Dopo il «Cartella» di Reggio Calabria dato alle fiamme dai neofascisti, ora anche un padiglione del «Corto Circuito» di Roma è bruciato per cause ancora da accertare, il «Socrate occupato» di Bari ha subito una grave aggressione con sassi e bombe carta e, sempre di notte, il «Laboratorio Insurgencia» di Napoli è stato bersaglio di un vile attentato con il lancio di quattro molotov. Una nuova campagna coordinata, o soltanto il solito spontaneismo notturno dei «bravi ragazzi» neofascisti?
Certo è che il degrado culturale in Europa progredisce sempre più. Adesso, i giornali borghesi parlano di «choc» e scrivono che «l’Europa nera fa paura». In Germania circa la metà dei 15enni non è in grado nemmeno di dire se il Nazismo sia stato una dittatura o un sistema democratico, e un terzo di essi crede addirittura che Hitler sia stato un promotore dei diritti umani. Ma non è proprio questa la smemorata «normalità» post-ideologica promossa incessantemente dagli Stati europei negli ultimi vent’anni?
Non c’è dubbio che la «memoria condivisa» della Nazione sia stata, per decenni, una campagna martellante di manipolazione della coscienza collettiva per far dimenticare ogni crimine e strage istituzionale. E non sorprende che a Bologna, il 29 giugno, il discusso film revisionista sulla Strage di Piazza Fontana sia stato proiettato nella rassegna comunale «Il Cinema Ritrovato».
Di fronte a ciò è importante non delegare l’antifascismo, ma praticarlo sul territorio, nell’attivismo sociale e culturale, nella memoria antifascista, sovversiva e partigiana.
Come per l’iniziativa del «Coordinamento cittadini antifascisti Murri» in memoria dell’antifascista Emilio Bassi, bracciante agricolo massacrato dai fascisti il 19 giugno 1921.
Come per il lunghissimo, vivace corteo antifascista che ha attraversato Parma nel caldo pomeriggio di sabato 30 giugno, al fine di contrastare le violenze squadriste di CasaPound e di promuovere la chiusura di ogni spazio politico e sociale al neofascismo: «Fuori i fascisti dalle città».