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Ancora orrore e sangue a Parigi

Non da oggi l’estrema destra sa che una giusta combinazione di perbenismo in doppio petto e di violenza omicida può riuscire a far riemergere l’idea di uno Stato forte, gerarchizzato, razzista e autoritario.

Non vi è dubbio, ad esempio, che la strategia delle stragi culminata con la bomba del 2 agosto 1980 abbia inciso profondamente sulla storia italiana degli ultimi trent’anni promuovendo un degrado crescente della coscienza sociale. Oggi possiamo dire che le 85 vittime della strage di Bologna sono servite a promuovere una politica reazionaria e classista.

In Norvegia, dopo la terribile strage eseguita dall’integralista cristiano Anders Behring Breivik, l’elettorato «moderato» ha premiato proprio la destra populista e il «Partito del Progresso» in cui Breivik aveva militato dal 2002 diventando presidente dell’organizzazione giovanile. Quei 77 ragazzi assassinati sono serviti a promuovere una politica populista e xenofoba.

È oggi il caso anche della Francia, in cui Marine Le Pen conduce una campagna rassicurante per legittimare il «Front National» come partito di destra moderata e tuttavia dà copertura ai gruppi dell’estrema destra come «Generation identitaire» accogliendo nelle file del proprio partito giovani usciti da organizzazioni squadriste.

Nel maggio scorso, Dominique Venner, 78 anni, ex paracadutista volontario in Algeria, saggista di estrema destra e oppositore alla legge sui matrimoni omosessuali, si è sparato in bocca nella cattedrale di Notre-Dame invocando «gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini». E quello di Venner è stato subito lodato da Marine Le Pen come uno splendido «gesto politico».

Poi il 5 giugno scorso, Clement Meric, giovane studente antifascista diciannovenne di Scienze politiche a Parigi, viene picchiato e ucciso all’uscita di un negozio nel quartiere di Saint Lazare da un neofascista di «Troisième Voie», un gruppo della destra identitaria saldamente legato al «Front National».

Oggi invece un uomo in giubbotto antiproiettile «dal cranio rasato, di fisico imponente» ha esploso alcuni colpi di fucile nella redazione parigina del giornale «Libération» ferendo assai gravemente un fotografo.

E subito un responsabile giovanile del partito di centrodestra «Union pour un mouvement populaire» si è chiesto su Twitter se l’attacco a «Libération» non fosse «la risposta di un Francese esasperato dalla manipolazione mediatica» («la réponse d’un Français exaspéré de la manipulation médiatique»)…

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