In Ungheria prosegue la deriva autoritaria e razzista scaturita dal trionfo elettorale del partito di centrodestra Fidesz.
Ora il premier Victor Orbán vorrebbe reintrodurre la pena di morte, ovviamente per ragioni patriottiche e xenofobe:
«L’Ungheria non si ferma davanti a niente quando si tratta di difendere i propri cittadini».
Secondo il premier Orbán, che proviene – guarda caso! – dal mondo delle banche e del liberismo finanziario, occorre ormai equiparare i migranti con i terroristi e aprire campi di internamento per immigrati «clandestini» in cui vengano costretti a lavorare gratis.
Non è un mistero che, per gestire la crisi economica, i ceti dirigenti europei abbiano oggi due possibilità: la socialdemocrazia corporativa e autoritaria, oppure il totalitarismo nazistoide, nazionalista e razzista. Ma sono i lati diversi di una stessa medaglia.