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Albania come da manuale: la repressione garantisce lo sfruttamento (e i profitti)

Politiche antipopolari, autoritarismo, criminalizzazione del dissenso, sfruttamento capitalista e violenza squadrista vanno ovunque di pari passo e si incrementano ogni giorno di più in ogni angolo del pianeta. Non c’è antifascismo senza rivoluzione sociale!

ALBANIA COME DA MANUALE: LA REPRESSIONE GARANTISCE LO SFRUTTAMENTO (E I PROFITTI)
di Gianni Sartori

Contraddizioni (eufemismo) del capitalismo. Nonostante le esportazioni di cromo producano oltre 100 milioni di euro annuali, le famiglie di Bulqiza (la cui stessa sopravvivenza dipende dalle miniere) sono tra le più povere dell’Albania. La costituzione del Sindacato unitario dei minatori di Bulqiza risaliva al 17 novembre dell’anno scorso. Erano trascorsi soltanto cinque giorni e già il presidente di tale organizzazione veniva poco elegantemente licenziato dalla società mineraria AlbChrome (una delle società che fanno parte della Balfin di Samir Mane, la più potente associazione di società minerarie presente nella regione).

Pronta la risposta delle maestranze che entravano in sciopero esigendo la reintegrazione del sindacalista sul posto di lavoro, la fine della repressione antioperaia e un congruo aumento salariale.

Apriti cielo! Non l’avessero mai fatto! Nei giorni successivi è scattata la rappresaglia e altri sindacalisti, sia dirigenti che semplici iscritti, sono stati fermati, incarcerati – se pur temporaneamente – e interrogati dalla polizia. E agli inizi del dicembre 2019, un altro membro del comitato sindacale veniva licenziato. Tutto questo senza che i media ne dessero notizia. Sotto il tiro incrociato della proprietà e delle forze di polizia, i minatori decidevano allora di sospendere lo sciopero in cambio della – per quanto vaga – garanzia che la questione dei sindacalisti allontanati forzatamente sarebbe stata riesaminata dall’Ispettorato del lavoro.

Ma in realtà tutto era poi continuato come prima. Sia per quanto riguarda i numerosi e gravi incidenti in miniera, sia con le minacce di licenziamento per alcuni sindacalisti e retrocessione di qualifica per altri. In gennaio, mentre alcuni “mazzieri” sul libro paga di Samir Mane devastavano un luogo di ritrovo dei minatori, la polizia arrestava altri militanti intenti a distribuire un volantino di protesta contro l’AlbChrome.

Con la fantasiosa accusa di “turbare l’ordine pubblico” e di “provocare il panico tra la cittadinanza”.

Gianni Sartori

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