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Fratelli di ’ndrangheta?

«Noi non siamo mafiosi, siamo fascisti…», ha dichiarato il neofascista romano Fabio Gaudenzi rivendicando l’appartenenza a una banda armata denominata «Fascisti di Roma Nord» e dichiarandosi «prigioniero politico» nel tentativo di darsi un tono e non sembrare un malavitoso qualsiasi.

Tuttavia è abbastanza evidente che oggi le mafie in Italia scommettano sull’estrema destra.

Da anni l’estremismo nero ha rapporti con le cosche e il traffico di droga, e l’espansione della ’ndrangheta ha permesso alleanze trasversali sempre più strette fra politica e affari illeciti, mettendo insieme partiti di destra, neofascisti, gruppi organizzati di ultras, spaccio, appalti, riciclaggio di denaro sporco.

Non è un caso che nelle ultime settimane svariati esponenti di «Fratelli d’Italia» siano finiti in manette per ’ndrangheta: Enzo Misiano arrestato a Varese, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Caruso a Piacenza e Alessandro Nicolò capogruppo alla regione Calabria…

Per non parlare dei fatterelli di cronaca, minimi e tuttavia indicativi. Ad esempio, in provincia di Ferrara un assessore di «Fratelli d’Italia» viene fermato mentre compra cocaina e il pusher picchia i carabinieri…

Così adesso «Fratelli d’Italia» ha adottato un rigidissimo «codice etico» per le new entries nel partito anche perché, quando una nave come «Forza Italia» affonda, i topi più ipocriti e più maleodoranti scappano subito su un’altra barca.

Sorprende tuttavia che questo nuovo «codice etico» abbia permesso di accogliere il bolognese Galeazzo «Svastica» Bignami (nella foto) che ha da poco lasciato i panni di notabile di «Forza Italia» per passare a «Fratelli d’Italia» con piglio nostalgico e movimentista.

Galeazzo Bignami è stato capogruppo di «Forza Italia» alla Regione Emilia-Romagna negli anni delle «spese pazze» del centrodestra e dei rimborsi chilometrici a suon di scontrini, partecipando a un clima consociativo e quantomeno distratto di degrado politico che ha permesso un’ampia infiltrazione della ’ndrangheta in Emilia-Romagna.

Per dirne una, è durante il suo mandato, e anche con il suo distratto silenzio, che sono avvenute le abiette e odiose violenze istituzionali contro famiglie e bambini a Bibbiano e dintorni, nonostante Galeazzo Bignami girasse ovunque in Emilia-Romagna, ma forse più per i suoi scontrini con relativo rimborso chilometrico che per parlare con le persone. Ed era il capo dell’opposizione, colui che avrebbe dovuto vigilare…

Eh, già! Non c’è «codice etico» che tenga quando si invoca «ordine» e «legalità» come paravento alla prepotenza, alle clientele e agli affarismi.

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