Da sempre i ceti dominanti hanno un unico vero punto sensibile: il portafoglio. Lo diceva già Machiavelli quando osservava nel Principe che i padroni «sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio».
Per questo, per non essere dominati dai Principi insulsi di quest’epoca triviale, la prima cosa da fare è sottrarsi il più possibile alla presa del mercato e dell’economia. Anche nelle attività minime e meno impegnate della nostra giornata.
Fino ad ora social network era un’espressione ambigua per indicare imprese volte al profitto, al potere e al controllo sociale. Ora, contro i like idioti, contro gli ipocriti cinguettii, c’è un elefante libero che speriamo calpesti presto i Re, i Principi, i Ducetti e i Ministri…
Mastodon.bida.im è una versione gratuita e open source, un’alternativa decentralizzata e plurale alle piattaforme commerciali, un social network senza padrone da cui è tassativamente bandito ogni razzismo, sessismo e fascismo.
Ora è attivo un nodo della rete Mastodon a cui ci si può già iscrivere (da questa pagina) e che sarà presentato pubblicamente il prossimo 28 giugno a Xm24 nell’ambito delle iniziative di avvicinamento al prossimo HackMeeting.
Staffetta ha già un profilo attivo sul nuovo server sottoscrivibile da questo indirizzo una volta aperto il proprio account.
Queste le condivisibili ragioni di chi ha promosso questo nuovo strumento:
«Crediamo che i movimenti sociali che sono impegnati quotidianamente per creare delle alternative reali allo stato di cose presente debbano dotarsi di strumenti il più possibile autonomi. Per questo, nel corso degli anni, abbiamo partecipato e supportato molte iniziative e progetti mirati a sviluppare le conoscenze e i mezzi per organizzarsi ed agire in maniera indipendente. In particolare, abbiamo contribuito a progetti orientati a costituire tecnologie e infrastrutture digitali che siano gestite collettivamente e, parallelamente, abbiamo lavorato per diminuire il divario tra tecnici e non-tecnici che caratterizza questo tipo di ambito. Troviamo che le piattaforme e i gruppi capaci di gestire un server o servizi autogestiti siano una ricchezza per tutto il movimento e che tali infrastrutture debbano essere incentivate nel modo più decentralizzato e federato possibile. Troviamo che la formazione e l’autoformazione siano indispensabili e possibili solo con il coinvolgimento di tutt* i/le compagn* anche nella gestione di una infrastruttura informatica. Troviamo che, per la nostra attività e per la libertà di tutte e tutti, l’anonimato sia da difendere. Non vogliamo che vengano sostituiti i blog/siti di movimento, né le assemblee reali con assemblee virtuali. Troviamo però preoccupante che diverse realtà usino esclusivamente dei social network commerciali, abbandonando i propri Blog/Siti, esponendo così maggiormente le proprie militanti a una vera e propria schedatura di massa. Ci sono molti strumenti per comunicare all’esterno e all’interno, per organizzarsi, per collaborare e condividere idee e progetti. Non pensiamo ci sia un’unica soluzione per tutto ma un set di differenti strumenti coi quali potere rispondere ad esigenze specifiche. Attualmente non esistono alternative autonome a strumenti commerciali che permettano di pubblicare contenuti e socializzarli con altre persone all’interno della stessa piattaforma. Crediamo invece che sia importante che esista un mezzo capace di permettere, anche a chi ha poche competenze tecniche, di potersi esprimere senza che qualcuno lo possa facilmente identificare. Crediamo che sia importante offrire uno strumento semplice e il più possibile sicuro per poter seguire eventi importanti: come avveniva e avviene nei media-center di Indymedia. Non ci interessa attribuire etichette, ma per facilità chiameremo questo insieme di funzioni ‘social network’. Crediamo che un social network così definito debba avere una sua comunità con una policy ben definita, amministrato attraverso una mailing-list ed assemblee periodiche non virtuali».