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Ai curdi tocca il 10% delle condanne a morte eseguite nel mondo

Venerdì 31 maggio arriverà anche a Bologna la marcia in solidarietà con i 7000 prigionieri curdi nelle carceri turche e con la lotta rivoluzionaria del Rojava. Accogliamoli con tutto il calore che meritano! Oggi è fondamentale sostenere questa campagna di protesta e di informazione perché il silenzio è complice, il silenzio uccide!

Ai curdi tocca il 10% delle condanne a morte eseguite nel mondo
di Gianni Sartori

Record poco invidiabile quello che Amnesty International attribuisce ai curdi per il 2018. Il 10% delle condanne a morte eseguite nel mondo (senza però calcolare quelle della Repubblica popolare di Cina sul cui numero reale – si presume un migliaio – vige il segreto di Stato) sarebbero avvenute nei confronti di questo popolo. Nominalmente “senza stato”, ma in realtà sottoposto ad almeno quattro.

Nel 2018 il numero delle esecuzioni a livello planetario è sensibilmente diminuito, ma in Iran almeno 70 cittadini curdi sono stati impiccati (su un totale di 253 esecuzioni accertate).

Stando al rapporto annuale di Amnesty International, le condanne a morte eseguite nel pianeta nel corso del 2018 sarebbero 690 (almeno quelle accertate), ossia un 30% in meno rispetto al 2017 (993 esecuzioni).

Di queste, ben 70 contro curdi di cittadinanza iraniana. Ossia il 10% del totale.

Sempre dal rapporto di Amnesty International si ricava che il 78% delle esecuzioni del 2018 è avvenuto complessivamente: in Cina (un migliaio si presume), in Iran (almeno 253), in Arabia Saudita (149), in Vietnam (almeno 85) e in Iraq (almeno 52).

Tornando ai curdi, ricordo che il loro numero si aggira intorno ai trenta, massimo quaranta, milioni.

Fatti un po’ di conti… non sentite anche voi un vago odor di genocidio?

Gianni Sartori

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[BO] L’inganno rossobruno, ovvero la «Cina popolare» di BelzeBò

Secondo la tradizione cabalistica Belzebù è un diavolo che comanda gli spiriti della menzogna. E non sorprende affatto che un gruppo di rossobruni bolognesi si sia ispirato a quel nome chiamandosi BelzeBò.

Tempo fa, BelzeBò ha organizzato alla Sala del Baraccano una serata per denigrare e diffamare le ONG, definite «Organizzazioni Non Grate» perché salvano vite umane del colore sbagliato

In seguito, BelzeBò ha pubblicizzato la presentazione del libro L’inganno antirazzista in difesa della «razza bianca caucasica», presentazione che è stata subito cancellata non appena si è chiarito di che cosa trattava quel testo…

Subito dopo BelzeBò ha organizzato un dibattito sulla «sovranità» con Ugo Boghetta, Stefano d’Andrea, Thomas Fazi e Alessandro Somma in quanto «l’importanza della lotta per la sovranità in tutti i campi della vita sociale può fornire la base filosofica per criticare le ideologie postmoderne, nonché per indicare alcuni sentieri metapolitici e (geo)politici imprescindibili per ridefinire lo Stato…».

Insomma, nonostante il travestimento era davvero facile riconoscerli per quello che sono. Così adesso cercano di darsi una riverniciata di rosso con un’iniziativa sulla «Cina popolare», ma non quella di Mao, quella di oggi…

Mercoledì 22 maggio presso la Libreria IBIS hanno infatti organizzato una conferenza su «La nuova Via della Seta» con grandi elogi della «Cina popolare»… di Xi Jinping…

Ma è un fatto che la Cina si è lasciata alle spalle da un pezzo la «rivoluzione culturale» e da molti anni si è messa sulla strada di una restaurazione autoritaria nel segno del neoliberismo capitalista.

Oggi la Cina non solo non rappresenta un’alternativa reale alla restaurazione neoliberista, ma ne è parte attiva e integrante con il suo sistema sociale fatto di sfruttamento, devastazione ambientale, diseguaglianze e sogni autoritari e imperialisti.

Ed è in fondo proprio questo che interessa ai rossobruni, ai sovranisti e ai presunti «identitari» di ogni risma e colore. Rivendicare l’autoritarismo sostituendo alle statue troppo riconoscibili di vecchi dittatori quelle di Putin, Assad o Xi Jinping presi come Fulgidi Esempi di Virtù, Ordine, Stirpe e Tradizione…

Eia eia alla larga!

