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Gli eredi dei ragazzi di Salò

Questo articolo di Moni Ovadia vale per tante situazioni degli ultimi vent’anni, per tanti sdoganatori patentati, per tante menzogne interessate e revisionismi d’accatto. Ma calza a pennello anche al distrattissimo sindaco di Bologna Virginio Merola, tacito alfiere della cultura securitaria, indifferente al neofascismo, colui che si accorge dopo quindici anni che esiste un lager razzista in città e avrebbe potuto chiuderlo già da tempo, ma non lo ha fatto e non lo fa…

Gli eredi dei ragazzi di Salò

Eccoli qua di ritorno i baldi ragazzi nazifascisti, i nipotini mai redenti dei bravi giovanotti di Salò, i pupilli di zio Alemanno tanto coccolati dalla commozione di politici bipartisan assetati di riconciliazione revisionista. Non ci stancheremo mai di ripetere che la riconciliazione fu voluta e proposta all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nella forma di una vasta amnistia, dall’allora Guardasigilli, il comunista Palmiro Togliatti.

Togliatti non solo mandò liberi i fascisti, ma permise loro di ritornare alla vita civile e politica garantiti da una Costituzione generata dalla resistenza antifascista. Se avessero vinto i ragazzi di Salò, quelli come me sarebbero passati per i camini, gli oppositori sarebbero stati passati per le armi o rinchiusi in amene località turistiche di qualche lager.

Ora, dopo l’ultimo ributtante episodio di antisemitismo avvenuto a Napoli, scoperto dalle indagini dei carabinieri, molti politici della destra mostreranno il viso indignato e addolorato, si produrranno in manifestazioni di esecrazione pubblica con toni melodrammatici: «Che orrore, progettare di violentare una ragazza ebrea, pianificare l’incendio di un negozio israelita!». E, una volta di più, avremo come viatico, il trionfo dell’ipocrisia. Per l’ennesima volta non si andrà alla radice della mala pianta: la connivenza, la benevolenza o l’indifferenza di vasta parte della classe politica e non solo della destra berlusconiana, nei confronti della sottocultura nazifascista e di tutte e sue declinazioni pseudo folkloristiche di cui fa parte anche il razzismo negli stadi.

Anche non pochi esponenti del centrosinistra hanno strumentalmente sottovalutato l’indisturbato fiorire e rifiorire delle culture razziste, xenofobe e antisemite. Hanno accettato per quieto vivere la celebrazione di veri e propri sabba revisionisti nei salotti conniventi della televisione di Stato. Hanno tollerato le più infami calunnie contro i partigiani che hanno dato le loro vite perché noi vivessimo liberi in una democrazia mentre dichiarati fascisti e antisemiti avevano accesso al Parlamento repubblicano.

Da ultimo, hanno lasciato che l’istituzione del Giorno del Ricordo diventasse il campo di battaglia del revanscismo filofascista e hanno compiuto l’opera demolitrice della cultura antifascista che aveva preso l’avvio con la rimozione dal corso degli studi scolastici della materia di Educazione Civica che aveva il compito di formare i nostri giovani nella conoscenza consapevole della Costituzione. Adesso ci facciano la birra con la loro finta indignazione pelosa. Non ne abbiamo bisogno. Ciò di cui abbiamo bisogno è che l’antifascismo ritorni al centro del nostro sistema di valori.

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One Response

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  1. chirico carmine says

    In Germania gli iscritti alle SS e alla gestapo hanno avuto un trattamento diverso.Nel programma di denazificazione erano segnalati e durante il periodo che passavano in carcere venivano fatte ricerche su eventuali crimini di guerra. Da noi invece i repubblichini, tecnicamente traditori sottoposti alla legge marziale di guerra,( quindi da fucilare subito) hanno potuto tessere le loro trame – vedi gelli – e alla fine essere sdoganati da un altro ballista seriale arricchitosi riciclando i soldi della mafie. Complimenti.