A Bologna l’antifascismo non è una questione di nicchia, non è un anacronismo, e non è nemmeno affare dei papaveri della sinistra di potere. A Bologna l’antifascismo è un ruggito di popolo che non si fa spaventare dalla reiterata violenza delle divise e rende piccoli e stupidi i venti nazisti che hanno voluto fare di piazza Galvani un palcoscenico per il proprio osceno capetto.
Questo ha dimostrato la giornata di oggi venerdì 16 febbraio, iniziata con l’occupazione di piazza Galvani sette ore prima dell’annunciato comizio di Roberto Fiore. Alle 14 la polizia sgombera la piazza a manganellate ma nessuna e nessuno si fa intimorire: corteo fino a piazza Maggiore e presidio fino alle 19.30, che si ingrossa fino a contare migliaia di persone. Poi riparte il corteo e torna in via Farini, ancora una volta luogo di violente cariche, stavolta con idranti e lacrimogeni. Infine, mentre i nazi ripegavano le bandiere e si allontanavano circondati da centinaia di guardie di stato armate fino ai denti, di nuovo in corteo fino al Sacrario dei partigiani, con la certezza di aver vinto. Su tutta la linea. In tantissime e tantissimi, insieme, senza paura. Ciascuna e ciascuno con la sue storie personali e collettive, con le sue rabbie e le sue lotte e le sue autogestioni, tutte e tutti con la stessa rabbia e determinazione.
Nodo sociale antifascista