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Insidie dell’antifascismo legalitario

Dopo Torino e altre città, anche Milano si appresta ad approvare un regolamento comunale per fare in modo che le ideologie fasciste e affini restino fuori da piazze e luoghi pubblici della città. In nome di un antifascismo istituzionale e dall’alto, quello cioè di una città che non deve essere concessa a chi non ne condivide i valori democratici.

Se il neofascismo non fosse un prodotto artificiale sostenuto e sovvenzionato da una parte del potere politico ed economico – se si trattasse cioè soltanto di ribelli antisistema, – questi provvedimenti potrebbero forse risultare anche efficaci. Salvo il fatto di conferire a frange di ignobili politicanti e picchiatori un’apparenza di ribellismo romantico di cui servirsi per fare propaganda…

In realtà, questi provvedimenti comunali non sembrano avere nessuna efficacia. Basti l’esempio recente di Cesena dove, nonostante il nuovo rigoroso regolamento comunale antifascista, Forza Nuova ha potuto svolgere l’ennesima, provocatoria manifestazione ben protetta e indisturbata.

Infatti, i regolamenti comunali non hanno alcuna validità di fronte alle leggi nazionali. E le manifestazioni neofasciste e i banchetti di propaganda razzista vengono regolarmente autorizzati dalla Questura, senza necessità di un’autorizzazione o nullaosta del Comune. E spesso le Questure, quando non sono piene di simpatizzanti di destra, ragionano comunque solo e sempre in termini di «ordine pubblico».

È una cosa nota. Già nel dicembre del 2008 il Consiglio comunale di Bologna aveva approvato un ordine del giorno che chiedeva «la messa fuorilegge del movimento politico Forza Nuova, per ricostruzione del partito fascista e per inottemperanza delle norme previste dalla legge Mancino, essendo stati diversi dirigenti e militanti di Forza Nuova più di una volta coinvolti in episodi di violenza razzista e fascista».

Eppure, in quest’ultimo decennio, la Questura di Bologna ha sempre e comunque autorizzato e protetto ogni provocazione di Forza Nuova, e soltanto la concreta mobilitazione antifascista ha impedito ai neonazisti di manifestare per le strade cittadine.

Qualcuno dirà: – Ma in questo modo almeno non avranno più sale pubbliche per la loro propaganda! – Può darsi, ma basterà che a chiedere la sala pubblica sia il neofascista imboscato nella Lega Nord o in Forza Italia, e quella sala l’avranno per giunta gratis e non pagando come un cittadino qualsiasi.

Ora a Bologna c’è chi chiede un’autocertificazione di adesione ai principi antifascisti della Costituzione per la concessione di sale pubbliche. Tanto per migliorare le tecniche di mimetismo e provocazione dei neofascisti e accrescere la loro visibilità…

Comunque sia, per la sua stessa genesi storica, l’antifascismo non può essere mediato da istituzioni, regolamenti o certificazioni. E ha la sua piena validità ed efficacia solo se è lotta sociale e popolare fondata sulla scelta, l’impegno civile e il rischio personale, di ciascun*, ogni giorno e in ogni momento.

Fiducia nello Stato non ne abbiamo, l’antifascismo è adesso e non lo deleghiamo!

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