Persino la Corte europea di Strasburgo ha ripetutamente condannato lo Stato italiano per il trattamento disumano verso i detenuti. Non si tratta solo di responsabilità individuali, di «mele marce» o di episodi circoscritti, ma di un intero sistema giuridico e penale che è organizzato sul principio della vendetta contro i poveracci e gli sfruttati e della totale impunità per i ceti dirigenti e le forze dell’ordine. Lo conferma questa testimonianza di Davide Rosci, condannato secondo una norma del fascista Codice Rocco senza aver commesso alcun reato se non quello di trovarsi in mezzo agli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma.
La rivista Internazionale racconta la cella zero di Poggioreale. Purtroppo non si tratta di una realtà circoscritta a quel carcere. Io sono stato messo in isolamento al famigerato Mammagialla di Viterbo dove la cella era di 6 mq scarsi sotto uno scantinato buio stile film Saw (per intenderci la finestra era all’altezza della strada), l’ambiente era sudicio al massimo, lo sporco ovunque, il materasso in spugna puzzava di piscio ed era tutto rotto, il cuscino sempre in spugna mi è stato dato a metà perchè bruciato, la porta del bagno non c’era, l’acqua non era potabile e in 5 giorni non me l’hanno detto, i termosifoni non funzionavano e dalle finestre entravano gli spifferi d’aria gelata. Si stava ad una temperatura di 2 gradi. La notte ho dormito all’addiaccio con indosso tutti i vestiti che mi avevano lasciato, compreso il giubbotto, perchè le mie cose erano in un altro stanzino. Ho sofferto il freddo come non mai. Il cibo che mi veniva passato era scondito e la carne puzzava di morto. Per un mese ci hanno fornito due rotoli di carta igienica della peggiore qualità. L’acqua c’era solo in determinate ore della giornata e come detto non era potabile perchè contenente l’arsenico. Il passeggio ci veniva negato e comunque era da soli in un tugurio/corridoio di 10 mq. Le docce non avevano la luce e ci era consentito farla per poco tempo, tutto era allagato e pieno di muffa. Ricordo sui muri il sangue ovunque e le frasi di misericordia, rabbia e preghiere dei poveri cristi che come me avevano avuto la sventura di entrare lì sotto. Nella cella vicino alla mia c’erano due ragazzi che stavano scontando il 14 bis e per loro il mio cuore ancora piange. Praticamente dovevano passare 6 mesi li sotto nelle condizioni che vi ho descritto perdipiù senza tv e possibilità di uscire e avere colloqui regolari con i propri cari. Vivevamo in una tomba. Questo è il sistema carcerario italiano… bisogna raccontare tutto perchè il silenzio è il loro miglior alleato.