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Intimidazioni, minacce, pestaggi

Mentre in Italia continua la campagna di fake news della «Stampa» dalle cui pagine Mattia Feltri se la prende con gli antifascisti scrivendo che, «nell’Italia gioconda di oggi, per fascismo la morte non la rischia nessuno, se non qualche immigrato»…

Intanto a Losanna, nella notte del 28 febbraio, l’attivista antirazzista Mike, del collettivo Jean Dutoit, è stato ucciso dalla polizia. In seguito a un controllo nei pressi della stazione, è stato immobilizzato e ammanettato. Subito dopo, secondo gli agenti, «ha avuto un malore e ha perso coscienza». Ferito alla testa, è morto all’ospedale.

Così, nella gioconda Losanna la polizia ha ucciso ancora, come aveva ucciso Lamin F. tre mesi fa, come aveva ucciso Hervé Bondembe Mandundu un anno fa, e come aveva pestato Claudio e tant* altr*. Forse Mattia Feltri direbbe «nessuno, se non qualche immigrato»…

A Pavia invece i neofascisti segnano le abitazioni degli attivisti antifascisti e antirazzisti usando un adesivo con la dicitura «Qui ci abita un antifascista», e a Roma i militanti di Forza Nuova gridano «Ogni compagno preso lo massacriamo»…

Media mainstream, poliziotti e squadristi non sono la stessa cosa, ma sempre più fanno sistema nell’intimidire, minacciare, picchiare a beneficio dei ceti dominanti.

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Fascismo abitativo

Oggi l’industria del turismo sta modificando profondamente il tessuto sociale delle città italiane. Per il capitale speculativo risulta un ottimo affare comperare appartamenti per affittarli ai turisti. Basti dire che a Bologna il prezzo medio nel 2017 è stato, per gli affitti turistici, di 170,30 euro a notte. A Roma il prezzo medio giornaliero è stato di 124,48 euro, e a Milano di 154,24 euro. Ossia un ricavo mensile di almeno 4.000 o 5.000 euro…

Così, a Bologna, nella zona San Vitale-Sant’Orsola gli affitti sono cresciuti, negli ultimi sei mesi, del 37% e costano 135,25 euro di media al giorno, mentre nell’area Saffi-Maggiore si parla di un buon 22% in più con una media di 134,57 euro al giorno.

Ad esempio, per un appartamento grande in zona San Vitale, il proprietario può arrivare a mettere via 13.000 euro all’anno di guadagno, mentre per un appartamento piccolo in zona Saffi-Maggiore si può arrivare fino a 6.000 euro. Chi lavora e ha uno stipendio normale, si trova insomma sempre più sospinto nelle aree suburbane.

Tanto più che i neofascisti questo problemino lo hanno risolto facilmente. A Roma ci sono i camerati abusivi di CasaPound: parenti e amici vivono gratis nel centro di Roma, con vista sulle cupole della basilica di Santa Maria Maggiore. È il Grand Hotel dei neofascisti: Iannone ha messo lì la moglie, Di Stefano il fratello… Emergenza abitativa risolta. Sì, ma per parenti e amici!

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[Ancona] sab 10 mar: assemblea unitaria dei movimenti antifascisti

A Pescara il 28 febbraio una trentina di antifascisti/e è andata a contestare la conferenza del neofascista Di Stefano che presentava il programma di CasaPound in un albergo del centro. C’era un vasto schieramento di forze dell’ordine davanti all’albergo e i neofascisti sono scesi giù all’entrata per incitare la polizia a caricare il presidio.

Ma ormai, da Palermo a Torino, le mobilitazioni antifasciste hanno ridato ai movimenti una capacità di protagonismo sociale fino a qualche settimana fa inimmaginabile. Un protagonismo che ha reso le piazze di tante città impraticabili per i neofascisti, che ha dissestato la già miserabile campagna elettorale, che ha trasformato un intero contesto culturale e comunicativo in cui si era costruita ad arte la percezione dell’assenza di opzioni, della cultura razzista e della propaganda xenofoba come sfondo dominante, della sicurezza come negazione inevitabile delle libertà.

