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Eufemismi sulle stragi

Dopo aver celebrato al Festival di Sanremo l’Unità d’Itaglia, Benigni ora dedica la sua lettura del canto XXXIII dell’Inferno di Dante alle vittime della strage del 2 Agosto 1980. Perché «questo è il canto dell’odio che dilania e fa a pezzi i corpi», proprio come «la più grande strage del dopoguerra di cui ancora non sappiamo bene».

Oggi invece si sa molto della stagione dello stragismo neofascista. Sappiamo persino di che colore era l’auto con cui fu portata la bomba in Piazza Fontana il 12 dicembre 1969. Conosciamo i nomi degli esecutori materiali della strage di Piazza della Loggia e di quella del 2 agosto 1980. Sappiamo anche che quasi tutti gli stragisti sono riusciti a farsi assolvere, o a ritornare in libertà, grazie a prescrizioni, coperture, complicità, favoritismi, polveroni mediatici. Oppure sono riparati in dorate residenze all’estero: il generale Gianadelio Maletti in Sudafrica, i neofascisti Delfo Zorzi in Giappone, Giovanni Ventura in Argentina, ecc.

Da ogni parte oggi si cerca di manipolare e negare quella che è un’evidenza difficilmente confutabile: la «strategia della tensione» fu di «matrice neofascista» e di regia istituzionale. Una lunga, incalzante serie di stragi indiscriminate (Piazza Fontana, il treno Freccia del Sud, Peteano, la Questura di Milano, Piazza della Loggia, il treno Italicus, la Stazione di Bologna…) fu portata avanti da uomini degli apparati più coperti dello Stato e da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Lo scopo era quello di promuovere con la violenza un clima di paura e smarrimento per scoraggiare e sconfiggere le lotte operaie e le proteste sociali.

D’altra parte, fin dai suoi albori l’Itaglia unita è sempre stata il paese delle stragi di Stato, sempre riscritte, manipolate, rimosse. Come quella che papa Pio IX inflisse a Perugia poco prima del 1860:

«Il 20 giugno 1859, a Perugia, i mercenari svizzeri di Pio IX abbattono il Governo Provvisorio che chiede l’indipendenza dallo Stato Pontificio: dopo essere entrati in città risalgono verso il centro massacrando sia i cittadini armati che bambini, donne e anziani rifugiati nelle case. Anche per la presenza, durante le violenze, di una famiglia statunitense (la famiglia Perkins), le stragi di Perugia ebbero larga eco in tutto il mondo, venendo recepite come “stragi autorizzate dal papa”, e divenendo un punto fermo della tradizione patriottica cittadina. Giosuè Carducci ricordò l’evento nel suo sonetto “Per le stragi di Perugia” nel quale espresse una forte critica verso l’armata papale, sottolineando l’inconciliabilità fra il sangue sparso e l’insegnamento di Cristo.

Le stragi avvenute a Perugia, grazie all’ampia eco che ebbero oltreoceano, ispirarono inoltre il poeta statunitense John Greenleaf Whittier, nel suo “From Perugia”. Per le azioni compiute a favore dell’Unità d’Italia, la città di Perugia è la nona tra le 27 città decorate con medaglia d’oro come “benemerite del Risorgimento nazionale”. La Società Generale operaia di Mutuo Soccorso degli Artisti ed Artigiani di Perugia detiene, all’interno del suo archivio, i labari storici, listati a lutto, che ricordano le vittime della strage e che, all’inizio del secolo scorso, erano posti nei luoghi ove si svolsero gli avvenimenti».

Stragi, depistaggi, persino missili contro arei civili. Sono cose imbarazzanti su cui, per le istituzioni, deve scendere comunque un velo di nebbia. E basti a dimostrarlo la vicenda del dépliant illustrativo del Museo della memoria della strage di Ustica, contestato dal sottosegretario Giovanardi e subito ritoccato dal Comune di Bologna:

Prima

… «In tale contesto, un episodio di guerra guerreggiata e occultata, nell’ambito della Guerra fredda e del confronto con la Libia,   ha causato la perdita col Dc9 Itavia delle 81 vite che trasportava, e ha motivato i vertici dell’Aeronautica militare, e di parte dello stesso Stato, a preferire i vincoli delle alleanze militari internazionali piuttosto che la lealtà verso il loro proprio Stato e le sue proprie istituzioni democratiche. Essi hanno ritenuto di dover essere fedeli al patto militare prima che al loro paese». …

Dopo

… «In tale contesto, un episodio di guerra guerreggiata e occultata, nell’ambito della Guerra fredda e del confronto con la Libia, ha causato la perdita col Dc9 Itavia delle 81 vite che trasportava e potrebbe avere motivato alcuni settori dello Stato a preferire i vincoli delle alleanze militari internazionali piuttosto che la lealtà verso il loro proprio Stato e le sue proprie istituzioni democratiche». …

Ah, gli eufemismi del potere! Ma in bocca a un cantastorie suonano davvero miserabili.

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