Non appena un neofascista prova a commettere un omicidio o una strage, subito l’organizzazione politica in cui si è formato si sbraccia a dichiarare che si trattava solo di un «simpatizzante» e non di un «militante attivo»… Lo si è visto con Gianluca Casseri, prontamente scaricato da CasaPound dopo l’assassinio di Mor Diop e Samb Modou e il ferimento di Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike… E lo si vede adesso con il neofascista Davide Mango, immediatamente scaricato da Forza Nuova dopo che ha ucciso la moglie e fatto fuoco sui passanti: «nostro sostenitore, ma mai militante attivo», precisa Forza Nuova…
«Che non si usi una tragica vicenda personale per tirare fango e menzogne su tutto il Movimento e su tutti i nostri Militanti», dichiara il partitino neonazista sempre affezionato alle Maiuscole.
Non vi è certo bisogno di tirare fango. Gli stragisti identitari o gli assassini neofascisti sono il prodotto di culture politiche, di investimenti, di propaganda, di una costante educazione all’odio. E l’annientamento omicida di ciò che ad essi sembra impuro, contaminato o troppo libero, resta un chiodo fisso delle culture di destra.