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[BO] mer 28 giu h.21: presentazione di un fumetto neofascista su Sergio Ramelli al Baraccano

Anche all’Hub di Via Mattei sono apparse scritte xenofobe come ad esempio «Go back to your homeland»…

È evidente che la sedicente «destra identitaria» va promuovendo a Bologna una campagna fatta anzitutto di imbrattamenti e vandalismi, dalle svastiche e celtiche fra via Porta Nuova e via Montegrappa fino alle scritte sul monumento per la Brigata Maiella.

Ma non solo. Infatti il 28 giugno, alle ore 21.00, presso il Centro sociale Baraccano di Via Santo Stefano 119 – secondo un manifesto che gira sul web a firma della casa editrice, ma la cosa non risulta nel calendario del Baraccano – si dovrebbe tenere la presentazione di un fumetto su Sergio Ramelli pubblicato dalla casa editrice d’ispirazione neofascista «Ferrogallico».

Sergio Ramelli fu un giovane squadrista del Fronte della Gioventù che nel Giovedì Nero del 12 aprile 1973 era fra le schiere neofasciste che a Milano gettarono tre bombe a mano contro la polizia ferendo varie persone e uccidendo l’agente Antonio Marino…

Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli venne aggredito a Milano da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia e fu ripetutamente colpito anche con chiavi inglesi morendo dopo più di un mese d’agonia il 29 aprile del ’75.

Intanto, fra il 16 e il 17 aprile del 1975 venivano assassinati nelle strade di Milano gli antifascisti Claudio Varalli e Giannino Zibecchi.

Erano anni in cui i neofascisti uccidevano tantissimi attivisti di sinistra o anche solo persone che potevano sembrarlo. Ed erano gli anni delle bombe e delle stragi di estrema destra.

Oggi Sergio Ramelli è l’icona del vittimismo dei neofascisti che strumentalizzano ogni anno un episodio tragico per legittimare la propria ideologia e la propria violenza. È il pretesto con cui a Milano festeggiano un 25 aprile nero con croci celtiche, saluti romani, concerti nazirock e parate in ricordo della Repubblica Sociale.

L’ultima volta che l’estrema destra ha fatto un’iniziativa al Baraccano, cinque neofascisti hanno provato ad aggredire con un coltello alcuni studenti all’ingresso della vicina Facoltà di Scienze Politiche in Strada Maggiore 45 mentre era in corso l’allestimento di una serata.

Tanto più che oggi a Bologna vediamo troppe svastiche, troppe provocazioni intimidatorie, troppa acquiescenza verso le frange neofasciste.

Nella sua storia Bologna ha dovuto subire tante provocazioni, violenze e stragi prima fasciste e poi neofasciste. È una città che ha pagato a caro prezzo le strategie autoritarie dell’estrema destra, dalla strage del 2 agosto 1980 alla banda della Uno bianca. Non merita che un manipolo di nostalgici in doppio petto la imbrattino con la loro propaganda e le loro fandonie.

Vi sarà fra gli altri l’avvocato Alessandro Pellegrini, un azzeccagarbugli secondo cui Federico Aldrovandi sarebbe morto per «un mix micidiale di droga e alcol», e lo stragista nero Luigi Ciavardini sarebbe invece «innocente»…

Vi sarà il cantante nazirock Federico Goglio che non perde occasione di fare il saluto romano…

Vi saranno i soliti Massimiliano Mazzanti e Michele Facci, un tempo vicini agli squadristi di CasaPound…

Vi sarà certo anche un pubblico scelto di picchiatori che si farà un giro a Bologna per scorrazzare in centro fin dal pomeriggio…

Nel caso la presentazione avesse davvero luogo, invitiamo tutte e tutti alla vigilanza, alla resistenza e alla creatività antiautoritaria.

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[BO] Terrorizzare e reprimere

Riceviamo e volentieri condividiamo la considerazioni dell’Associazione di Mutuo Soccorso sullo scivolamento, anche in Italia, verso uno stato di polizia.

