Svanito il «racket dei lavavetri», scomparso il «racket dei mimi», smentito il «racket dei pachistani»… ecco che la fervida fantasia dei «pm» bolognesi e dei segugi di «Repubblica» riesce a confezionare un’altra notizia esilarante sotto il titolone «L’obolo dei pusher ai mussulmani: semplice offerta religiosa o pizzo?» («Repubblica Bologna», 20 aprile 2016, p. 6).
Sembrerebbe che qualche pio spacciatore mussulmano faccia «oboli» alla moschea per purificarsi dal peccato di vendere droghe nocive e pericolose…
«Fin qui tutto bene», commenta il giornalista Gilberto Dondi. «Il problema è se invece si trattasse di qualcosa di diverso. I pm vogliono cioè verificare se si tratti in realtà di un ‘obolo’ imposto agli spacciatori da qualcuno. In altre parole, un’estorsione».
Insomma, una piccola elemosina per salvarsi l’anima va benissimo, ma non sia mai che i proventi dello spaccio non restino tutti saldamente in mano alle mafie italiche sempre ben viste da fascisti e polizia…
Già l’11 luglio scorso il capo uscente della Procura denunciava il fatto che a Bologna politica e magistratura vivono all’ombra di un «sistema corruttivo» coperto da omertà e affarismo.
Bologna e l’Emilia-Romagna sono diventate «terra di ’ndrangheta»: un’ampia area di riciclaggio di fiumi di denaro sporco e anche di spaccio mafioso di droghe pesanti e pericolose per controllare una società impoverita, inquieta e senza prospettive.
Lo si legge nella Relazione della Direzione nazionale antimafia, ove si dice fra l’altro che ciò è avvenuto perché i manager mafiosi hanno potuto contare «sul sostegno di una parte della stampa locale, sul colpevole silenzio delle istituzioni»…
La «stampa locale»!? Forse quella come «Repubblica Bologna»? Quella che inventa sempre nuove fandonie come paravento per una borghesia a cui non interessa da dove arriva il suo risicato benessere…?
Ora e sempre resistenza contro mafie e ipocrisia!