Da decenni i neofascisti vengono protetti e sponsorizzati dalla politica «moderata» e dai media. Ogni loro omicidio o aggressione è una «rissa fra balordi». Ogni provocazione omofoba o razzista è la «legittima espressione democratica di un’opinione». Così, anche l’attacco di Charlottesville non ha destato nei media italiani una chiara condanna dello stragismo dell’estrema destra…
Evitare di chiamare fascisti i fascisti e nazisti i nazisti, equivale a rendersene complici. A maggior ragione, quando le violenze nazifasciste diventano attacchi terroristici come quelli di Charlottesville o come la strage di neri per mano di Gianluca Casseri o ancora quella di Utoya per mano di Anders Breivik, il tacere, l’attribuirne la causa a qualcosa di diverso dall’ideologia nazifascista (il «multiculturalismo» o l’«invasione straniera») significa essere complici di un’ideologia criminale e di chi per affermarla ricorre al terrorismo contro i nemici del nazifascismo, siano gli antifascisti, i neri, i giovani socialisti norvegesi. Vale per gli individui e vale ancora di più per i mezzi d’informazione, che in Italia fanno molta fatica a chiamare terroristi i bianchi che si macchiano di questi crimini e moltissima fatica a chiamare con il loro nome fascisti e nazisti e che spesso definiscono «populisti» politici e partiti che sono apertamente fascisti e che propagandano idee fasciste. Leggi tutto su Mazzetta.
un “antifascista” che cancella dalla definizione di fascismo il motivo fondamentale per cui i capitalisti l’hanno creato, ovvero la repressione violenta dei partiti e dei sindacati che si battono per i diritti dei lavoratori è un antifascista omeopatico, di quell’antifascismo che può stare benissimo su Repubblica di fianco a un’apologia di quel fascismo realizzato che è il Jobs Act.