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Per un antifascismo rivoluzionario! Sulla mobilitazione di oggi a Bologna

Oggi è stata una importante giornata di antifascismo, l’ultima tappa in ordine di tempo, dopo il grande corteo del 25 aprile e dopo le innumerevoli mobilitazioni antifasciste, grandi e piccole, che a Bologna siamo riusciti a mettere in campo negli ultimi anni.

Da qui bisogna partire e ripartire per ribaltare quel contesto, gonfiato ad arte dalla propaganda di regime, che vorrebbe le antifasciste e i libertari succubi e sulla difensiva. Bisogna ripartire e andare ad attaccare: il nostro antifascismo è rivoluzionario perché intende ribaltare un presente fatto di autoritarismo – a tutti i livelli – e di sfruttamento.

Oggi è stato importante, dicevamo, perché Fiore e Forza Nuova non sono oggi solo un leader riciclato e un partitucolo da quattro voti: le loro politiche autoritarie, omofobe, integraliste cattoliche, razziste sono attualmente al governo, sono quelle di Salvini e dei suo alleati europei e non. Ecco perché contrastare Forza Nuova vuol dire per noi contrastare tutti i fascismi, a partire da quello che è oggi al governo in Italia, senza concedere nulla a tutti quei partiti, come il PD, che si fanno belli con la parola antifascista prima delle elezioni, salvo portare avanti politiche di impoverimento e di oppressione quotidiana tutte le volte che sono al potere. L’antifascimo è nostro e non lo deleghiamo! A nessuna istituzione, a nessun partito, a nessun rappresentante, a nessun intermediario.

Oggi, come tante altre volte, è bene tenere sempre a mente le ragioni del dispositivo di polizia che il ministero degli Interni e la questura mettono in atto per proteggere “30 stronzi”. Perché lo fanno? Perché Forza Nuova, erede di Terza posizione, è il braccio politico dello Stato e dei suoi “pezzi” più reazionari. Coperti, appoggiati, finanziati, coccolati dagli apparati statali a livello italiano e a livello europeo: i fondatori di Forza Nuova da una parte e di Casa Pound dall’altra vengono fuori da una storia infame ma chiarissima e oggi sono portati sul palmo della mano da chi intende ancora usarli contro le istanze di libertà, di giustizia sociale e di internazionalismo.

Se oggi a Bologna Forza Nuova si è coperta di ridicolo, questura e ministero degli Interni si sono confermati incapaci di ogni decenza nel volere rimarcare il carattere autoritario e violento dello Stato italiano difendendo Forza Nuova e caricando gli antifascisti: ai feriti la nostra solidarietà! Ricordiamo sempre che i fascisti sono la mano, e gli apparati dello Stato la testa. Proprio come il 2 agosto del 1980.

Anniversario in cui, anche questo anno saremo in piazza, per ricordare la natura infame di tutti i fascismi, di Stato e “di strada”.

“Col fascismo non si discute, lo si distrugge” (Buenaventura Durruti)

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[BO] gio 23 mag h.20.30: «La guerra che viene» di Sandro Mosio @Via del Pratello 53

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Solidarietà e fratellanza con i lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse!

Hanno fatto di tutto per farci dimenticare che la società è fatta di sfruttati e di sfruttatori, per convincerci che siamo nel futuro, nel XXI secolo, ma in realtà lo sfruttamento delle persone e dell’ambiente resta il nodo centrale del presente, e se non sapremo scioglierlo tutte e tutti insieme, quel nodo ci strangolerà… Solidarietà e fratellanza con i lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse!

REPRESSIONE CONTRO I LAVORARORI IN IRAN
di Gianni Sartori

Di questi tempi dispiace sempre, almeno un po’, prendersela con l’Iran. Soprattutto in vista di possibili aggressioni imperialiste di marca statunitense. Tuttavia la lotta di classe, così come la difesa dei Diritti umani e dei Diritti dei popoli, impone le sue regole. Per cui le ingiustizie vanno denunciate, sempre.

A quanto risulta, il 9 maggio un numero non ben precisato di lavoratori dello zuccherificio Haft Tapeh di Suse (provincia del Khouzestan, nel sud del Paese) aveva nuovamente incrociato le braccia.

E immediatamente era scattato l’arresto per quattordici scioperanti. Quattro sono stati poi rilasciati su cauzione, mentre gli altri dieci rimangono in cella. Già alla fine dell’anno scorso, in novembre, la fabbrica Haft Tapeh Sugarcane (fondata nel 1962, impiega circa 4mila operai) era stata oggetto di un lungo sciopero appoggiato dall’intera cittadinanza. Sia per reclamare i salari arretrati, sia per protestare contro le – presunte – attività illegali dei nuovi proprietari, subentrati – grazie alle privatizzazioni – nel febbraio 2016.

