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Per Abba, per Emmanuel e per tutte le vite spezzate dal razzismo


A Milano si stanno preparando due momenti importanti di memoria e di lotta anche con il coinvolgimento dello SCI: il Festival antirazzista per non dimenticare Abba dal 7 al 16 settembre in Piazza del Cannone e la Manifestazione antirazzista in ricordo di Abba il 22 settembre.

Quasi dieci anni fa, il 14 settembre 2008, per le strade di Milano veniva ucciso a sprangate il 19enne Abdul Salam Guibre, detto Abba. Quella notte due baristi, padre e figlio, inseguirono con spranghe e bastoni tre ragazzi che avevano rubato un pacco di biscotti urlandogli contro «negri di merda», «dove vai cioccolatino» e «sporco negro». Lasciarono Abba in una pozza di sangue dopo averlo colpito ripetutamente alla testa.

Subito, il vicesindaco De Corato dichiarò che l’episodio non aveva matrice razzista. E la tesi fu ribadita in diretta televisiva a «Porta a Porta» da Silvio Berlusconi: «la questione razziale e il colore della pelle non c’entrano nulla», ma il problema era invece la «politica delle porte aperte» che «ha portato a far sentire gli italiani meno sicuri».

Così, sul sangue fresco di Abba veniva collaudato un espediente del discorso istituzionale capace di coprire e giustificare il razzismo: «il razzismo non c’entra…». Nel processo per la morte di Abba venne subito scartata l’aggravante razzista. Ma quell’omicidio fece comunque impressione. La condanna fu di 15 anni per omicidio volontario.

Otto anni dopo il neofascista Amedeo Mancini uccide a pugni Emmanuel Chidi Nnamdi dopo averlo ripetutamente insultato come «negro» e «scimmia africana». Per il tribunale non c’è alcun razzismo e l’assassino viene liberato dopo pochi mesi di carcere, grazie al favore dei media, dei politici, del sindaco di Fermo, dei benpensanti locali… Al suo ritorno a casa la tifoseria fermana gli dedica l’ennesimo striscione di saluto e complicità: «E quindi uscimmo a riveder le stelle, bentornato fratello».

Poi arriva il leghista e neofascista Luca Traini

Oggi negare l’evidenza del razzismo è diventato un fatto abituale. Ormai da mesi sparano sulle persone di colore. A Latina quattro giovani sparano dalla loro auto a un 41enne indiano in bici, ma per le forze dell’ordine «il razzismo non c’entra». A Pistoia sparano su un migrante, ma «non è razzismo». E così via.

Ormai è come un mantra. «Quello di Salvini non è razzismo. È un atteggiamento di fermezza e io lo sottoscrivo», dichiara il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, a «In Onda» su La7 riguardo alla vicenda della nave Diciotti e dei migranti sequestrati a bordo. «Non bisogna confondere la determinazione con il razzismo», dichiara il premier Conte.

Vi è in ciò una negazione della violenza proprio mentre la si compie che è una strategia tipica del fascismo e dell’estremismo di destra.

Lo riconosceva il leghista Mario Borghezio anni fa:

«Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera eccetera… ma dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi».

Per Abba, per Emmanuel, per tutte le vite spezzate dal razzismo di Stato non bastano le parole di circostanza, gli esposti, i processi. Negli ultimi anni abbiamo solo visto crescere violenze, ingiustizie e razzismo. Ogni volta abbiamo creduto che si fosse toccato il fondo dell’infamia e del degrado civile. Ma violenze e ingiustizie continueranno a crescere finché non sapremo cambiare le cose e abbattere i muri della prigione sociale in cui vogliono farci vivere.

Ora e sempre resistenza quotidiana!

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