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Anarchico iraniano in sciopero della fame

Oggi l’Iran detiene il primato mondiale per numero di prigionieri politici in rapporto alla popolazione ed è capillare la repressione di ogni dissenso politico, culturale, religioso o esistenziale: giornalisti, artisti, scienziati, studenti, insegnanti, femministe, attivisti per i diritti dei bambini, ambientalisti, attivisti per i diritti umani, minoranze religiose ed etniche, atei, persone LGBTQ… Non è un fatto di “arretratezza”. È un sistema basato sul “consenso”, ed è forse un’immagine di quel che sta per avvenire anche da noi…

ANARCHICO IRANIANO IN SCIOPERO DELLA FAME
di Gianni Sartori

Rinchiuso a Evin (una prigione che sorge a nord della capitale Teheran) l’anarchico Soheil Arabi, fotografo e padre di una bambina, è in sciopero della fame dal 20 settembre.

La sua protesta deriva dall’arbitrario arresto della madre Farangis Mazloum, al momento ancora posta in isolamento.

Soheil venne arrestato nel 2013 dai Guardiani della rivoluzione e in carcere – oltre all’isolamento – ha subito maltrattamenti e torture. Condannato inizialmente a morte, la sua pena è stata poi ridotta a sette anni e mezzo di carcerazione.

La sua colpa, aver pubblicato foto delle rivolte del 2009 e alcune caricature di Khamenei. Oltre ad alcuni articoli, critici nei confronti del regime, su internet.

L’accusa nei suoi confronti è di quelle preoccupanti: “propaganda contro lo Stato, apostasia, blasfemia contro il profeta e insulti alla santità”.

In seguito è stato condannato ad altri tre anni di carcere e a trenta colpi di frusta per “insulti ai dirigenti del regime”.

In cambio della commutazione della pena di morte dovrà sottoporsi a “due anni di ricerca religiosa” attraverso la lettura di tredici volumi di libri religiosi da cui dovrà ricavare un adeguato riassunto. Inoltre dovrà scrivere un documento utilizzando altri cinque libri, sempre di natura religiosa. Il suo lavoro verrà sottoposto ogni tre mesi alla corte e la pena di morte gli verrà definitivamente condonata soltanto se dimostrerà al tribunale di essere “veramente pentito”.

Gianni Sartori

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