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[Ucraina] Violenze su attivisti antifascisti per mano delle milizie neonaziste

Sul sito della «Mancha obrera» è comparsa la notizia di un assalto neonazista nella regione ucraina di Cherkasy con attivisti antifascisti morti e feriti. Traduciamo l’essenziale. Qui e qui le fonti della notizia. Qui un video. Nonostante le guerre siano sempre accompagnate da racconti tossici e strumentali come mostra Marc Bloch nel volume «La guerra e le false notizie», crediamo che questa notizia non vada sottovalutata e che si tratti di respingere ovunque e comunque quell’«intossicazione nazionalista» con cui il potere capitalistico governa a livello locale la crisi globale. Del resto, basta considerare il caso esemplare del «sospetto cecchino catturato a Kiev» o la forte presenza di neonazisti e antisemiti nostalgici di Hitler nel nuovo governo ucraino per comprendere che la partita è assai più complessa, terribile e pericolosa di una semplice contesa geopolitica fra mondo occidentale e Russia…

Il 20 febbraio otto autobus partiti dal sud dell’Ucraina con l’intenzione di partecipare ad azioni «antimaidan» hanno subito un’imboscata da parte di gruppi neonazisti nella regione di Cherkasy.

Le milizie paramilitari ucraine di Leviy Sektor hanno fermato il convoglio di autobus con i manifestanti impugnando armi da fuoco e lanciando una molotov sul primo bus.

Fatti subito prigionieri tutti i passeggeri, i neonazisti hanno rubato loro soldi e oggetti di valore e bruciato ogni altra cosa. Li hanno malmenati, li hanno costretti a cantare l’inno dell’Ucraina mentre gli orinavano sopra, ad alcuni hanno tagliato le orecchie o li hanno costretti a correre nudi e altre sevizie, e chi non si prestava con abbastanza convinzione veniva ulteriormente pestato.

L’assalto è durato ben sette ore, dalle 16 alle 23 del 20 febbraio, e il risultato pare essere stato una fossa comune in una vicina discarica dove sarebbero state sepolte un numero imprecisato di vittime, o di pestaggi eccessivamente violenti o di vere e proprie esecuzioni con un proiettile in testa. Tra i sopravvissuti, i feriti si contano a decine.

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