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Squadrismo, Stato e grande capitale

In poco più di due settimane sono tantissime le firme raccolte in Lombardia per chiedere al Presidente della Repubblica di sciogliere i gruppi politici di ispirazione neofascista. Lanciata il 16 dicembre, la campagna «Una firma contro il fascismo» ha già superato le 14mila adesioni.

Certo è che, in questi ultimi mesi, i media sembrano sempre meno interessati agli episodi di violenza razzista e squadrista dell’estrema destra. Anche la parola «neofascismo» o «neofascista» viene usata sempre più raramente, e certo non perché il fenomeno sia in calo. Secondo il «Gazzettino», a Treviso un giovane «vicino agli ambienti di estrema destra» è stato arrestato per lesioni e ingiurie aggravate ai danni di un 18enne marocchino.

Tuttavia oggi non sono certo i gruppi neofascisti e neonazisti a costituire un «pericolo per la democrazia», ma il vero pericolo di fascismo si deve piuttosto alla fascistizzazione degli apparati dello Stato, a una propaganda nazionalista e razzista sempre più aggressiva e manipolatoria, alle controriforme politiche e costituzionali del Governo Renzi dopo le ammonizioni della banca statunitense JP Morgan…

In tempi di crisi economica, l’alleanza inconfessabile tra fascismo e grande capitale si rafforza. Nel 2013 un grande istituto del potere finanziario mondiale come la banca JP Morgan chiedeva di ridimensionare drasticamente l’«eccesso di democrazia» (!) nell’Eurozona: «Dovete liberarvi delle vostre costituzioni sinistroide e antifasciste», scrivevano gli esperti di JP Morgan.

Restano allora attuali le parole che Luigi Fabbri scriveva, proprio a Bologna, nel 1921:

«Però ingaggiare la lotta materiale contro il fascismo, come organismo a sé, non vedendo altro nemico che lui, sarebbe un pessimo affare; sarebbe come tagliare i rami d’una pianta venefica, lasciandone intatto il tronco, come sciogliersi da qualche tentacolo della piovra senza colpirne la testa. Si potrà infliggere così al fascismo qualche sconfitta parziale, si potran seminare tra i fascisti dei lutti; ma ciò non servirà che ad inasprire inutilmente la lotta, e può servire a rafforzare il fascismo, contribuire a farlo diventare un organismo sempre più robusto.

La lotta contro il fascismo non può essere fatta in modo efficace che colpendolo attraverso le istituzioni politiche ed economiche, da cui emana e da cui trae alimento. I rivoluzionari, del resto, che mirano all’abbattimento del Capitalismo e dello Stato, se si lasciassero tirare fuori strada dal fascismo, come un fulmine che si lascia attirare dal parafulmine, e dedicassero le loro forze e si esaurissero nel combattere il solo fascismo, renderebbero un servigio alle istituzioni che pur vorrebbero demolire. Lo Stato capitalistico col babau del fascismo riuscirebbe non solo a difendersi, a viver più tranquillo, ma anche a convincere una parte del proletariato a collaborare con lui, a schierarsi dalla sua parte».

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