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2 agosto: attualità della strage di Bologna

Per più di un decennio, ogni anniversario della strage neofascista del 2 agosto lo Stato ha sempre tirato fuori le più inverosimili «piste alternative» per alzare un po’ di polverone mediatico su quello che fu un evento originario e fondativo dell’Italia di oggi.

Lo ha dichiarato l’anno scorso anche Paolo Bolognesi, parlando al Festival dell’Unità di San Giovanni in Persiceto: «Credo che ci siano molti elementi per parlare, anche dopo trent’anni, della strage di Bologna. È una strategia che alcune menti avevano studiato, che ha avuto un compimento dopo trent’anni, e piano piano si sta ancora attuando. Credo che l’attualità della strage di Bologna stia proprio anche in questo».

Vero è che quest’anno i professionisti del depistaggio non si riempiono più la bocca con le loro fantomatiche «piste», con Carlos, la commissione Mitrokhin e gli archivi ex-comunisti. Per lanciare il solito insulto alla città, non hanno trovato di meglio che invocare l’uso dell’esercito per controllare presunte «minoranze estremiste no global» e concludere poi che, a reprimere i fischi, potranno «bastare carabinieri e polizia».

Del resto, quest’anno i rappresentanti del governo non si presenteranno nemmeno sul palco: sempre più feroci, sempre più impuniti, non possono sentire le parole di chi in piazza, pubblicamente, ha il coraggio di dire la verità, ovvero che i mandanti delle stragi hanno abitato e abitano le loro stanze. Noi questa verità continueremo a dirla, anzi a gridarla forte.

E seguiteremo a dire che la cultura autoritaria, nazionalista, omofoba, sessista e razzista promossa dallo Stato non può produrre altro che morte e dolore. A Roma un musicista è stato massacrato da un gruppo di neofascisti vicini a CasaPound e impegnati a «difendere il proprio territorio». Per motivi analoghi di «difesa del territorio», in Norvegia un estremista di destra ha fatto una strage atroce di giovani militanti del partito laburista, rivendicando sia il fatto di eliminare la parte giovane di un partito di sinistra, sia «l’uso del terrorismo come mezzo per risvegliare le masse».

E in Italia c’è persino chi ne approva le «idee» e lo dichiara senza problemi, come il leghista Borghezio. O c’è chi minimizza, chi insulta le vittime, chi parla del «gesto di un folle», chi è così fazioso da paragonare la strage alla giusta resistenza popolare NO TAV (sul «Resto del Carlino» di giovedì).

Queste cose le abbiamo già viste. L’attualità della strage di Bologna sta nel cuore del nostro pessimo presente e insieme nella lotta rivoluzionaria per un mondo migliore.

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