Che cos’è una commemorazione istituzionale?
Da alcuni decenni gli Stati europei non cessano di commemorare ogni genere di avvenimenti traumatici e luttuosi del passato in una sorta di inflazione della memoria pubblica e di ambiguo «risarcimento» per le vittime.
Più i governi moltiplicano i riti commemorativi, più si vede quanto i fatti del passato che ne sono l’oggetto siano per essi del tutto indifferenti nella loro verità e rilevanza politica, civile e morale.
Quello della commemorazione di Stato è un gesto logoro che non è mai accompagnato da alcuna specie di interiorizzazione senza la quale non si dà memoria.
Per lo Stato infatti la commemorazione è un gesto di facciata che non impegna ad alcun ritorno critico sugli eventi del passato, sul ruolo statale di promozione e favoreggiamento nella «strategia della tensione» e sulle sue responsabilità nelle guerre, violenze e devastazioni di ieri e di oggi.
Per lo Stato l’atto di commemorare non ha alcuna incidenza politica, ma serve solo a sbarazzarsi di un ricordo scomodo e ingombrante.
Ogni discorso istituzionale sembra sempre che dica: – Ecco, lo Stato ha pagato il suo tributo simbolico ed è alleggerito da ogni colpa e fardello.
La prima finalità delle commemorazioni istituzionali è di sgravare i governi del peso di dover assumere una qualche responsabilità riguardo a eventi passati dell’attività dello Stato.
Anno dopo anno, lo Stato ha sempre promesso di «far luce sulla verità» delle quattordici grandi stragi italiane in cui è coinvolto, ma abbiamo avuto solo una lunga serie di depistaggi, di polveroni mediatici, di ridicole commissioni parlamentari, di dietrologie innocentiste e autoassolutorie, di menzogne e «piste alternative».
Negli ultimi trent’anni lo Stato ha vergognosamente assolto quasi tutti i neofascisti di Ordine Nuovo coinvolti nelle stragi: Pino Rauti, Franco Freda, Giovanni Ventura, Delfo Zorzi, che, riparato in Giappone, ha voluto assumere il nome di «Hagen Roi», ossia Croce Uncinata. E ci sono voluti ben 41 anni per condannare gli ordinovisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte per la strage di Brescia del 1974, un neofascista e un uomo legato ai servizi segreti, entrambi ormai anziani. Nessuna verità, invece, sui mandanti e sul coinvolgimento delle gerarchie dello Stato.
Per questo parteciperemo alla manifestazione in ricordo della strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e ascolteremo le parole di Paolo Bolognesi, non come parlamentare di un governo arrogante e autoritario, ma come antifascista e come presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage.
Poi usciremo dalla Piazza della Stazione per non ascoltare le parole vuote del sindaco e del rappresentante del governo e per rilanciare la necessità e l’urgenza di una società altra, libera da paura e terrore.
Tutte e tutti in Piazza Nettuno il 2 agosto 2016, ore 8.30. Tutte e tutti fuori dalla Piazza della Stazione dopo il minuto di silenzio!
La resistenza continua!
Nodo sociale antifascista