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PdL: proposta di legge per il riconoscimento ai reduci della “Repubblica” di Salò

Non c’è che dire, alla destra di governo in via di fallimento non restano che le fantasticherie idiote del revisionismo per legge.

Solo poche settimane fa il PdL aveva presentato una proposta legislativa per abrogare la norma che vieta la ricostituzione del Partito fascista. Fra l’altro, si tratta di un divieto solo formale, perché di organizzazioni i cui programmi si ispirano al Partito fascista ce ne sono state e ce ne sono tante: dall’MSI fino a CasaPound, Forza Nuova, La Destra, ecc.

In questi giorni, una capziosa proposta di legge del PdL, il cui primo firmatario è tal Gregorio Fontana, vorrebbe dare agli ex combattenti della “Repubblica” fascista di Salò lo stesso riconoscimento pubblico che ha l’ANPI, contributi statali compresi.

Non c’è da meravigliarsi visto che, fin dal 1996, l’onorevole Luciano Violante (PD) aveva rivalutato le ragioni patriottiche dei «ragazzi di Salò». Anzi, nell’ultimo ventennio, ai dirigenti del PDS poi PD spetta certo una qualche parte di merito nello sdoganamento del neofascismo e nel degrado delle libertà civili.

D’altro canto, già nel 2009 il PdL ci aveva provato con il progetto di legge 1360 che prevedeva l’istituzione dell’«Ordine del Tricolore»: un modo per dare la pensione ai repubblichini di Salò e riconoscerli come forze combattenti italiane equiparate ai partigiani.

L’intento dichiarato era quello di «riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d’Italia», perché oggi «è finalmente possibile quella rimozione collettiva della memoria ingrata di uno scontro che fu militare e ideale». Insomma, la «pari dignità» tra partigiani e fascisti, la «rimozione» pacificante e tranquillante di una memoria «ingrata»… Basterebbe un qualsiasi psicologo o psicanalista per spiegare che spesso la «rimozione» produce una coazione a ripetere…

L’instaurazione della Repubblica Sociale Italiana sotto diretta tutela della Germania nazista fu l’inizio del rastrellamento metodico degli ebrei italiani, cui contribuirono attivamente gli apparati della Repubblica Sociale. Di tutti gli ebrei italiani deportati, il 35,49% venne catturato da funzionari o militari italiani della R.S.I., il 4,44% da tedeschi ed italiani insieme e il 35,49% solo da tedeschi (L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli Ebrei deportati dall’Italia 1943-1945, Mursia, Milano 1991). Ecco l’«onore» infame della R.S.I. e di chi ne onora oggi la memoria: razzismo, violenza, subalternità idiota a una gerarchia.

Vedi anche Partigiani e nazifascisti non sono equiparabili!

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