Scriviamo queste righe con l’elicottero che ci ronza sulla testa, a G7 Ambiente ancora in corso. Terrorizzare e reprimere sono le parole che meglio spiegano quanto è avvenuto in questi giorni di giugno 2017 a Bologna. Migliaia di poliziotti, altrettante identificazioni, un numero imprecisato di fermi e di fogli di via preventivi. In base a informazioni di polizia, viene fermato chi arriva in città e la questura ne ordina l’allontanamento. È esattamente quello che faceva il fascismo: in occasione di eventi particolari, come la visita in città del re o di qualche alto gerarca, fermava o allontanava chi era ritenuto «sovversivo» o «pericoloso». Leggi tutto nel blog dell’Associazione di Mutuo Soccorso.

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Un Atlante a metà delle stragi nazifasciste

Nel 2009 il Governo italiano e quello della Repubblica Federale Tedesca hanno insediato una Commissione storica congiunta con il mandato di elaborare un’analisi critica degli eventi della seconda guerra mondiale per contribuire alla creazione di una nuova cultura della memoria.

Fra le iniziative promosse dalla Commissione vi è l’Atlante delle stragi naziste e fasciste che si compone di una banca dati e dei materiali di corredo – documentari, iconografici, video – correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web. Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato, commesse da reparti tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943, a partire dalle prime uccisioni nel Meridione fino alle stragi della ritirata eseguite in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla liberazione.

Un ottimo lavoro se non fosse che le stragi naziste e fasciste non avvennero solo in Italia dopo il 1943 e il Fascismo ordinò stragi molto più ampie e genocidi coloniali in Albania, in Jugoslavia e nell’Africa Orientale Italiana anche con l’uso massiccio di armi chimiche contro le popolazioni civili.

Quella fascista fu una delle prime e più feroci pulizie etniche dell’età moderna secondo una politica di colonizzazione che prevedeva il massacro delle popolazioni locali e l’esproprio di terre e proprietà a favore della superiore «razza italiana».

Inoltre non vi è nessuna riflessione sulla politica razziale del Fascismo, sul concorso dell’Italia allo sterminio ebraico e l’Atlante censisce la strage di «176 ebrei in 29 episodi». Né il taglio geografico e cronologico ristretto all’Italia dopo il ’43 permette di documentare la deportazione nazifascista di zingari e omosessuali.

Ci si sarebbe aspettati che, in un mondo globalizzato, l’Atlante non si limitasse alle stragi effettuate all’interno dei confini italiani, ma che desse conto di TUTTE le stragi documentate compiute dal nazifascismo.

Non vi può essere alcuna cultura della memoria se non si ricorda il passato nella sua interezza. Solo una memoria integrale può infatti orientare la lotta contro ogni forma di violenza razzista e fascista.

Vedi anche:
Alla memoria dei senza nome
Italiani brutta gente. I crimini di guerra nei Balcani 1940-1943

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Realtà e fantasia

Ci sono fatti apparenti che sono soltanto giochi di fantasia. In USA i fascisti dell’Alt-Right hanno creato un falso profilo twitter «antifa» per poter diffamare più facilmente il movimento antifascista in Nord-America con finti tweet.

Invece sta uscendo un videogioco che cerca di interrogare il nostro presente. La Resistenza tedesca è infatti il perno attorno a cui ruota il gioco di strategia Through the Darkest of Times, ambientato nella Germania hitleriana tra il 1933 e il 1945 ma concepito avendo in mente questi anni di «populismi».

Qui un’intervista con l’autore.

Intanto in Francia lo stato d’emergenza diventa ordinaria norma civile (vedi 1, 2, 3) riconfermando i tre assiomi di ogni società orwelliana: «La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza»…

Invece a Bologna un noto ultrà di destra fermato con 56 grammi di cocaina viene assolto perché il reato di spaccio ovviamente non sussiste per neofascisti e affini… La polizia municipale era andata nel parcheggio del Centro Borgo per fermare alcuni nomadi segnalati come perfidi spacciatori e ha trovato il capo cinquantenne della tifoseria di destra del Bologna pieno di cocaina… Uno che nel 2010 è stato condannato per un raid razzista contro un gruppo di immigrati in cui un 26enne algerino venne accoltellato…

Proprio per coprire ciò che accade davvero, l’arte della favola e della fandonia conosce oggi una triste rinascita nera. Un ben organizzato diluvio social di meme reazionari, una campagna pervasiva di mitologie razziste all’ombra del potere e della legge…

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[BO] Anche a Bologna compare Azione Identitaria

Anche a Bologna i neonazisti di Azione Identitaria hanno cominciato con la loro propaganda. Si tratta di pochi nostalgici che vengono dall’ambiente delle rievocazioni storiche in costume, amanti di simboli e svastiche, ma che cercano di mimetizzarsi dietro un patriottismo sociale, «antimondialista» e «sovranista».

