Al suo solito, il «Resto del Carlino» continua a spoliticizzare l’omicidio di Emmanuel per mano di un pugile neofascista vicino a CasaPound, cercando di sminuire o smentire quella che definisce la «strada scivolosa e sbagliata del caso razziale».
Dopo aver agitato senza alcun fondamento la «legittima difesa», ecco che ora il giornalista Beppe Boni prova a mescolare stucchevole pietismo e palesi menzogne:
Negli occhi di Amedeo Mancini è rimasto poco o nulla dello sguardo spavaldo che appare nelle fotografie pubblicate a raffica sui giornali nelle settimane scorse. Parla con voce pacata, quasi volesse rivolgersi a Chinyery, la vedova del profugo nigeriano che dopo sei testimonianze affiorate a bocce ferme e il polverone mediatico-politico ha infine cambiato versione ammettendo: «Fu Emmanuel a colpire per primo Mancini, ma poco prima lui ci aveva offesi e insultati».
Tuttavia, il pugile dilettante Mancini è tutt’ora in carcere perché giudicato pericoloso, incapace di dominare la propria furia, tanto da colpire a morte Emmanuel quando i vigili li avevano già divisi.
Mentre nei giorni scorsi la Procura stessa ha dovuto correggere con un intervento ufficiale i report locali, secondo i quali la vedova Chiniery avrebbe ritrattato la propria versione: la donna non ha cambiato versione, per la semplice ragione che non è stata risentita né ha ritrattato nulla.
Si vede bene come il razzismo in Italia sia un fenomeno che cresce anche grazie a politici, giornalisti, amministratori locali…
«È così che i piccoli dispotismi riescono a ridurre a nulla la forza della pubblica opinione» (Stendhal, La Cerosa di Parma, cap. XXII).