Il 18 novembre 2018 la polizia aveva arrestato una ventina di manifestanti e quattro di loro finivano direttamente nelle carceri di Ahvaz mentre dalla capitale si minacciava di far intervenire l’esercito.

Il 20 gennaio 2019 venivano – nuovamente – arrestati due militanti, Esmail Bakhshi e Sepideh Gholian. Durante la perquisizione delle loro abitazioni anche il fratello di Sepideh finiva in manette per essersi opposto all’arresto della sorella.

In quanto rappresentante sindacale e organizzatore dello sciopero, Esmail Bakhshi era già stato arrestato – e sembra anche torturato – dal 18 novembre al 10 dicembre 2018. Sempre il 18 novembre 2018, anche Sepideh Gholian, giornalista impegnata nelle questiono sociali, era stata incarcerata una prima volta a causa della sua solidarietà militante con i lavoratori in sciopero.

Liberata il 18 dicembre, denunciava pubblicamente di aver subito maltrattamenti e torture.

Appena uscito di prigione, Esmail Bakhshi aveva invitato un esponente del governo a un dibattito in diretta televisiva sulla questione della tortura senza ricevere risposta.

In compenso, il giorno prima del nuovo arresto (19 gennaio) la televisione di Stato aveva diffuso dei video in cui i due militanti ammettevano la loro partecipazioni a gruppi di ispirazione marxista e comunista. Gruppi che – stando a quanto sosteneva il programma televisivo – avrebbero operato per rovesciare il regime iraniano.

Presumibilmente si trattava di dichiarazioni estorte con la tortura.

Da parte del governo le accuse mosse alle forze dell’ordine di “aver torturato i prigionieri” erano state definite menzognere (vedi le dichiarazioni del procuratore generale Jafar Montazeri) e nei confronti di Esmail Bakhshi scattava una denuncia per diffamazione.

I nuovi arresti di lavoratori della Haft Tapeh seguono di qualche giorno quelli avvenuti il primo maggio a Teheran (ricordo che il giorno della Festa dei lavoratori in Iran non è giornata festiva). Anche se non è dato di conoscerne il numero complessivo, si parlava di una decina tra militanti e giornalisti.

Gianni Sartori

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[BO] mar 21 mag h.15: Rosa Maria deve tornare a scuola. Presidio di solidarietà in Via De’ Castagnoli 1

Mentre quando si tratta di neofascisti e neonazisti l’attuale governo lega-stellato invoca sempre la «democrazia», quando si tratta invece di libertà d’espressione l’attuale governo passa subito alla repressione e ai provvedimenti disciplinari. Anche uno striscione dà fastidio, e subito arriva la DIGOS e i pompieri… Anche un’insegnante che lascia liberi di esprimersi i suoi studenti dà fastidio, e arriva la DIGOS e la sospensione… Dopo il caso dell’insegnante di Torino, assurdamente licenziata per aver partecipato a una manifestazione antifascista, non è più possibile tollerare le intimidazioni istituzionali e le censure autoritarie contro la libertà nel mondo della scuola. Riceviamo e condividiamo questo appello a una manifestazione di solidarietà per martedì 21 maggio davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale di Bologna, in Via De’ Castagnoli 1, a partire dalle ore 15. Qui l’evento Facebook. Qui il comunicato di Non Una Di Meno Bologna. Non passeranno!

Rosa Maria deve tornare a scuola. Presidio di solidarietà

Siamo lavoratrici e lavoratori della scuola e vogliamo che ritorni immediatamente in classe Rosa Maria Dell’Aria, la nostra collega palermitana colpita da un odioso e intollerabile provvedimento repressivo (sospensione dal lavoro di 15 giorni e interruzione dello stipendio) per aver svolto il suo ruolo didattico, consentendo ai propri studenti di svolgere, senza alcuna censura, una ricerca storica sulle ignobili leggi razziali mussoliniane del 1938, che prevedeva anche alcuni comprensibilissimi richiami al nostro presente.

Quello che le è successo ci riguarda tutte e tutti, come cittadini prima ancora che come docenti, perché mette in discussione la libertà di opinione e la libertà di insegnamento, pilastri del dettato costituzionale. Per questa ragione vogliamo portare il dissenso del mondo della scuola davanti all’ufficio scolastico provinciale di Bologna, per chiedere la sospensione immediata del provvedimento e per rivendicare la libertà di pensiero, di parola e d’insegnamento. Se la scuola non è più in grado di costruire cittadine e cittadini liberi e pensanti può essere il segno anche di una possibile deriva autoritaria…

Per questo vorremmo che martedì prossimo fossimo in tante/i davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale di Bologna, in via De’ Castagnoli 1, a partire dalle ore 15.

