Le campagne elettorali sono i periodi più tetri e disgraziati dell’anno. Anzitutto perché neonazisti e neofascisti trovano mille pretesti, trucchi e travestimenti per la loro propaganda d’odio.
Da qualche settimana ha fatto le sue prime uscite pubbliche «Insieme Bologna», una lista «civica» dietro cui si nasconde l’ennesima commistione fascio-leghista, con l’ex-leghista Manes Bernardini e i quattro soliti noti di Forza Nuova nei panni di «onesti cittadini» preoccupati dal «degrado».
Invece il PD pare voglia riproporre il sindaco Virginio Merola per un secondo mandato perché «serve un sindaco per 10 anni». Quel che è certo è che una parte di questa città sente già salire un lungo conato di vomito.
Sempre disposto ad avallare ogni provocazione della destra, il sindaco Merola è alla guida di un’amministrazione che ha dato il patrocinio a un’iniziativa neofascista, che ha sempre concesso sale pubbliche a conferenze neofasciste e razziste, che ha fatto affiggere negli appositi spazi a pagamento i manifesti di «Fascismo e libertà» con grandi fasci littori e messaggi di fanatismo nostalgico.
È quello che, se la Lega Nord o il PDL lo sollecita, sgombera a ripetizione gli insediamenti di migranti e invoca strette autoritarie sulla «sicurezza». È colui che, tutt’a un tratto, versa lacrime ipocrite dopo quasi vent’anni di stragi di migranti, di violenze nei CIE, di soprusi e angherie nelle Questure. È il capo di un’amministrazione che collabora con governi dittatoriali come quello dell’Eritrea.
È quello che aspira a cancellare ogni segno di appropriazione collettiva della città da parte di chi la abita. Uno che sponsorizza le squadrette o ronde di pattuglianti cittadini e promuove l’impiego estensivo di telecamere e polizia. Uno che ha pensato a un’ordinanza anti-kebab come «misura di salvaguardia per il commercio nazionale». Uno che ha speso una fortuna per rifare la pavimentazione di Piazza Verdi perché non restasse nemmeno una pietra di quelle su cui era passata la rivolta del 12 marzo 1977…
Privi di una cultura politica, soppiantata dalla frettolosa liquidazione del loro passato, e incapaci di pensare una società diversa da quella attuale, i notabili del PD sono tutti votati da decenni allo sfascismo neoliberista, al vuoto spinto, alla devastazione ambientale e alla repressione sociale condita di buonismo e ipocrisia. A Bologna più che altrove.
E adesso Manes & Merola possono anche gioire del nuovo questore Ignazio Coccia, che ha messo in cima alle sue priorità il problema dell’«antagonismo».
In una città sempre più spenta e avvilita, soffocata dalla corruzione e dalle clientele, con una magistratura servile e collusa con il potere, un’amministrazione priva di idee e di ideali, un’università oziosa e affarista, un’imprenditoria che vive di ricatti ai lavoratori e di elusione fiscale, il gran Coccia si direbbe davvero un uomo all’altezza della situazione, un vero «servitore dello status quo»…
Manes, Merola, Coccia & c. Proprio qui vanno cercate le radici del «degrado» di questa città. È questa la «microcriminalità» che ogni giorno ci ruba futuro, libertà, dignità.
Un lungo conato di vomito li seppellirà!