Per pensare e agire insieme, l’antifascismo marchigiano propone ora un’assemblea nazionale unitaria di movimento per SABATO 10 MARZO ad Ancona.

Vedi il documento che promuove l’assemblea:
I movimenti cambieranno il futuro perché hanno la forza di trasformare il presente

Qui informazioni logistiche.

Non un passo indietro!

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Siamo tutte antifasciste! Siamo tutte Cattive Maestre!

Riteniamo gravissimo il caso dell’insegnante di Torino minacciata di licenziamento per aver esercitato il proprio diritto di manifestare. Nel vuoto devastante di una politica istituzionale sempre più violenta e autoritaria, questa ennesima gogna mediatica fondata sul nulla vorrebbe intimidire chi rivendica e pratica l’antifascismo e la resistenza civile contro ogni discriminazione. Oggi la scuola è un terreno privilegiato di reclutamento dei gruppi neofascisti e neonazisti, e la rabbia contro chi li protegge e chi li coccola è un fatto spontaneo per chi vede da vicino il degrado culturale delle giovani generazioni. Tutta la nostra solidarietà va alla compagna antifascista che sta subendo il mobbing della politica e dei media! Ripubblichiamo la giusta presa di posizione delle Cattive Maestre. Non passeranno!

Siamo tutte antifasciste! Siamo tutte Cattive Maestre!

“Cattiva Maestra”, così Gramellini oggi sul Corriere della Sera apostrofa l’insegnante che in questi giorni è al centro di una vera e propria gogna mediatica, dopo esser stata filmata in piazza a Torino lo scorso 20 febbraio mentre manifestava insieme ad antifasciste e antifascisti contro il comizio elettorale di Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Nei confronti della Cattiva Maestra, che nel video si rivolge con rabbia alle Forze dell’Ordine schierate a difesa dell’iniziativa di CasaPound, il MIUR e l’Ufficio Scolastico Regionale hanno avviato delle indagini mentre il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ne ha chiesto il licenziamento immediato in un’intervista al Corriere della Sera. Le accuse rivolte alla docente, che motivano la richiesta di licenziamento, sono quelle di essere “una persona pericolosa per l’educazione dei ragazzi che le sono affidati” e, secondo Gramellini che concorda con Renzi, sarebbe lei “la fascista perfetta. Arrogante, violenta, fanatica. Con gli occhi strabuzzati e la bocca sguaiata che bestemmia il buon senso e il senso dello Stato”.

Negli ultimi mesi di campagna elettorale siamo state dirette testimoni delle conseguenze che la legittimazione politica e mediatica dei partiti neofascisti ha prodotto nelle scuole e nei quartieri delle nostre città. Volantinaggi, banchetti, slogan fascisti sui muri degli istituti scolastici, apertura di nuovi centri di aggregazione, iniziative di protesta contro le programmazioni didattiche non in linea con i loro contenuti, attacchi diretti a insegnanti e a presidi “sessantottini” si sono moltiplicati. La scuola per CasaPound e Forza Nuova è decisamente un spazio di potenziale aggregazione: dal coinvolgimento nei comitati genitori della scuola primaria, al lavoro diretto con gli studenti medi, il tentativo di diffondere una cultura nazionalista, razzista e sessista attraverso specifiche tematiche scolastiche è esteso a tutti i cicli.

