Da alcuni mesi a capo della Procura di Bologna si è insediato Giuseppe Amato, noto persecutore di anarchici e antagonisti e alquanto disattento o poco reattivo contro mafie, affarismo, corruzione e inquinamento ambientale. Per di più, un magistrato in odore di estrema destra che nel 2012 chiamò l’operazione contro gli anarchici trentini con il nome latino delle «zecche», «ixodidae».
Poi vi è la Procura del «Resto del Carlino», sempre fervida di montature e stalking contro l’antagonismo bolognese. L’ultima sentenza pronunciata dal «Resto del Carlino» del 29 novembre è quella di Gilberto Dondi sotto il titolo a caratteri cubitali:
«Terrorismo: Fuoriluogo, la solita impunità».
Con l’ironia di un ovviamente, Gilberto Dondi riesce a mettere sullo stesso piano un attentato incendiario contro una caserma dei carabinieri e un sacrosanto lancio di uova contro un banchetto di estrema destra caduto ora in prescrizione:
«L’impunità continua. Proprio ieri, all’indomani dell’attentato alla caserma dei carabinieri per cui gli inquirenti battono la pista anarchica, uno dei tanti processi agli anarchici dell’ex circolo Fuoriluogo (i quali nulla hanno a che fare, ovviamente, con la bomba di sabato notte) si è concluso con un nulla di fatto per prescrizione».
Peccato che lo stesso Tribunale di Bologna, dopo quasi un decennio di pedinamenti, intercettazioni, controlli, fermi, soprusi, angherie di ogni tipo…, abbia stabilito che il processo contro gli anarchici di Fuoriluogo era una montatura bella e buona costruita sul nulla, ovvero su un «inquadramento concettualmente erroneo della materia oggetto di indagine»…
Ma ovviamente Gilberto non lo sa…