Invitiamo a partecipare anche le studentesse e gli studenti, i genitori, le cittadine ed i cittadini, le associazioni e le organizzazioni sindacali.

Proprio perché la nostra protesta si fonda sulla libertà di espressione e di pensiero, invitiamo tutte e tutti a portare un cartellone, uno striscione e quant’altro per esprimere le nostre libere idee.

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L.U.C.I. su Ontani

Abbiamo ricevuto svariate mail affinché segnalassimo la delirante pantomima dell’estrema destra integralista contro la fontana di Luigi Ontani a Vergato.

Oltre all’esorcismo contro la fontana «satanica» compiuto da uno fra i più improbabili fascio-santoni che si siano mai visti, nella notte fra l’8 e il 9 maggio alcuni ignoti hanno imbrattato di merda la porta del Municipio di Vergato e anche la fontana scolpita da Ontani.

In un volantino lasciato sul posto si legge: «Contro la vostra arte degenerata e la vostra anima dannata». E poi il solito delirio integralista e identitario…

Guarda caso svariate ore prima del vandalismo gli artisti rossobruni di L.U.C.I. – quelli che avevano cercato alcuni mesi fa di presentare al Centro Costa di via Azzo Gardino 48 un libro contro la società multiculturale in difesa della «razza bianca caucasica»… – rivendicavano la merda su Ontani… «Li seppelliremo», minacciavano. Prima del fatto, non dopo…


L’infantilismo nazistoide di questa gente dovrebbe far pena, non rabbia. Perché la lingua batte dove il dente duole. Cercano solo di aggregarsi al carrozzone del nuovo pensiero unico sovranista, xenofobo e identitario per avere qualche commessa pubblica, qualche beneficio clientelare…

Per ulteriori segnalazioni: staffetta at riseup punto net.

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La Comunità Curda in Italia in marcia da Milano a Firenze a sostegno dello sciopero della fame

Riceviamo e rilanciamo la notizia di questa importante iniziativa di lotta e resistenza al fianco del popolo curdo.

Le condizioni di salute di prigionier* e attivist* in sciopero della fame ha ormai da tempo oltrepassato la soglia critica. Dalle carceri giungono notizie drammatiche di abusi e repressione e tra i e le 30 prigionier* che sono entrat* in digiuno fino alla morte, alcun* sono già così deboli da non riuscire ad alzarsi.

Intanto lo Stato turco, nell’intenzione di perseverare nella violazione delle leggi nazionali e internazionali violando dei diritti umani di Abdullah Öcalan, e nella sua persona di tutto il popolo curdo, continua a giocare a rimpiattino, dimostrando un vergognoso disprezzo per la vita umana.

Per denunciare questa situazione insostenibile e dare voce a questa incredibile e durissima resistenza, la Comunità Curda in Italia ha deciso di lanciare la marcia “MARCIARE PER LA LIBERTÀ, RESISTERE PER VIVERE” che partirà da Milano per arrivare Firenze, attraversando diverse città.

La marcia sarà composta da un numero simbolico di persone e ha lo scopo di cercare di dare più rilevanza possibile a quanto sta accadendo. Lunedì mattina a Milano si terrà una conferenza stampa e subito dopo inizierà la marcia.

Invitiamo tutte le realtà e singole persone solidali nelle città che verranno attraversate dalla marcia a sostenere il più possibile questa iniziativa, divulgando l’informazione, chiamando giornalisti, attivando reti di conoscenza in solidarietà e sensibilizzando le istituzioni locali.

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[Cesena] sab 18 mag h.16.30: in piazza contro il comizio di CasaPound!

Riceviamo e condividiamo:

RESPINGIAMO CASAPOUND!

Sabato 18 maggio in piazza Amendola a Cesena il segretario nazionale di CasaPound Simone di Stefano terrà un comizio a carattere regionale a Cesena in vista delle imminenti elezioni.

Tutte le realtà che considerano l’antifascismo non una carta da disseppellire per la classica campagna elettorale, ma un valore e una rabbia imprescindibile sono chiamate a scendere in piazza. Si, perché non bastava respirare il fetore della loro sede aperta da più di un anno e i loro banchetti settimanali, ora anche i loro capoccia a eseguire la solita aberrante messa in scena in una piazza centrale della città.

NON DEVONO CADERE ALTRE GOCCE, IL VASO È GIÀ TRACIMATO!

