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Come si racconta il primo marzo


Riceviamo e condividiamo la riflessione del Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia. Il primo marzo è stato un primo entusiasmante passo per abbattere le leggi razziste contro i migranti, le atrocità dei lager etnici e dei respingimenti, lo sfruttamento e la rassegnazione, ma anche l’arroganza e il grigiore dei “professionisti della politica”.

Come si racconta il primo marzo

Il primo marzo è stato un successo. Molti l’hanno perciò raccontato; anche quelli che nemmeno per un momento l’avevano preso sul serio. Il primo marzo è successo di tutto, quindi ora è un successo di tutti. Sono successe cose bellissime. Tranne il primo sciopero diffuso su una vasta regione di migliaia di migranti e di italiani contro lo sfruttamento del lavoro migrante. Non è un caso che quanto è successo a Brescia − 50 aziende in sciopero e quindi una piazza colma di 10.000 persone − sia stato quasi assente tanto dalle cronache giornalistiche quanto dalle analisi politiche. Il nesso tra lo sciopero contro lo sfruttamento del lavoro migrante e le piazze viene semplicemente rimosso, taciuto, negato. Questo sciopero mantiene così il marchio di fuoco di evento letterario o folkloristico che gli avevano impresso i sindacalisti di professione. Abbiamo così imparato che lo sciopero esiste solo quando il sindacato lo dichiara, non quando lo fanno i lavoratori. E che è incettabile che l’idea dello sciopero sia formulata per la prima volta su Facebook. Si sa, il Novecento è finito. Tutto è nuovo! ma con giudizio, senza esagerare… Gli scioperi bisogna farli seriamente… Oppure non si fanno. E loro non hanno fatto. Rimangono le piazze bellissime e colorate nella cui grande novità tutti possono riconoscere il trionfo delle parole d’ordine che usavano già prima. Le piazze compiono il miracolo di essere la novità che conferma il discorso complessivo nel quale ora ritrovano posto anche i migranti. Naturalmente insieme agli italiani, perché evidentemente la novità più rilevante di una giornata di lotta dei migranti è la presenza degli italiani, precari, studenti, antirazzisti. Sembra che solo così si possa cogliere il senso più profondo di quanto avvenuto nelle meravigliose e colorate piazze. Per altri ancora le piazze del primo marzo sono una novità talmente rilevante, che ora bisogna ripartire dalla manifestazione del 17 ottobre…

Noi diciamo semplicemente che le piazze del primo marzo sono state possibili perché è stata agitata e agita la parola d’ordine dello sciopero. La chiara e brutale espressione: sciopero degli stranieri! ha stabilito la base su cui, chi ha preparato sul serio il primo marzo, ha incontrato una volontà enorme – in primo luogo dei migranti − di rifiutare ciò che avviene nell’Italia della legge Bossi-Fini, del “Pacchetto Sicurezza”, del razzismo istituzionale. Le piazze devono perciò essere lette come effetto della pratica di migranti e italiani di sottrarsi − di dire no! − allo sfruttamento del lavoro migrante. Dove c’è stato e dove non c’è stato, che sia stato lo sciopero nella fabbrica, nel cantiere o nella cooperativa, che sia stato la chiusura dei negozi o dei banchi del mercato, lo sciopero ha prodotto le piazze. Grande o piccola, questa è una novità. Noi non sappiamo dare un nome futuro a questa novità. Sappiamo che c’è stato un rifiuto radicale e di massa delle gerarchie del lavoro, della produzione e della riproduzione sociale.

Avevamo promesso di comunicare in quali aziende è avvenuto lo sciopero. L’elenco lo stiamo pubblicando in www.lavoromigrante.splinder.com. Come si può vedere, a Brescia, a Suzzara nel basso mantovano, a Bologna, a Reggio Emilia, a Parma, a Trento decine di fabbriche, cantieri, cooperative di servizi si sono fermati. A Bologna molti commercianti migranti hanno abbassato le saracinesche. A Torino il mercato di Porta Palazzo è stato praticamente bloccato.

Abbiamo già detto e scritto che cosa significa per noi sciopero del lavoro migrante. Abbiamo già risposto a tutte le obiezioni. Non pensiamo che i migranti siano un soggetto monolitico, ma diciamo da anni che occupano una posizione strategica, rilevante e decisiva, per il lavoro e la vita degli italiani e degli europei. Perciò diciamo che la realtà e la minaccia del loro sciopero sono state la scossa che ha messo in moto le piazze. In nome di questa forza manifesta i migranti sono riusciti a chiamare in piazza altri lavoratori, studenti, cittadini

Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
coordinamentosciopero [at] gmail [punto] com
www.lavoromigrante.splinder.com

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