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[MO] sab 14 gen h.12: ritrovo organizzativo per la mobilitazione antifascista contro «Terra dei padri»

Riceviamo e condividiamo il comunicato della sezione modenese dell’USI-AIT relativo alla mobilitazione antifascista del 14 gennaio.

La sezione modenese dell’USI-AIT, in vista dell’apertura a Modena della sede neofascista «Terra dei padri» prevista il 14 gennaio a Modena in via Nicolò Biondo, invita aderenti, simpatizzanti e tutti i lavoratori e lavoratrici a mobilitarsi nei quartieri con volantinaggi e presidi nelle zone limitrofe alla sede dei neofascisti per il pomeriggio del 14 gennaio, con ritrovo organizzativo alle ore 12.00 presso la sede nazionale dell’USI-AIT in via del Tirassegno 7, quartiere Sacca (MO).

L’Unione Sindacale Italiana fu l’unico sindacato sciolto con la forza dal Fascismo, mentre gli altri si arrendevano al nascente regime.

La sede modenese dell’USI venne distrutta dai fascisti nel 1923 e non ci venne mai restituita dalle successive amministrazioni come patrimonio storico.

Saremo presenti quel giorno a tutte le mobilitazioni antifasciste in città, e continueremo ad opporci alle attività di questo e di qualsiasi altro covo neofascista.

NESSUNO SPAZIO AI NEOFASCISTI!
USI-AIT sezione di Modena.

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[MO] sab 14 gen h.16: no alla sede neofascista «Terra dei Padri»!

Oggi la paccottiglia nazifascista non aggrega più molto e le destre puntano soprattutto alla propaganda xenofoba e a una cultura pseudoidentitaria che possa far breccia fra i giovani. Per questo cercano di travestirsi e mimetizzarsi. A Bologna il centro sociale di estrema destra «Consorzio Club», sponsorizzato dal postfascista Galeazzo Bignami, ci prova goffamente con feste tecno che durano fino a mezzogiorno. A Modena invece sta per aprire «Terra dei Padri», un circolo «culturale» che mette insieme destra istituzionale ed estremismo neofascista per propagandare odio e violenza identitaria.

Sabato 14 gennaio, dalle ore 16, vi sarà a Modena un’iniziativa antifascista per contestare l’inaugurazione della sede neofascista «Terra dei Padri» che avverrà proprio quel giorno.

Per adesioni di realtà sociali, gruppi e individualità basta una mail a: prendispazio at canaglie punto org.

Ore 12: ritrovo organizzativo presso la sede nazionale dell’USI-AIT in via del Tirassegno 7, quartiere Sacca (MO), per volantinaggi e presidi nelle zone limitrofe alla sede dei neofascisti.

Ore 16: concentramento del corteo presso l’ex edicola del Parco Ferrari in via Emilia ovest.

Ore 20: cena sociale presso la Stella nera.

Ore 21: festa «Ama la musica, odia il fascismo».

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[Verona] lun 9 gen h.19: manifestazione in solidarietà con i migranti

Riceviamo e volentieri condividiamo questo invito a scendere in piazza a Verona contro le politiche razziste sull’immigrazione e l’odio xenofobo della destra.

Le recenti, numerose manifestazioni di intolleranza e odio verso i migranti e chi li sostiene, avvenute sia in città che in provincia e fomentate da gruppi razzisti e fascisti – «Verona ai Veronesi», leghisti e indipendentisti vari – cui alcuni media locali prestano la grancassa, non possono essere più ignorate. Dopo la protesta dei richiedenti asilo ospitati presso l’ostello di Verona è stata annunciata per lunedì 9 gennaio l’ennesima manifestazione che inonderebbe di odio le strade e le piazze di Veronetta.

Pensiamo che la società civile abbia a questo punto l’obbligo di rispondere non solo con appelli e documenti – che pure certamente sono utili per capire il fenomeno delle migrazioni – ma con concrete iniziative di solidarietà e sostegno a quanti sono forzosamente ospiti del nostro Paese.