CI VEDIAMO SABATO 18 MAGGIO ALLE 16.30 SOTTO I PORTICI DI PIAZZA DEL POPOLO

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[BO] Lun 20 mar h.17 @Piazza Maggiore contro Forza Nuova: NO PASARAN

Dal 13 maggio 2000 al 16 febbraio 2018, ogni volta che Roberto Fiore e i fascisti di Forza Nuova hanno provato di mettere piede a Bologna migliaia di antifasciste e antifascisti sono scesi in piazza, non sottraendosi, quando è stato necessario, alla battaglia di strada.

Quelli di Forza Nuova sono fascisti della peggior specie, seminatori di odio razziale, di sessismo, omofobia e catto-integralismo. Promuovono orgoglio nazionalista e mantenimento della “purezza etnica”, fanno campagne per il blocco dell’immigrazione, la costruzione di muri e reticolati per impedire la libera circolazione delle persone. Si battono per distruggere i diritti di cittadinanza universali, il divorzio e l’aborto. Sono contrarissimi alle “teorie del gender” e allo ius soli che, secondo loro, avvierà la “sostituzione etnica”.

Predicano e praticano un’ideologia violenta che si fonda sulla repressione e sulla sottomissione delle donne, degli omosessuali, delle persone che seguono religioni diverse da quella cristiana, di quanti non hanno il “bianco” come colore della pelle.

Il loro “matrimonio indissolubile” si basa sul lavoro delle donne tra le mure domestiche e una specie di cottimo per chi sforna figli, chiamato “reddito di maternità”, erogato a “tutte le madri che dimostreranno di essere impegnate esclusivamente nell’ambito familiare”.

Come i fascio/leghisti e come Casa Pound fabbricano a ciclo continuo false paure, producendo bufale diversive, nemici fittizi e capri espiatori. Quando intercettano pulsioni e malcontenti sociali, li incanalano in una squallida guerra tra poveri, in un conflitto basato sull’egoismo sociale dove la miseria di persone in difficoltà verrebbe intaccata dalla povertà di altri esseri umani.

Il loro luogo ideale sarebbe l’Alabama della segregazione razziale e dell’aborto considerato come delitto da carcere a vita, ma si accontentano dello sdoganamento ricevuto dagli editti salviniani e dalle politiche antimigratorie del governo “lega/stellato”.

Nelle porcate che hanno messo in campo in questi mesi si sentono politicamente coperti dal “fascismo istituzionale” che li spalleggia. Se non fosse così non ci sarebbero state le false barricate contro l’arrivo dei profughi (spesso bambini) in qualche quartiere di periferia. Non ci sarebbe stata la vergognosa vicenda del pane calpestato a Torre Maura o l’assedio alla famiglia rom di Casal Bruciato per l’assegnazione di un alloggio popolare. Non si sentirebbero legittimati a negare il diritto all’esistenza per migranti e rom e a minacciare persone, come Mimmo Lucano o volontari di associazioni che lavorano sull’accoglienza e sulla solidarietà.

PER TUTTE QUESTE RAGIONI

LUNEDÌ 20 MAGGIO ALLE ORE 17

SAREMO IN PIAZZA MAGGIORE

PER NON LASCIARE NEANCHE UN CENTIMETRO DI SUOLO PUBBLICO ALLE “TESTE DI FASCIO” DI FORZA NUOVA

Non dobbiamo lasciare che i fascisti guadagnino terreno. Dobbiamo avere ben chiaro che se non si è attivamente e convintamente contro fascisti e nazisti, si è loro complici.

Tacere di fronte alle violenze fasciste, minimizzarle o derubricarle a elementi di nostalgico folklore, significa esserne conniventi.

Essere antifascisti vuol dire praticare la (più che legittima) difesa contro chi predica queste nuove forme intolleranti e discriminatorie di totalitarismo.

Molte delle strade di questa città sono dedicate ai caduti della Resistenza, più di duemila sono le formelle con i ritratti e i nomi dei caduti partigiani di Bologna raccolte al Sacrario di Piazza Nettuno; quei ragazzi e quelle ragazze che diedero la vita per liberare il nostro paese dalla dittatura mussoliniana non lo fecero per permettere oggi alle carogne fasciste di uscire dalle fogne.

Vorremmo per una volta che ci fosse risparmiata la retorica del “non sono d’accordo con le tue idee ma farò di tutto perché tu le possa esprimere”.

IL FASCISMO NON È UN’OPINIONE È UN CRIMINE

E, come diceva Buenaventura Durruti, «Al Fascismo no se le discute, se le destruye»

NO PASARAN!

 

Realtà antifasciste bolognesi

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