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Ucraina 2022 – La frittata è fatta

L’elefante russo è entrato nella cristalleria e comincia a sbriciolare ciò che incontra sui suoi passi.

Chi ha spinto l’elefante nella cristalleria?

La crisi Ucraina data, ormai, dal 2012 quando un primo movimento progressista, denominato rivoluzione arancione, cercava di riformare il regime esistente. Nel 2014 un movimento nazionalista sbaraglia sia le pretese di riforma che quelle di restaurazione.

A seguito dell’insediamento del nuovo governo, inviso a Mosca, iniziano le frizioni russo-ucraine e, dal 2014, si apre il fronte del Donbass, regione russofona del sud-est ucraino.

Le riforme del 2012 prevedevano la richiesta dell’adesione dell’Ucraina alla UE; movimento fortemente sostenuto dall’atlantismo europeo con il conseguente allargamento a est dell’influenza della NATO. Il golpe della piazza (Maidan 2013) spazza qualsiasi istanza libertaria imponendo un regime nazionalista con una forte repressione nei confronti soprattutto dell’opposizione sociale (uno dei movimenti più interessanti del periodo era l’Unione dei Lavoratori Autonomi).

L’insurrezione del Donbass scalda gli animi della sinistra individuandone l’opposizione al governo reazionario instauratosi a Kiev. Errore madornale di analisi e prospettiva: il movimento russofono del Donbass era (ed è) del tutto speculare al nazionalismo ucraino contrapponendosi con altrettanta foga nazionalista al regime di Kiev.

In quella fase e fino ad oggi, la destra europea ha giocato un ruolo significativo in questo teatro.

Il governo di Kiev era sostenuto dalla rete di “Radio Free Europe” (organo del congresso USA funzionante dai tempi della guerra fredda) che in funzione anticomunista associava le peggiori schiere dei servizi europei all’Internazionale Nera.

Di contro la rivolta del Donbass sostenuta dall’autocrazia russa veniva appoggiata dalla destra nazionalista “latina”. Il ruolo della Lega di Salvini fino ad Alba Dorata, in quella fase era determinante.

Putin operava attraverso Alexandr Dugin, “filosofo” del nazional-bolsceviamo e del suo progetto euroasiatico che tanto piace ai fascisti. Il legame fra Dugin e la destra latina passava proprio dall’Italia e da quel Luca Morisi che coordinava la cordata interna alla Lega la quale, passando da Borghezio, Savoini, Murelli associava i nazionalisti padani a tutta la galassia fascista italo-greco-spagnola.

(cfr. I demoni di Salvini, di Claudio Gatti, ed. ChiareLettere 2019).

Quindi non è forzato considerare che sulla pelle delle popolazioni dell’est europeo si giochi una partita fra nazionalisti atlantisti e nazi-fascisti euroasiatici.

Ci è toccato vedere anche recentemente l’associazione fra istanze sedicenti antifasciste e associazioni come Eurasia diretta emanazione del governo di Putin, governo che si caratterizza tra l’altro per una dura repressione dei movimenti LGBTQ+, addirittura vietando i Pride ed emanando una “legge contro la propaganda gay”.

E’ la vecchia questione delle derive rosso-brune in funzione antiimperialista di cui abbiamo, negli anni, trattato. Vale la pena ricordare che non vi sono prospettive di liberazione e emancipazione dentro uno schema politico-militare che scelga il male minore (quello che appare il male minore) e il nemico-del-mio-nemico come alleato.

Saremo anche vetero ma abbiamo sempre tenuta alta la bandiera dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori che inneggiava “l’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi o non sarà”.

Quindi, tornando alla retorica domanda iniziale, come si è prodotta questa crisi?

E’ evidentemente uno scontro interimperialistico. Sono patetiche le considerazioni di Putin circa l’autocrazia Ucraina e le radici storiche di questo paese legate alla Russia zarista e sovietica.

Primo, gli autocrati Ucraini non hanno nulla da invidiare agli autocrati Russi. Che poi gli autocrati ucraini siano controllati dal FMI è un fatto.

Secondo, la storia dell’Ucraina affonda nella lotta per l’autonomia da Mosca. Un forte movimento popolare e rivoluzionario insorse contro lo zarismo, sconfisse le guardie bianche ma fu soffocato dal tradimento delle guardie rosse. Per chi conosce la storia il movimento della makhnovicina è lì a smentire le bugie di Putin.

Opporsi alla guerra è necessario, schierarsi con le fazioni in lotta è suicida.

Contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti, contro tutti i confini e contro tutti i fascismi.

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