L’Assemblea 17 dicembre, costituitasi in seguito ai recenti fatti di cronaca di cui sopra, per cercare di analizzare e capire quanto sta succedendo nel nostro territorio (accoglienza istituzionale, attività delle cooperative e loro gestione, coinvolgimento del volontariato) e provare a proporre una visione diversa, lontana dal sistema di profitto/apartheid attualmente vigente, invita i cittadini e le cittadine a scendere in piazza per dire basta all’odio e all’intolleranza e per costruire ponti di cultura e di pace.

Manifestazione in solidarietà con i migranti
Lunedì 9 gennaio 2017 – ore 19.00
Corteo da Piazza Santa Toscana a Piazza Isolo

La partenza del corteo, per cui è stata inoltrata richiesta alla questura, è prevista per lunedì sera alle ore 19.00 da piazza S. Toscana.

Assemblea 17 dicembre

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[BO] sab 7 gen h.10.30: in via Mattei presidio solidale con i migranti che lottano

Vari spazi sociali e realtà autorganizzate hanno annunciato una chiamata plurale per esprimere sostegno e solidarietà con i migranti trasferiti nell’ex C.I.E. di via Mattei dopo la rivolta nel centro di Cona.

Sabato 7 gennaio alle ore 10.30 in via Mattei si terrà un’iniziativa per dire NO alla riapertura dei C.I.E., alle politiche criminali sull’immigrazione, alla propaganda razzista delle destre che sabato mattina vorrebbero manifestare con in testa il solito Galeazzo Bignami secondo cui i migranti «andrebbero presi a calci nel sedere fino a che non tornano a casa loro».

Solidarietà con chi si ribella! Nessuna persona è clandestina! Nessun C.I.E. deve essere riaperto!

Più dettagli e comunicati su Zic.

Resoconto e video della bella mattinata su Zic.

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Modena: un anno di intimidazioni fasciste. Non è più tempo di stare a guardare…

Nell’ultimo anno in provincia di Modena, parallelamente con l’uscita allo scoperto sul nostro territorio di gruppi e partiti neofascisti, abbiamo assistito ad un attentato incendiario a sfondo xenofobo contro un negozio arabo a Mirandola, scritte che esprimono gioia per le migliaia di uomini, donne e bambini affogati nella traversata del Mediterraneo, a Carpi, entrambi ad oggi compiuti da «ignoti». A questo vanno ad aggiungersi: ronde con saluti romani, striscioni che chiedono l’apartheid nelle scuole, naziskin che girano per la città e bloccano eventi pubblici in università, raduni di fascisti per celebrare i camerati morti, a Modena. Leggi tutto su Modena antifascista.

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Solidarietà a XM24!

Era il 2002 quando, in alcuni spazi dismessi dell’ex mercato ortofrutticolo di via Fioravanti 24, nasceva il centro sociale XM24. Un luogo di autogestione e di sperimentazione dal basso attraversato da migliaia e migliaia di persone e da molteplici esperienze politiche, musicali, culturali, agricole e antropologiche che hanno contribuito alla storia recente di questa città.

Ora, dopo quindici anni, negli ultimi mesi gli attacchi bipartisan contro XM24 sono diventati sempre più aggressivi con in testa il solito Galeazzo Bignami, figlio ed erede politico del neofascista Marcello Bignami.

Tutt’a un tratto, i vertici del PD locale dichiarano che «il problema dell’XM24 è che, in Bolognina, è venuta a mancare la compatibilità con il contesto urbano in cui si trova».

Quale sia la «compatibilità» che è venuta a mancare lo spiega bene un articolo del «Corriere di Bologna» del 3 gennaio 2017, dal titolo: La nuova frontiera è la Bolognina. «Il boom di visitatori confluirà qui». Si tratta, in sintesi, di affari…

Pare che Bologna viva un boom turistico che potrebbe non essere spennato a fondo. «Dobbiamo individuare delle zone meno toccate e una di queste è la Bolognina, che ha forti potenzialità», dichiara l’assessore Matteo Lepore. «Serve un motivo valido che convinca il turista, magari al suo terzo giorno in città, a dedicare qui le ultime sue ore di permanenza dopo aver visto le Due Torri, piazza Maggiore, la basilica di San Petronio, Sala Borsa e qualche museo».

