Sono passati ormai quattro anni da quando, l’1 agosto 2004, una “legge”, la n. 124, avrebbe dovuto modificare la disciplina che governa il segreto di Stato e l’accesso agli archivi “ripuliti” di trent’anni prima: infatti l’articolo 39 stabilisce solennemente che «in nessun caso possono essere oggetto di segreto di Stato notizie o documenti relativi a fatti di terrorismo o eversivi dell’ordine costituzionale» e impone un tetto massimo al segreto di Stato di 30 anni.
Ora, il “Sole24ore” si meraviglia che «a 4 anni dalla sua promulgazione, la legge 124 rimane ancora inapplicata (o peggio, nei fatti inapplicabile)». Un giornalista del “Sole24ore” ha trascorso gli ultimi tre anni facendo richieste e avendo incontri con addetti dello Stato per accedere agli atti secretati. Dopo anni di incontri, lettere, mail, telefonate, di tredici diverse richieste presentate (dalla strage di Ustica al ruolo di Ordine Nuovo) nessuna è stata accolta favorevolmente. E anche il ricorso è stato infine respinto dal Tar del Lazio, con motivazione kafkiana: la richiesta di accesso a documenti classificati è stata ritenuta generica e «meramente esplorativa».
In pratica, il Tar ha stabilito che per richiedere un documento segreto (e in quanto tale sconosciuto al richiedente) occorre fornirne data e numero di protocollo perché altrimenti si costringerebbe «l’amministrazione a una complessa attività di elaborazione, ricostruzione e incrocio di una rilevante mole di informazioni, al fine di estrapolare da un corpo di documenti quelli, solo presumibilmente, corrispondenti all’interesse dell’istante». Fatta la legge, trovato l’inganno. E intanto si mette il segreto di Stato un po’ su tutto: le ville del premier, il traffico di armi, gli appalti, la ’ndrangheta lumbard…
Ma non c’era certo bisogno di un’ipocrita, opaca «legge sulla trasparenza». Da Bologna a Bolzaneto, che cosa sia lo Stato non è un segreto!