Skip to content


Noi li odiamo i fascisti di piazza Galvani


Eravamo rimastə senza reddito.
Avevamo il sistema sanitario a terra.
Non avevamo i soldi la spesa
L’obbiettore non ci aveva garantito l’aborto.
C’era lo sgombero del centro sociale!
Era crollata la casa in affitto!
C’è stata una pandemia!
Una tremenda campagna elettorale!
Un comizio della Meloni!


Un vecchio adesivo, apparso per le strade bolognesi, esibiva l’effige dei Blues Brothers e recitava “i sovversivi non votano”. Sicuramente, però, i comizi dei fascisti li digeriscono ancora meno.
E come poteva finire, d’altronde, una campagna elettorale svoltasi durante una pandemia globale se non con il comizio di Giorgia Meloni? Dopo la Lega e Salvini alla Montagnola (in contemporanea con la festa dell’Unità), non poteva certo mancare il rituale quanto infame ritorno della leader di Forza Italia in piazza Galvani. Luoghi prontamente concessi, in un periodo storico in cui per sedersi ad un tavolo occorre districarsi fra decreti e regolamenti spesso confusionari, contraddittori e, perché no, in linea col peggior classismo nostrano, ma per organizzare una manifestazione condita con razzismo, sessismo e omofobia non esistono divieti. Non è un caso, d’altronde, che nella stessa Bologna si diano alcune delle prime proiezioni nazionali del “docu”-film Unplanned, ennesimo attacco all’autodeterminazione delle donne. Ed è sempre a Bologna che ormai trovare una stanza a prezzi accessibili è praticamente impossibile. Così come è a Bologna, la città che tanto paventa la propria dedizione ad equità e dignità, che gli obbiettori superano il 70%. Sempre Bologna, la città dove negli ultimi anni è in corso uno spietato ed incessante attacco a tutte le realtà sociali autogestite. Ma le piazze per fascisti e partiti affini non mancano mai.
Ed è così che domenica 26, ultimo giorno del festival Some Prefer Cake, cinema del festival lesbico, Giorgia Meloni ha tenuto un comizio elettorale in piazza Galvani, nel cuore della città e col beneplacito delle istitutzioni cittadine. Non è un caso che negli ultimi anni la presenza di queste figure in città sia diventata tristemente sempre più frequente. È altresì vero che, spesso, queste iniziative vengono comunicate all’ultimo momento per paura delle ovvie e giuste contestazioni, a dimostrazione di come il tessuto cittadino bolognese non abbia intenzione di lasciar passare con altrettanta facilità la presenza di queste losche figure. Poco tempo fa, infatti, l’eroica paladina della famiglia tradizionale, ha annunciato la presentazione della sua ultima “fatica letteraria” pochi giorni prima dell’evento stesso, avvenuto ai Giardini Margherita, militarizzati per l’occasione.
Ma ci dispiace comunicarlo: possono militarizzare una città intera e nascondersi nell’ombra quanto vogliono, ma non la passeranno liscia. Noi manterremo sempre alta l’attenzione sulle loro iniziative che non passeranno mai sotto silenzio e senza tutte le forme di contestazione che sapremo mettere in piedi. Non possiamo lasciare che siano la Meloni e le sue malfamate compagnie a esprimersi e a portare avanti i propri discorsi su famiglia, soggettività trans e non binarie, donne e migranti, apportando contenuti fortemente stereotipizzanti, sessisti, transfobici e razzisti.
Questa volta, però, non saremo fisicamente presenti: siamo troppo impegnatə a combattere gli effetti che la gestione di questa pandemia ha lasciato nel tessuto sociale di questa città (e non solo) per seguire anche noi il carrozzone elettorale, comportandoci come la stragrande maggioranza delle istituzioni cittadine che concentrano le proprie attenzioni su vuote reclam elettorali invece che proporre (e, menchemmeno, attuare) azioni concrete per venire incontro alle fasce sociali più deboli che affrontano difficoltà senza precedenti.

Posted in General.