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Forse l’ora del Grande Troll durerà poco

Nel clima abietto e avvelenato di questi mesi forse c’è anche un bicchiere mezzo pieno. Da una parte, finalmente, un partito che non era mai davvero esistito come il PD è scomparso e nessuno lo rimpiange, tanto che qua e là le cricche locali cercano di riciclarsi in gialloverde… Dall’altra parte, i partiti neofascisti e neonazisti come CasaPound e Forza Nuova sono stati ampiamente superati a destra dal «governo del cambiamento», e paiono oggi del tutto obsoleti, tanto da restare con le mani in mano e lasciare l’attività squadrista a minorenni annoiati e patiti di soft air

È l’ora del Grande Troll. Sembra un fascista, anzi vuole passare da fascista, ma è solo l’ultimo prodotto tossico del cinismo e del marketing postberlusconiano. Ha detto bene Alessandra Daniele su Carmilla:

«Se qualcuno cita Mussolini, sventola fucili, e invoca censimenti razziali, dargli del fascista NON lo danneggia. Perché lo è, e ci tiene a sembrarlo. Confermare l’immagine che qualcuno vuol dare di sé non è il miglior modo per combatterlo. Ciò che invece bisogna evidenziare è quello che di sé cerca di nascondere, e far dimenticare. Salvini è un pollo d’allevamento, esattamente come Renzi».

Non a caso, mentre a Genova si tiravano fuori ancora corpi dalle macerie, Salvini festeggiava il ferragosto abbuffandosi in un ristorante di Messina al riparo da tivù e selfie… «Prima gli italiani!».

Senza dubbio, serve a poco gridare al fascismo solo a parole e la cosa non è nemmeno credibile visto che ci hanno già provato il PD di Renzi & Minniti e l’altra pessima sinistra di D’Alema & Grasso. L’ipocrisia del potere è equamente diffusa a destra e a manca e, come nota qui Sebastian Bendinelli, il lungo sdoganamento bipartisan del Ventennio è diventato ormai, batti e ribatti, senso comune:

«Il punto è che denunciare queste forze politiche come fasciste, come a volerne smascherare l’ipocrisia, non funziona; e lo stiamo vedendo chiaramente in Italia – dove peraltro il termine ha perso gran parte della sua valenza peggiorativa dopo anni di sdoganamento e normalizzazione del regime mussoliniano».

Certamente il veleno sversato ovunque dalla Lega potrebbe essere anche letale e il fatto che il fascismo di Salvini sia un gadget in plastica non vuol dire che i suoi effetti degradanti non possano essere di lungo periodo, come nota ancora Sebastian Bendinelli:

«Ma il trolling non è senza effetti: oltre a solleticare una certa parte dell’elettorato leghista, le continue sparate sui social network o nelle interviste servono a spingere al centro del dibattito idee, linguaggi, atteggiamenti che fino a pochi anni fa non sarebbero stati accettabili».

A questo proposito, Fintan O’Toole ha parlato di trial run, ossia di test o prove tecniche: non essendo possibile applicare da un giorno all’altro un’agenda politica fascista dopo decenni di democrazia formale, è necessario condurre dei test graduali, alzando la posta in gioco fino a forzare i vincoli sociali e morali che determinano l’accettabilità di certi provvedimenti. Ed è un meccanismo che ha a che fare più con il marketing che con la politica.

Non basta certo la categoria rassicurante, sfuocata e ingannevole di postfascismo proposta ora da Enzo Traverso nei Nuovi volti del fascismo a rendere comprensibile un quadro sfuggente e ad elaborare strategie efficaci di resistenza.

Non pare probabile che possa essere efficace usare gli stessi sistemi comunicativi di Salvini.

Se ad esempio, imitando Salvini, Matteo Renzi si mettesse una t-shirt con il simbolo delle BR e in ogni talk show alzasse la mano a P38, forse potrebbe riscuotere un ampio consenso popolare di tweet e di selfie, e sarebbe certo all’altezza del suo personaggio, ma non produrrebbe affatto più libertà, più fratellanza e giustizia sociale.

Anzi, proprio il costante supporto del marketing alle politiche autoritarie ci fa capire una cosa. C’è un comitato d’affari della classe dirigente che ricorrerebbe a qualsiasi cosa pur di garantirsi più profitti: al fascismo, al neoliberismo, allo stragismo, al postfascismo, alla democrazia, ai piani quinquennali, al trolling

C’è un solo modo per tenerli a bada perché la smettano di opprimere, devastare e uccidere. Fare danni.

Forse l’ora del Grande Troll durerà poco. A ben riflettere, l’attuale governo non ha né idee né progetti concreti, ma fomenta e cavalca le paure, gli egoismi e i risentimenti di un paese impoverito, confuso, violento, ipocrita, sull’orlo ormai di uno sfacelo civile senza ritorno. È qui, nel punto più basso, che comincia la battaglia e anche la speranza di un avvenire diverso. Come cantava Claudio Lolli, forse dobbiamo cominciare ad assomigliare «al più grande di noi, / l’eroe che si rallegra della guerra vicina».

Ora e sempre resistenza!

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