georges Wolinski, vignettista; Jean Cabut, alias Cabu, vignettista; Bernard Verlhac, alias Tignous, vignettista; Philippe Honorè, vignettista; Bernard Maris, economista ed editorialista; Elsa Cayat, psicologa e giornalista; Michel Renaud, ex consigliere del sindaco di Clermont Ferrand; Mustapha Ourrad, correttore di bozze; Frèderic Boisseau, addetto alla portineria; Franck Brinsolaro, poliziotto; Ahmed Merabet, poliziotto.
Solo qualche settimana fa Faruq Tariq metteva in guardia contro i «nuovi fascismi con una potenziale base di massa» additandoli come «una delle prime conseguenze del grande potere destabilizzante della globalizzazione capitalista»:
«Alcuni prendono forme relativamente classiche, con caratteristiche xenofobe e su base identitaria, come Alba Dorata in Grecia. Ma il fenomeno ora dominante è l’affermarsi di correnti fasciste a base religiosa e senza il tradizionale riferimento ai concetti di popolo/Stato, razza e nazione. Attualmente questi nuovi fascismi costituiscono una minaccia reale in stati come l’India, il Pakistan, l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, lo Sri Lanka e vari altri paesi dell’Africa e dell’Asia».
Résistance toujours! Ne lâchons rien!