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L’Itaglia merita di scomparire

L’Itaglia merita di scomparire. Ogni volta che si avvicina l’anniversario della strage del 2 agosto, questo è il solo pensiero degno di commentare gli insulti ai morti, i depistaggi, le rivendicazioni allusive, i polveroni mediatici che, ogni anno, riempiono i media di regime.

Lo stragista Valerio Fioravanti dichiara impavido che il Presidente dell’Associazione delle vittime della strage «ha perso solo la suocera e, come dice un mio amico, la suocera non è una vera perdita».

E Fioravanti si abbandona anche a prescrizioni da grande statista: «I servizi segreti non devono collaborare con la magistratura. Semplicemente non devono collaborare con il magistrato. Su niente devono collaborare. I servizi segreti non rispondono al magistrato, i servizi segreti rispondono al capo del Governo. In qualsiasi film i servizi segreti, la Cia, rispondono al presidente».

Ma anche Licio Gelli, l’ultimo gerarca fascista (così ama definirsi) condannato per i depistaggi sulla strage, si abbandona allo scherno ironico che sa di rivendicazione implicita: «Quella Mambro mi pare e quel Fioravanti mi sembra, non ne hanno colpa perché io credo sia stato un mozzicone di sigaretta che è stata lanciata, c’è stato un surriscaldamento ed è esplosa».

Poi c’è l’indefettibile postfascista Enzo Raisi, che da anni non fa che pestare una merda dietro l’altra, e ora minaccia di querela chiunque dichiari che la cosiddetta «pista palestinese» è «una gran baggianata»… Ma non può fare a meno di pestare l’ennesima merda.

Intanto, il neofascismo pensa di organizzarsi in un partito politico in grado di occupare il vuoto lasciato a destra dal sostegno del Pdl al governo Monti. Una forza che rilanci le parole d’ordine dell’antimondialismo: antieuropeista, xenofoba, nazionalsocialista. Per provare così a intercettare il voto di protesta e di esasperazione come ha fatto «Alba Dorata» in Grecia.

Tantissima gente ha sofferto, ha combattuto ed è morta per liberare questo paese dall’oppressione, dall’autoritarismo e dall’ingiustizia sociale. Sui campi del Risorgimento, subito traditi dallo Stato italiano. Nella guerra partigiana, subito vanificata dallo Sato italiano. Nei movimenti di liberazione sociale del dopoguerra, condizionati dallo Stato a suon di stragi. Per le strade di Genova…

Forse l’Itaglia merita davvero di scomparire.

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