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[MO] Dalle trame nere alla Terra dei Padri

Oggi una parte dei ceti dirigenti europei vedono nel fascismo una soluzione credibile alla crisi economica e non a caso si allarga l’intreccio fra destre moderate, media, talk show, politicanti neofascisti e squadristi di strada con le spranghe in mano. E, di là dai discorsi d’occasione, vi è una generale acquiescenza e permeabilità della politica “di sinistra” verso la resistibile ascesa della propaganda nazifascista, razzista, revisionista, antisemita… Ora Modena Antifascista segnala che il circolo neofascista Terra dei Padri apre il 2018 con un intervento del neonazista Claudio Mutti e dello showman Diego Fusaro. Una metafora dei tempi attuali, sempre più cupi, sguaiati e violenti. Come scriveva la tredicenne Anna Frank il 20 giugno 1942, «la nostra libertà è dunque assai ridotta, ma si può ancora resistere»!

DALLE TRAME NERE A TERRA DEI PADRI – Chi è Claudio Mutti, ex braccio destro di Franco Freda, a Modena il 13 gennaio 2018.

Sabato 13 gennaio il “circolo” neofascista Terra dei Padri festeggia un anno dalla sua apertura: un anno in cui, come avevamo previsto e mai smesso di denunciare, si è distinto per aver reso Modena epicentro e luogo di ritrovo della galassia nazifascista regionale, un ruolo che la città ha sempre dimostrato di rifiutare con decisione.

A celebrare il “lieto evento” il ritorno di Diego Fusaro, il ridicolo “filosofo” rossobruno che sproloquia di Piano Kalergi nei salotti televisivi e si professa anticapitalista dal “soviet” di Courmayeur, e Claudio Mutti, una personalità poco conosciuta ma di primo piano nella galassia che si richiama alla storia, alle tesi e ai valori del neofascismo italiano, in particolare quello più legato alle influenze e suggestioni nazionalsocialiste e attivo negli anni ’70 dentro le trame nere della strategia della tensione: una figura che incarna perfettamente l’essenza di Terra dei Padri.

Ma chi è Claudio Mutti? Bastano poche ricerche per scoprirlo.

Oggi direttore della rivista rossobruna «Eurasia» e fondatore delle “Edizioni all’insegna del Veltro” (una delle principali case editrici di riferimento per il radicalismo neofascista), il parmense Mutti negli anni ’60 è militante del gruppo neofascista internazionale Jeune Europe, fondato dall’ex waffen SS belga Jean Thiriart. Jeune Europe, capostipite del “movimento comunitarista”, si prestava a fornire appoggio politico e logistico, attraverso le sue articolazioni in Belgio, Francia, Spagna, Italia e Germania, alle organizzazioni filogolpiste e ai servizi segreti “deviati” di tutta Europa, anche attraverso l’opera di infiltrazione e provocazione nei gruppi della sinistra rivoluzionaria. Alla fine degli anni ’60 molti suoi militanti, venuti allo scoperto, cominciarono a passare nelle file dell’eversione nera di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e nelle formazioni “nazimaoiste” (antesignane del cosiddetto “rossobrunismo”) come Lotta di Popolo, tutte colluse pesantemente con i servizi segreti e con gli apparati clandestini della NATO in funzione anticomunista.

Non è un caso, quindi, che Mutti si avvicini all’ideologo e (ex) terrorista neofascista Franco Freda – figura centrale della stagione delle bombe nelle piazze e della strategia della tensione degli anni ’70 – diventandone stretto collaboratore (gli succederà alla guida delle Edizioni di Ar da lui fondate, pubblicando tra l’altro una nuova edizione dei Protocolli dei savi anziani di Sion): nel 2005 la Cassazione ha affermato che la strage di Piazza Fontana, dove morirono dilaniate 17 persone, fu realizzata da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», dichiarandoli però non più processabili in quanto già precedentemente assolti dalla Corte d’assise d’appello di Bari, che li ha condannati “solo” per altre bombe sui treni…

Mutti fu arrestato nel 1974 con l’accusa di essere, insieme a Franco Freda e Mario Tuti, un appartenente di Ordine Nero, l’organizzazione terroristica erede del disciolto Ordine Nuovo, responsabile di circa 45 attentati, tra cui la strage di Brescia di Piazza della Loggia e la bomba sul treno Italicus. All’epoca era considerato come «uno dei personaggi chiavi dell’eversione emiliana» (invitiamo a leggere l’articolo dell’«Unità» del 18 maggio 1979 allegato nelle immagini), tant’è che gli furono trovate, nascoste nel tacco di una sua scarpa, lettere di Freda e Ventura indirizzate a Guido Gianettini, agente dei servizi segreti militari implicato con la strage di Piazza Fontana. Torna in cella nel maggio 1979, nell’inchiesta romana sugli attentati di “Costruiamo l’azione”, con l’accusa di ricostruzione del disciolto partito fascista e associazione sovversiva, e anche nell’agosto 1980 dopo la strage di Bologna, con l’accusa di essere membro della direzione strategica dell’eversione nera. L’esito, come sempre quando si parla di indagini sui fascisti collusi coi servizi segreti e implicati nella strategia della tensione, è il solito: mancanza di “indizi schiaccianti”…

