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[Verona] lun 30 apr h.20: mobilitazione antifascista in ricordo di Nicola Tommasoli

Riceviamo e volentieri condividiamo la notizia di una mobilitazione antifascista a Verona in ricordo di Nicola Tommasoli.

VERONA – Lunedì 30 aprile 2012 – dalle ore 20.00
Piazzetta Tommasoli (Porta Leoni) Verona
Mobilitazione Antifascista

Intervengono voci individuali e collettive tra cui:

– Giampaolo Romagnani, docente di Storia moderna – Università di Verona;
– Germana Villetti e Stefania Biagetti, mamma di Renato Biagetti (aggredito e ucciso a Roma) del Comitato Madri per Roma Città Aperta;
– Interventi, scritti, riflessioni sulla realtà politica locale e in ricordo di Nicola;
– Cronistoria delle vicende passate e presenti della politica veronese;
– Proiezione del video “Restiamo umani – the reading movie”, lettura dei capitoli dell’omonimo libro di Vittorio “interpretata” da alcuni esponenti del mondo dell’arte e della cultura vicini alla causa palestinese, la madre di Vittorio Arrigoni recita il primo capitolo.
– Cafè Desordre in concerto.

Perché è morto Nicola Tommasoli?

Quattro anni fa, in questo luogo, Nicola è stato ucciso in seguito all’aggressione da parte di cinque coetanei, cinque “normali” ragazzi veronesi, per uno stupido pretesto: una sigaretta rifiutata. Il sindaco di Verona commentò allora che cose di questo tipo capitano “una volta su un milione”.

Ma l’aggressione di Nicola veniva dopo una lunga serie di fatti simili accaduti nelle strade del centro città, e non è stata l’ultima. Alcuni degli assassini avevano già partecipato ad altre aggressioni, tutte contro persone identificate in qualche modo come “diverse”. Frequentavano gruppi dell’estrema destra cittadina, così come la tifoseria dell’Hellas Verona.

Nel marzo 2003, durante un’aggressione da parte di tre “cani sciolti” neofascisti, muore accoltellato a Milano Davide “Dax” Cesare, attivista di un centro sociale milanese.

Nell’agosto 2006, dopo una serata di musica in spiaggia, Renato Biagetti viene aggredito e ucciso nei dintorni di Roma perché “diverso”, perché quello “non è il suo territorio”.

Nel luglio 2011, a Oslo e Utoya (Norvegia), Anders Breivik fa strage, con esplosivi e armi da fuoco, uccidendo 77 persone e ferendone molte altre. Breivik, estremista di destra, parla di sé come un novello crociato e dichiara di aver agito per difendere la tradizione cristiana contro l’Islam, il multiculturalismo e il marxismo.

Nel dicembre 2011, a Firenze, Gianluca Casseri, scrittore fantasy antisemita iscritto a CasaPound, spara contro commercianti ambulanti di colore, uccidendone due e ferendone altri.

Sono fatti diversi, difformi nei numeri, accaduti in momenti e in contesti diversi. Ma cosa li accomuna, oltre all’esito tragico? Li accomuna l’idea che ciò che conta è l’identità di sangue e suolo, di territorio; tutto ciò che è altro, che viene da un ‘altrove’ (un migrante, un giovane di idee o di aspetto ‘diversi’) rappresenta un nemico, un pericolo da disprezzare, combattere, annientare.

E questa idea, che ha in sé i germi della violenza, è parte di una più ampia ideologia, che cerca risposte alla complessità dei problemi sociali con la gerarchia, con le imposizioni, con la negazione delle libertà, con il diritto dei forti di sottomettere i deboli. In due parole: razzismo, fascismo.

Oggi a Verona una lapide commemorativa di freddo marmo è l’unico segno di quanto successo, dopo che il Comune ha fatto ripulire l’area dalle centinaia di fiori, messaggi, oggetti che tanti cittadini avevano lasciato come segno di partecipazione. E a Nicola il Comune ha intitolato il centro civico costruito sulle macerie del centro sociale autogestito La Chimica, sgomberato e abbattutto poco dopo l’insediamento della Giunta Tosi.

Nel frattempo, i gruppi neofascisti come CasaPound hanno continuato ad essere sostenuti (e a sostenere) l’Amministrazione comunale. Così come un candidato sindaco per Forza Nuova, leader dei “butei” della Curva Sud, solo pochi giorni fa ha ribadito per l’ennesima volta che i cori razzisti allo stadio non sono altro che “goliardia”.

Ecco, sembra sempre che Verona non voglia crescere. Rifugiandosi in facili autoassoluzioni e in rapide amnesie. Noi siamo veronesi e, non di meno, cittadine e cittadini del mondo. Amiamo la libertà, e odiamo il razzismo. E crediamo che, se il governo di una città è connivente con i gruppi neofascisti e gli ambienti in cui gli assassini razzisti degli anni Duemila trovano modo di muoversi e proliferare, quell’Amministrazione non ci può rappresentare. Non può parlare anche in nostro nome.

Perché anche per questo, purtroppo, è morto Nicola Tommasoli.

Sarà disponibile anche un buffet popolare.
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Cittadine e cittadini antifascist*, Verona

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