Infatti, la Bolognina è, anche secondo il presidente del quartiere Daniele Ara, «una zona autentica, che meglio di altre racconta la vita dei bolognesi», ottima per organizzarvi un percorso di attrazioni turistiche alternative «come Kreuzberg a Berlino o San Salvario a Torino».

Purtroppo non c’è nulla di più falso e di più triste dell’autentico per turisti, della bolognesità venduta al dettaglio, del fascismo bipartisan degli affari e della speculazione.

E non c’è nulla di più rivoltante di un progetto di percorso turistico in cui anche il «monumento della Shoah» o il «museo di Ustica» diventano attrazioni di una Disneyland suburbana.

Esprimiamo la nostra solidarietà a XM24 che in questi giorni ha dovuto subire una campagna di criminalizzazione e di menzogne solo perché il PD sa bene che l’autogestione sociale non s’inquadra affatto nello zoo turistico che vorrebbero allestire…

Ora e sempre resistenza!

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Forza Nuova ha fatto l’ultima grande figuraccia del 2016

Durante l’estate di due anni fa andavano di moda i falsi casi di ebola a Lampedusa e le epidemie che avrebbero minato la rigogliosa salute italica.

Poi, l’anno passato, l’estrema destra delle bufale ha puntato tutto, ancora una volta, su soldi, lussi e comfort che lo Stato garantirebbe ai profughi. Ma la fandonia era ormai logora ed è bastata una canzonetta per demolirla. «Non pago affitto, non faccio opraio».

Così, adesso Forza Nuova torna all’allarme epidemia attribuendo i casi di meningite all’immigrazione. Peccato che il meningocco C sia da sempre presente in Italia, un batterio del tutto nazionale…

Che dire? Basta invasione! Prima i bacilli italiani!

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Nessuna persona è clandestina! Nessun C.I.E. deve essere riaperto!

Sono ormai quasi vent’anni che la legge Turco-Napolitano e poi la Bossi-Fini hanno cercato di limitare al massimo il fenomeno immigratorio, impedendo ai migranti dall’Africa o dall’Oriente di prendere un aereo per l’Italia e costringendoli – per un costo anche dieci o quindici volte superiore – ad affidarsi a ciò che i giornali chiamano, con lugubre eufemismo, i «viaggi della speranza». Sono norme costate un numero imprecisato di vite umane, forse più di 200.000: uomini, donne, bambini, vecchi…

Non vi è dubbio che la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini siano leggi contrarie ai principi fondamentali di umanità e di solidarietà. Anzi, la Turco-Napolitano è stata la prima legge di ispirazione razzista in Italia dopo le feroci leggi antisemite del 1938.

Così, nella primavera del 2014, quegli stessi politicanti che avevano voluto e promosso per decenni la barbarie razzista dei rastrellamenti e delle espulsioni di migranti, scoprivano tutt’a un tratto che «i C.I.E. sono un inferno» promettendo che non sarebbero stati mai più riaperti.

Non c’è dubbio che i C.I.E. abbiano fatto parte di un sistema devastante. Tutti i gruppuscoli neofascisti e neonazisti impallidiscono di fronte all’infamia delle politiche migratorie degli ultimi vent’anni. Tutte le terribili stragi neonaziste e islamiste degli ultimi anni sbiadiscono di fronte ai mucchi di cadaveri senza nome che affondano nelle acque del Mediterraneo.

Ora però il governo sta elaborando un piano di riapertura dei C.I.E. che riguarda Milano, Gradisca d’Isonzo, Potenza e Bologna.

Si tratta di disumani lager razzisti in cui verranno imprigionate persone che non hanno commesso alcun reato e che sono colpevoli soltanto di non essere in regola con la burocrazia dell’immigrazione. Gente che soffrirà coercizione, dolore e talora fame e morte per la mancanza di un timbro su un pezzo di carta.

Né va dimenticato che il sistema concentrazionario dei C.I.E. ha prodotto in passato vessazioni di ogni genere: sedativi nel cibo, manganellate quotidiane, stupri e ricatti sessuali, espulsioni illegali, minacce continue di venire deportati.

