Ora, dopo decenni di reticenze e di eufemismi, i media borghesi scoprono tutt’a un tratto che esistono gruppi neofascisti e neonazisti, che sono organizzati su più livelli operativi, che sono capaci di violenze squadriste e operano normalmente negando quello che fanno. Un Ku Kux Klan de’ noantri:
«C’è una sorta di doppio livello. Gruppi allargati di duecento attivisti – spesso semplici cittadini – e “nuclei” operativi di 30 o 40 unità. Si organizzano con chat su WhatsApp, girano nelle strade del Sud Pontino, tra Formia e Minturno, al confine tra il Lazio e la Campania. Fermano persone, annotano targhe, fotografano i “sospettati”, facendo girare le immagini sugli smartphone. Non amano usare pubblicamente la parola ronde, preferiscono parlare di “passeggiate per contrastare i furti”. Ma tutto finisce per diventare una caccia agli stranieri».
Per decenni li hanno vezzeggiati e blanditi come gruppi di «bravi ragazzi» eredi di quelli che per il centrosinistra erano i «ragazzi di Salò»…
Adesso invece quegli stessi media che, fino a ieri, hanno sempre travestito aggressioni e omicidi neofascisti con lo stereotipo qualunquista della «rissa fra balordi» – tanto che quasi nessuno ricorda più le decine di persone che ci hanno perso la vita o la salute, – paventano il pericolo fascista e sventolano la bandiera dell’antifascismo per fini in gran parte elettorali. A Milano, il sindaco Sala ha richiamato persino la possibilità dell’antifascismo militante…
Intanto, dall’altra parte i neofascisti hanno avuto ordine di astenersi dalle aggressioni fino alle elezioni per non turbare l’immagine pubblica della «destra moderata» che li protegge e li sostiene.
E in tal modo i neofascisti imparano a provocare nel modo più mediaticamente efficace e ottengono larga visibilità per la loro propaganda.
È un gioco pericoloso come osserva Infoaut cogliendo bene il problema:
«La stampa di questo paese, gli eredi della sinistra comunista italiana e l’intero quadro della compatibilità istituzionale hanno in questi tempi recenti consegnato un’agibilità inedita ai fascisti. Non piangono ora sul latte versato questi soggetti, non si stanno leccando le ferite. Continuano a sviluppare lo stesso copione per il fine della stabilità complessiva. C’è un gioco di propaganda elettorale in cui cercano adesso, disperatamente, di rappresentarsi per una fetta esigua di paese colto – quello votante, in fin dei conti – come argine (a parole!) contro il montare di una presunta marea nera.
Ma non è un gioco. Scherzano col fuoco gli interpreti di questa testimonianza farsesca e contemporanea di antifascismo. Pompano in prima pagina quattro stronzi con due torce e la maschera bianca o quegli altri a Como con la testa rasata (ma nessun tricologo democratico assegnerebbe allora su questo criterio la patente di antifascismo a Minniti!) sottovalutando l’importanza di un mondo che danno già per perso: quello che ignora il firmamento dei valori imposti dall’alto. Credono di non dover nulla a quanti hanno fatto una necessità della diserzione dai valori dominanti siano questi pure i valori della democrazia, dell’antifascismo, della libertà etc. etc. e Bla bla bla… per non farsi fottere.
È qui che ci si deve muovere. I nomi nuovi, per quello che siamo sempre stati, sapremo trovarli. L’importante è non perdere la cognizione della nostra parte. Ciò contro cui però subito bisogna schierarsi è questa operazione che regala ai fascisti una rappresentazione (falsa) di incompatibilità anti-sistemica, di critica e di capacità di scandalizzare… Per combattere i fascisti bisogna cominciare dall’essere contro questo “anti-fascismo”».
Noi però non crediamo ai nuovi nomi, perché la battaglia è sempre la stessa e dobbiamo solo riprendere in mano tutte le nostre parole d’ordine e tutte le nostre pratiche di lotta sociale.
Non siamo nel futuro. Siamo ancora nell’Ottocento autoritario, razzista, guerrafondaio e colonialista che traveste lo sfruttamento e l’orrore da liberalismo, civiltà e cultura. Siamo nel cuore della tenebra, una tenebra mediocre e devastante.
Vedi anche:
Insidie dell’antifascismo legalitario
L’antifa-washing del PD è disgustoso e pericoloso
Risposta di un amministratore del PD all’Assemblea Antifascista Permanente nel 2009
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