Adesso si comincia a capire perché la Procura, la Questura e in parte anche il Comune di Bologna abbiano considerato per anni l’antagonismo sociale come il nemico pubblico numero uno, inventandosi sempre nuove montature fantasiose e provvedimenti vendicativi e persecutori contro le proteste sociali e studentesche.
Ora si comincia a capire perché un professore che cita Mussolini per sostenere le ragioni di un intervento militare italiano in Libia riesca ad ottenere una larga solidarietà istituzionale nel momento in cui viene giustamente contestato dagli studenti.
Già l’11 luglio scorso il capo uscente della Procura denunciava il fatto che a Bologna politica e magistratura vivono all’ombra di un «sistema corruttivo» coperto da omertà e affarismo.
Bologna e l’Emilia-Romagna sono diventate «terra di ’ndrangheta»: un’ampia area di riciclaggio di fiumi di denaro sporco e anche di spaccio mafioso di droghe nocive e pericolose per controllare una società impoverita, inquieta e senza prospettive.
Lo si legge nella Relazione della Direzione nazionale antimafia, ove si dice fra l’altro che ciò è avvenuto perché i manager mafiosi hanno potuto contare «sul sostegno di una parte della stampa locale, sul colpevole silenzio delle istituzioni»…
Si capisce perché la priorità per Questura e istituzioni cittadine sia quella dell’antagonismo sociale. È quantomeno un modo per guardare da un’altra parte…
Più dettagli sull’ipocrita «Repubblica Bologna» e sull’ipocrita «Corriere di Bologna»…