Qualche tempo fa, di notte, hanno tracciato una scritta col loro simbolo – un cerchio con dentro una freccia – in Via Toscana subito dopo il bivio con via dell’Angelo Custode.

Sempre di notte, qualche giorno fa hanno fatto una foto davanti al Cassero di Porta Saragozza con uno striscione che diceva: «Istituzioni e centri sociali: nemici dei Popoli – Contro la Grande Sostituzione».

Di recente, hanno provato a fare anche un attacchinaggio notturno in Via San Donato quasi di fronte all’ingresso del parco di San Donnino, sotto il secondo cavalcavia venendo dal centro. In poco tempo c’è rimasto ben poco.

Il loro chiodo fisso e distintivo è che soltanto i cinque militanti di Azione Identitaria avrebbero dietro tremila anni di Storia. E quindi i confini naturali della Patria devono restare sacri e inviolabili alla «Grande Sostituzione». È il loro Grande Chiodo Fisso, ribadito in un italiano stentato profuso di Maiuscole…

Eia eia alla larga!

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[MO] Respinta la provocazione di Forza Nuova

Forza Nuova ha tentato il suo solito numero a Modena con il supporto logistico della Questura, ma è stata respinta e si è coperta di ridicolo. Riceviamo e volentieri condividiamo questa buona notizia.

RESPINTO RAID XENOFOBO IN VIA MILANO A MODENA!

Era da qualche giorno che era nell’aria, mezzo annunciata nei loro deliranti comunicati xenofobi e mezzo taciuta, la tanto millantata azione di Forza Nuova contro l’ex asilo parrocchiale che ospita profughi e richiedenti asilo in via Milano.

I «valorosi» camerati, pregni di italico «ardore» e ineguagliabile «arditismo» ci hanno provato ieri sera, ma ad aspettarli hanno trovato una ventina di antifascisti modenesi insieme agli abitanti del quartiere.

La zona era presidiata dalla digos, che non ha esitato a chiamare rinforzi e militarizzare un pacifico quartiere, sintomo di come la questura pur sapendo dei raid e delle iniziative neofascisti non muova un dito per ostacolarli, ma ne vada in soccorso…

Passa oltre un’ora prima di un timido tentativo di avvicinamento dei fascisti, imboscati chissà dove nelle vicinanze a decidere sul da farsi, i quali con gran velocità e con evidente nervosismo arrivano a un centinaio di metri dalla struttura. Bastano pochi istanti di contrapposizione con gli antifascisti presenti, con la gente del quartiere scesa in strada schifata per la loro presenza e con gli abitanti che dalle finestre e dai balconi urlavano «fascisti di merda, andatevene!» per farli desistere: giusto il tempo di farsi qualche foto per la propaganda del giorno dopo – con cinque tristi bandiere ogni due camerati – ripiegare mestamente lo striscione e, di gran fretta, dileguarsi nelle fogne da cui sono stati rigurgitati.

Ieri sera la Modena antifascista e solidale ha dimostrato di essere presente e pronta a respingere questa feccia forzanovista che tenta di penetrare in città – anche grazie agli appoggi logistici di certi noti “circoli” – per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri, alimentari i sentimenti razzisti e distogliere l’odio delle persone dai veri responsabili dell’impoverimento generale.

Respingerli si può e si deve, insieme.

Nessuna agibilità ai fascisti per le strade della nostra città!

