Come era prevedibile, l’adozione delle cosiddette «armi non letali» o «armi con letalità attenuata» coinvolge ora anche gli apparati di polizia italiani. Nel marzo 2018 il governo ha dato il via libera a una sperimentazione del Taser in Italia. E si tratta di comprendere la logica dell’uso di queste armi e non cadere nelle banalizzazioni che hanno accompagnato il loro impiego in Francia.
Proiettili di gomma, granate a frammentazione o assordanti, spray urticanti a lunga gittata, ma anche vere e proprie armi da guerra con carica di tritolo «attenuata» sono i pericoli che i manifestanti devono schivare in Francia allorché disturbano l’ordine pubblico. Proiettili che, diversamente da una carica frontale dei celerini, sfrecciano nell’aria silenziosi fino a colpire, ferire, mutilare, uccidere qualcun* accanto a te: lo stato spara nel mucchio, sulla folla. Questi dispositivi hanno la caratteristica di isolare il bersaglio dal resto della folla, riescono a imporre l’individualizzazione anche negli scontri di piazza, là dove il sentimento di solidarietà si manifesta e la forza collettiva può costruirsi. Sulla questione si può leggere utilmente questo testo che ripercorre alcuni episodi avvenuti dal 2009 ai giorni nostri tra Francia e Italia: