Mentre pare che anche Silvio Berlusconi partecipi alla miserabile ammucchiata di leader scaduti dell’estrema destra a Bologna, si apprende che un esponente veneto di Forza Italia, tal Massimo Giorgetti, ha fatto festa con una bella torta decorata con fascio littorio e simbolo nazista delle SS.
È che, da sempre, la destra italiana è bifronte. Ha una facciata pubblica di finta moderazione e un retrobottega esoterico e nascosto che continua a sognare la violenza nazifascista.
Ora CasaPound fa finta di non voler più venire a Bologna, ma è solo una dichiarazione di facciata per farsi la solita pubblicità a sbafo. Gli squadristi del terzo millennio hanno la stessa cultura aggressiva e opportunista di quel centrodestra marcio e razzista che criticano tanto soltanto perché continua a occupare le poltrone a cui loro aspirano. E non sanno tenersi in disparte quando c’è la possibilità di menar le mani. «Nel dubbio mena» è il loro slogan preferito, la frase che li esprime meglio.
Quella che si gioca a Bologna è solo una squallida partita per definire gli equilibri di potere all’interno di una destra italiana maneggiona, corrotta, senza idee. La manifestazione non si chiama nemmeno più «Blocca Italia», ma con trovata uggiosa e provocatoria «Liberiamoci e ripartiamo!». Non dura più tre giorni, ma si limita a invadere Bologna per qualche ora. Con pullman prepagati come già è accaduto a Napoli…
Insomma, la destra italiana pare stia in piedi solo perché non tira il vento. Anzi, forse la vera destra di questo paese è ormai il «Partito della Nazione» di Renzi & Soci travestito da centrosinistra. Né è un caso che comincino a spuntare i fasciodem.
Fare dell’8 novembre una festa di resistenza popolare vuol dire non concedere spot elettorali alle camice verdi, nere o nerazzurre, e non fornire al «Partito della Nazione» un qualsiasi vago alibi di «democrazia» o di «sinistra»!