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[MO] Ancora sicurezza e razzismo dalla maleodorante Terra dei Padri

Come al solito la «destra moderata» spalleggia e protegge i gruppi neofascisti…

Dopo una valanga di pubblici piagnistei e di trito vittimismo a cui ci ha abituato fin dalla sua apertura, il «circolo» Terra dei Padri (sede e casa comune dei gruppi neofascisti modenesi tra cui Azione Identitaria) torna sabato 10 giugno ad organizzare un’iniziativa «culturale» su un tema tanto sensibile quanto strumentalizzato come quello della sicurezza. Leggi tutto su Modena Antifascista.

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[BO] Intimidazione neofascista in Piazza Verdi

Ieri 7 giugno, verso le 6.40 di sera, due neofascisti sono stati trovati a offendere e spintonare persone che chiedevano gli spiccioli lungo Via Zamboni. In particolare, se la sono presa con una ragazza insultandola, strattonandola e intimandole ripetutamente di allontanarsi dalla zona. Hanno cercato di intimidire anche un passante che le aveva dato qualche soldo, affermando che «è vietato favorire l’accattonaggio e il degrado».

Alla richiesta di spiegazioni, uno dei due neofascisti ha dichiarato dapprima di essere «un parà dei carabinieri», poi che «bisogna fare come a Salò ed eliminarli tutti», poi che «in Piazza Verdi spacciano i centri sociali» e infine ha rivendicato di essere «fascista».

Alla domanda se era in qualche modo connesso al «Guasto Village», ha risposto che non lo era affatto, ma intanto ha mostrato di sapere di cosa si trattava.

In altre città giovani neofascisti hanno ricevuto qualche soldo per allontanare i mendicanti da zone commerciali.

Ma più probabilmente si tratta solo di due poveri frustrati in libera uscita attratti in Piazza Verdi dall’ennesimo progetto autoritario di «riqualificazione»…

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Alla memoria dei senza nome

Non molti sanno che nell’Italia fascista vi furono numerosi campi di concentramento per internati civili in cui finirono soprattutto ebrei, slavi, omosessuali, oppositori politici.

Fra il 1940 e il 1943, rastrellamenti e internamenti divennero un dispositivo persecutorio contro tutte quelle persone che erano considerate, a vario titolo, pericolose per la «pubblica sicurezza».

Solo in Abruzzo il regime fascista organizzò e gestì 15 campi di concentramento e ben 59 località d’internamento. Ora è consultabile on line l’Archivio del campo di concentramento abruzzese di Casoli che si apre con una frase di Walter Benjamin:

«È più difficile onorare la memoria dei senza nome che non quella di chi è conosciuto. Alla memoria dei senza nome è consacrata la costruzione storica».

E anche oggi sono ancora tanti i «senza nome» a cui dobbiamo una nuova costruzione storica…

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[San Pietro in Casale] Sulle ingerenze fasciste nella scuola elementare ‘G. Rodari’ di Poggetto

Riceviamo e volentieri condividiamo questo comunicato dell’Associazione Primo Moroni.

SULLE INGERENZE FASCISTE NELLA SCUOLA ELEMENTARE ‘G. RODARI’ DI POGGETTO

Questo è un appello a essere vigili e non indifferenti a ciò che succede attorno a noi, sul nostro territorio; è un appello a prendere una posizione, non solo come associazioni, collettivi e realtà autorganizzate ma anche e soprattutto come singoli individui.

Non è la prima volta purtroppo che ci troviamo a scrivere in merito alle ingerenze da parte di gruppi neofascisti nella scuola elementare di Poggetto, fatto questo gravissimo e che non può e non deve passare inosservato.

Per chi non lo sapesse questa scuola è l’ultima realizzata tra quelle che fanno parte dell’istituto comprensivo di San Pietro in Casale: piccola, immersa nel verde e colorata; qui sono ospitati anche alcuni animali di cui si prendono cura le varie classi dell’istituto. Una scuola accogliente, con maestre appassionate che propongono attività inclusive sull’educazione alle differenze, contro i pregiudizi di genere e non solo. Abbiamo partecipato ad alcune delle attività extrascolastiche organizzate da queste maestre e abbiamo collaborato con loro per realizzare dei laboratori didattici e ludici per bambin*. Questo ci ha permesso di constatare la tanta disponibilità e voglia di fare (bene) e una forte convinzione accompagnata dalla consapevolezza di muoversi nel giusto.