Nella Magna Charta, che è al fondamento della civiltà europea, si legge «No free man shall be imprisoned».

Non si combatte il terrore con i rastrellamenti di «clandestini» e l’orrore quotidiano dei C.I.E.

Nessuna persona è clandestina! Nessun C.I.E. deve essere riaperto!

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Altre ipocrisie di regime: dalla «strage senza colpevoli» alla «guerra fra poveri»…

In Toscana e a Reggio Emilia il centrosinistra ha vietato la vendita dei calendari con Mussolini e di altra paccottiglia nostalgica e neofascista. Ed è cosa buona e giusta.

Nei comuni dell’Alto Garda e Ledro, niente contributi, né patrocini, né spazi pubblici a neofascisti conclamati che in qualsiasi modo – o per statuto, o con messaggi su siti web o social network, o nell’attività pregressa in qualsiasi forma – si richiamino all’ideologia nazifascista, alla sua simbologia o a forme di discriminazione etnica, religiosa, linguistica o sessuale. Ed è cosa buona e giusta.

Ma è anche sufficiente? Può davvero bastare quando gli stereotipi e i luoghi comuni pervadono dall’alto l’intero spazio della comunicazione sociale?

È passato anche quest’anno il 12 dicembre, e tutti i media hanno parlato della strage di Piazza Fontana come di una «strage senza colpevoli».

Ma nel 2009, persino il «Corriere della Sera», in raro un sussulto di rispetto per la memoria e per le vittime, riusciva invece a dire una cosa tanto ovvia quanto impronunciabile, e cioè che ormai si sa quasi tutto di quella strage neofascista:

Nei confronti delle vittime è infatti immorale, prima ancora che falso nella ricostruzione storico-giudiziaria, coltivare il luogo comune di una verità ignota, di una strage senza paternità, di misteri totalmente mai diradati. Ma forse non è un luogo comune coltivato per caso: viene proiettato sulla vicenda di ieri per poter essere usato oggi, in difetto di coerenza rispetto ad analoghe odierne dinamiche. Non è vero che non siano stati identificati responsabili della strage. Carlo Digilio, neofascista di Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli appunto per il suo contributo. E la Cassazione del 2005, nel confermare l’assoluzione in appello del trio Zorzi-Maggi-Rognoni condannato in primo grado nel 2000 all’ergastolo, ha chiaramente scritto che con le nuove prove, emerse nelle inchieste successive allo «scippo» del processo milanese nel 1972 e alla definitiva assoluzione nel 1987 degli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura, entrambi sarebbero stati condannati.

Una strage di Stato per mano neofascista può tuttavia diventare oggi, per i media, una «strage senza colpevoli». È l’impostura delle frasi fatte, dei conformismi verbali che coprono la violenza, della dilagante ipocrisia di regime che arriva fino alle chiacchiere da bar…

Giustamente, su «MicroMega» Annamaria Rivera riflette su un altro stereotipo pervasivo, quello della «guerra fra poveri», con cui oggi si cerca di spoliticizzare e promuovere dall’alto il razzismo di chi è sfruttato o marginale.

«Guerra tra poveri» è la formula magica che permette di eludere la dialettica tra le dimensioni istituzionale, politica, mediatica e sempre più spesso anche «popolare», che di solito caratterizza il razzismo, non solo quello odierno. Finendo così per fare dei poveri «in guerra tra loro» gli attori unici o principali della scena razzista; oppure, all’opposto, per minimizzare le manifestazioni di xenofobia se compiute da soggetti subalterni.

O l’antifascismo è un esercizio di radicalità quotidiana, oppure non basterà! O sappiamo cercare un avvenire di equità e fratellanza, oppure non varrà a nulla! Ora e sempre resistenza!

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[MO] sab 17 dic h.16: presidio antifascista contro il circolo «Terra dei padri»

Per mettere radici, una tattica tipica dell’estrema destra è quella di camuffarsi da comitato di cittadini o dietro sigle «culturali» e «apartitiche». A Modena, sta per aprire «Terra dei Padri», un circolo «culturale» che intende raccogliere neofascisti e neonazisti con la copertura politica di Lega Nord e Fratelli d’Italia.

modena

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