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Aggressioni ai prigionieri politici e condanne a morte nelle carceri iraniane

Sabato, nella straordinaria manifestazione al fianco di Xm24 che ha portato migliaia e migliaia di persone per le strade di Bologna, un carro recava la scritta «Libertà o morte»… A qualcuno è sembrato uno slogan sopra le righe, ma è forse un buon riassunto di quel che ci troviamo di fronte…

PRIGIONIERI POLITICI IRANIANI IN SCIOPERO DELLA FAME AGGREDITI DA DETENUTI COMUNI – SU ISTIGAZIONE DELLE AUTORITÀ CARCERARIE – MENTRE UN’ALTRA DONNA CURDA VIENE CONDANNATA A MORTE

di Gianni Sartori

Arrestato e imprigionato nel luglio 2018 nel corso delle manifestazioni antiregime, Alireza Shir-Moahammd-Ali è stato poi condannato a otto anni di carcere. Il 10 giugno due detenuti comuni condannati a morte (un assassino e un trafficante di droga, due persone oltremodo ricattabili) lo hanno aggredito e colpito con una quarantina di pugnalate. Alireza, insieme ad un altro detenuto politico (Barzan Mohammadi, a sua volta ferito dai due delinquenti) era in sciopero della fame chiedendo di essere detenuto in un reparto separato. Anche l’anarchico Soheil Arabi, ugualmente in sciopero della fame e recentemente ricoverato in ospedale (dove si teme venga sottoposto all’alimentazione forzata), era stato ripetutamente percosso da prigionieri comuni.

Le aggressioni sarebbero state commissionate – e coperte – dalle autorità carcerarie. Al momento dei fatti nessuna guardia era presente nel reparto e i telefoni risultavano tutti disattivati.

Il 24 giugno la condanna a morte per Soghra Khalili (36 anni, madre di due figli) è stata confermata. La donna – curda – si trova rinchiusa nella prigione di Danandaj nel Kurdistan iraniano (Rojhelat).

L’inizio della sua detenzione risale al giugno 2012. La colpa, secondo i giudici, aver ucciso l’uomo che voleva violentarla.

Il marito, Omid Badri, ha dichiarato: “La condanna alla pena capitale risale al 2015, ma l’omicidio commesso da mia moglie era per difendere la sua dignità. Quell’uomo l’aveva molestata in continuazione, in maniera assillante, finché lei non ne ha potuto più. Tutti gli abitanti del nostro villaggio sanno bene che quella persona, Ali, aveva ugualmente molestato molte altre donne sposate”.

Forse ci sarebbe una possibile via d’uscita, ossia versare quello che viene definito “il prezzo del sangue”, ma la famiglia di Soghra non è in grado di pagare e per questo, ha spiegato suo marito “abbiamo bisogno dell’aiuto di persone generose”.

Al momento sono almeno 89 le donne impiccate durante il mandato di Rouhani. L’ultima è stata Fatemeh Nassiri, il 19 giugno 2019 nel carcere di Gohardasht.

Come in Turchia, anche in Iran i Curdi sono sottoposti a discriminazioni e vedono i loro diritti – religiosi, culturali, economici – regolarmente violati. Sono soprattutto le minoranze religiose, principalmente quelle curde, che subiscono misure atte a isolarle ed emarginarle.

Inoltre i curdi dell’Iran (circa 12 milioni) vengono discriminati in ambito lavorativo, abitativo e politico.

Gianni Sartori

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