Certamente per combattere l’intolleranza, la violenza e promuovere una cultura che vede nella diversità un arricchimento occorre muoversi sul piano educativo. Se non insegniamo alle nuove generazioni un modo diverso di vivere e di relazionarsi con l’altr* allora non possiamo aspettarci che la società cambi e progredisca. Chi fa il mestiere dell’insegnante tutto ciò lo sa benissimo; chi fa il mestiere dell’insegnante sa che la didattica è una minima parte del lavoro, perché tra gli scopi della scuola vi è quello di formare persone sulla base di valori quali la solidarietà, l’accoglienza e il rispetto per le differenze, nonché sviluppare le potenzialità umane e intellettuali di alunni e alunne nella diversità di ognuno.

Sembra quindi che queste maestre sappiano fare bene il loro lavoro e sembra anche che a qualcuno la cosa dia molto fastidio. La notte tra l’1 e il 2 giugno il gruppo neofascista di forza nuova – bologna appende sul cancello della scuola uno striscione con scritto ‘LA VOSTRA CULTURA è CONTRO NATURA’. Nel comunicato lanciato sui social networks si fa riferimento a un episodio-bufala, la cui veridicità è stata infatti immediatamente smentita dai media. Quindi, nonostante la notizia si sia rivelata falsa, forza nuova ha deciso di cavalcare l’onda per giustificare l’affissione di questo vergognoso striscione. Lo hanno fatto di notte, indisturbati, perché forse avevano paura o semplicemente si vergognavano (giustamente) a mostrare i loro volti.

Questo indegno siparietto si è verificato anche qualche tempo fa, poco prima della partecipazione di alcune classi della scuola allo spettacolo teatrale Fa’afafine. In quella circostanza l’associazione femminile evita peron, legata sempre a forza nuova, aveva agito esponendo striscioni di protesta e organizzando nauseabondi volantinaggi finalizzati a infangare l’operato delle maestre, esponendole così alla gogna mediatica. Conseguenza di ciò è stata che le classi si sono recate a teatro praticamente scortate dalle forze dell’ordine, in un assetto militare e in un clima decisamente intimidatorio…il tutto molto poco educativo. Ottimo risultato!

Ora, perché l’estrema destra fascista bolognese si preoccupa così tanto di quello che succede nella scuola elementare di Poggetto? Chi li sostiene, chi li informa e appoggia localmente? Forse questi individui vorrebbero approfittare del dibattito che è andato aprendosi sul tema, per condurre una campagna di propaganda a loro esclusivo uso e consumo. I genitori, la dirigenza scolastica e la comunità tutta si sta rendendo conto della gravità di quanto sta succedendo?

Il fascismo è nato e ha preso piede in sordina, nell’indifferenza popolare. In poch* si sono resi conto di cosa fosse, se non quando ormai risultava difficile contrastarlo apertamente. Ecco, impariamo dalla storia recente, manteniamo alta la guardia, informiamoci, non restiamo indifferenti e non permettiamo a questi movimenti di distruggere ciò che di positivo è stato costruito e si continua a costruire. Appoggiamo le insegnanti e non facciamole sentire sole, diamo loro tutto il nostro sostegno. Tocca a loro il compito di svolgere – giorno dopo giorno – il programma pensato in accordo con gli organi preposti, mettendo sé stesse in gioco, in prima persona e a volto scoperto. Non spetta certo a qualsivoglia associazione e/o gruppo di pressione a caccia di notorietà, esprimere censure di sorta a riguardo.

Ricordiamo tra l’altro che poco più di un mese fa su via Castello, la strada che porta al Casone Partigiano di Rubizzano, sono comparse delle schifose scritte fasciste inneggianti al duce e contro la resistenza. L’invito, nuovamente, è quello a non sottovalutare il susseguirsi di tutti questi rigurgiti fascisti e muoversi insieme così da contrastarli più efficacemente.

L’antifascismo è un valore fondante la nostra società, così come l’istruzione e l’educazione alle differenze.

Non facciamo che 4 infami provocatori distruggano quanto di buono è stato costruito nel tempo, con impegno e dedizione!

L’Ass. Primo Moroni – Nuova Casa del Popolo di Ponticelli

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