Convertitosi poi all’Islam, Mutti ha assunto in onore dell’ex ufficiale delle SS e criminale di guerra Johann von Leers, riparato in Egitto, il suo stesso nome di copertura in arabo, Omar Amin. A metà degli anni Ottanta scrive sulla rivista «Al Jihad» per diffondere il proposito di un’alleanza dell’estrema destra con l’islamismo fondamentalista. Dove sta la convergenza tra queste due ideologie? Nel forte e condiviso sentire antisemita, nella salvaguardia dei “valori della Tradizione”, nello “spiritualismo antimodernista” e nella violenza contro ogni movimento di emancipazione reale. Autore di “Nazismo e Islam”, un testo dove si esaltano le azioni dei volontari bosniaci musulmani delle SS che combatterono a fianco dei cattolicissimi Ustascia croati contro i partigiani jugoslavi, viene riconosciuto in Italia come uno dei principali promotori dell’idea euroasiatica, della necessità cioè di un’unità politica autoritaria dall’Atlantico al Pacifico – all’insegna del principio nazista «Blut und Boden» di sangue e suolo tutt’altro che negato, della costante rivendicazione identitaria ed etnicista e del complotto pluto-giudaico-massonico sostituito da quello “mondialista” – che altro non è se non la riproposizione del progetto hitleriano di “lebensraum” aggiornato al contesto geopolitico attuale. Nelle pubblicazioni della sua casa editrice, “Edizioni all’insegna del Veltro”, centralità assoluta trovano, insieme all’intera opera dell’ideologo fascista e razzista Julius Evola, gli scritti del nazista Von Leers, del fascista rumeno Corneliu Codreanu, tutta la produzione hitleriana e numerosi testi sull’Olocausto «che lo porteranno ad essere annoverato tra i più convinti esponenti […] del revisionismo storico in Italia» (vedi qui).

Insomma, sono questi i contenuti “culturali” proposti da Terra dei Padri alla città di Modena, sono questi i personaggi che il “circolo” porta sotto la Ghirlandina e applaude con riverenza, ed è questa la storia a cui con evidenza il “circolo” si rifà, facendo sfoggio di fascisti e vecchi ordinovisti implicati nella strategia della tensione e nelle trame nere degli anni ’70, protagonisti dei tentativi di rovesciare le conquiste dei lavoratori e reprimere il movimento operaio in modo autoritario. Fascisti ancora attivi come Claudio Mutti in un contesto che fa dell’inquinamento culturale, del mimetismo e del revisionismo gli strumenti attraverso cui riproporre teorie e una visione del mondo “ambigue” e tutt’altro che nuove: sostanzialmente mutuate dalla storia dei movimenti nazionalsocialisti, dei regimi fascisti e delle teorie razziali occidentali.

Sulla stessa sedia di Claudio Mutti, non dimentichiamolo, Terra dei Padri ha invitato per il 20 gennaio a sedersi i candidati locali al Parlamento dei partiti di “opposizione”, come Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia (ma anche Casapound e Forza Nuova?), che se accetteranno di fatto legittimeranno un “circolo” che si fa portatore di una storia nemica di chiunque lotti per l’uguaglianza, la giustizia sociale e la libertà dei popoli. Una storia che, una volta già sconfitta con il sacrificio e il sangue di tanti giovani modenesi, vorrebbe riportare sulle strade della nostra città le stesse idee e le stesse metodologie.

Cos’hanno da dire tutti coloro che, dalla politica al giornalismo “indipendente”, fino ad ora hanno legittimato, dato voce, dialogato, protetto e sdoganato Terra dei Padri come un normale “circolo culturale”, quando nei suoi spazi si applaudono personaggi implicati da sempre negli ambienti dell’eversione nera e protagonisti della storia più oscura della Repubblica?

Cos’hanno da dire i partiti, i politici, che si definiscono “di sinistra” e “antifascisti”, magari una volta l’anno o in tempo di elezioni, su questa infame presenza che infanga la storia di Modena?
Modena, la sua parte più viva e giusta, che ha memoria e non dimentica le stragi di stato, le trame nere e la vera natura dei fascisti come Claudio Mutti, può accettare tutto questo in silenzio?

Fonti consultate e approfondimenti:
– «l’Unità» del 18 maggio ’79
– Marco Rossi, “I fantasmi di Weimar. Origini e maschere della destra rivoluzionaria”, zeroincondotta, Milano 2001
Pulsioni antimondialiste e vecchio antisemitismo: neofascismo e Islam, ovvero le amicizie pericolose
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