Se anche la Ministra Valeria Fedeli, in occasione del settantesimo anniversario della Costituzione, ha ritenuto opportuno riaffermare le radici antifasciste della scuola italiana distribuendo una nuova edizione della carta in tutte le classi, è forse perché anche nei piani alti di Viale Trastevere ci si sta interrogando sui possibili effetti dello sdoganamento della cultura autoritaria e fascista, per altro, avallati da diversi suoi colleghi di governo. Come insegnanti antifasciste e antirazziste difendiamo ogni giorno la memoria storica collettiva dentro le nostre aule, e ci facciamo carico del ruolo di presidio culturale e democratico che la scuola deve avere all’interno dei territori: una comunità di dialogo garante del rispetto di tutte le diversità. Lo facciamo con gli strumenti e la professionalità che ci danno la formazione e l’esperienza, scegliendo in ogni contesto metodi e pratiche adatti al ciclo scolastico, alle storie e alle sensibilità dei nostri alunni e delle nostre alunne, senza cedere sulla radicalità di contenuti per noi imprescindibili. Fuori dalle classi non siamo più insegnanti, lavoratrici, rappresentanti di un’istituzione; siamo donne, femministe, antifasciste e antirazziste.

Non siamo tenute a incarnare 24 ore su 24 e in ogni momento della nostra vita il ruolo del posto di lavoro né a rispettarne la disciplina. Dietro questo attacco alla professoressa, non c’è nessuna difesa dell’integrità della scuola. C’è solo la traccia di un nuovo perbenismo e moralismo che si fa strada nella società e che si intreccia con le pulsioni autoritarie di questa classe dirigente neoliberale.

Rifiutiamo la retorica dell’insegnamento come missione, come indole, come propensione naturale al sacrificio in quanto donne. Non siamo necessariamente materne e composte, né tantomeno pacate con i fascisti. Ci sembra gravissima la gogna mediatica alla quale la nostra collega viene sottoposta in queste ore, e un precedente pericoloso la richiesta di licenziamento per le sue scelte politiche. “Licenziata perché sguaiata antifascista”, quello stesso antifascismo “patinato” e retorico che qualcuno in campagna elettorale dice di difendere, ma poi è pronto ad insegnarci le buone maniere e a condannare chi non fa dell’obbedienza una virtù.

Del resto, era proprio Don Milani a ricordare:

«L’obbedienza a ogni costo? E se l’ordine era il bombardamento dei civili, un’azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l’esecuzione sommaria dei partigiani, l’uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l’esecuzione d’ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l’ordine d’un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari? […] L’obbedienza non è più una virtù».

Solidarietà all’insegnante torinese, in piazza e nelle classi tutti i giorni contro ogni fascismo.

Siamo tutte antifasciste, siamo tutte Cattivemaestre!

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La resistenza non è un reato! Lorenzo, Giorgio e Moustafà liberi subito!

Appena assunto, il neoassessore alla Sicurezza Urbana e alla Polizia Municipale di Bologna, tal Alberto Aitini, ha tenuto un discorso d’incoraggiamento alle truppe dando loro carta bianca contro l’antagonismo:

«Essere antifascisti oggi vuol dire rispettare le leggi dello Stato e rispettare voi, cioè i lavoratori che le fanno rispettare. Chi non lo fa è un delinquente e come tale deve essere trattato».

È dalla manifestazione di Genova del 2001 che le forze dell’ordine hanno ricevuto garanzia di un’ampia impunità da parte del mondo della politica istituzionale.

Così, da oltre quindici anni abbiamo vissuto una fascistizzazione crescente delle istituzioni repressive che in Italia continuano a provocare un numero rilevante di morti e feriti solo per estro sadico e omicida: Bolzaneto, la Scuola Diaz, Carlo Giuliani, Marcello Lonzi, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Turrisi, Stefano Brunetti, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio, Giuseppe Uva, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj, Stefano Cucchi…

Di pari passo, durante le manifestazioni le forze dell’ordine hanno preso l’abitudine di caricare e manganellare a freddo, senza ragione, con accanimento, in dieci contro una persona a terra, per intimidire e dissuadere legittime proteste o iniziative. Ora a Modena – ed è una delle prime volte – un poliziotto è sotto processo per aver disfatto la faccia di una ragazza quindicenne a manganellate. Un caso fra mille.

Non bastano a cancellare anni di soprusi e di violenze qualche fake news come quella degli ordigni pieni di chiodi e bulloni usati a Torino contro le cariche di polizia. Una cosa stupida e autolesionista che avrebbe ferito anche i manifestanti dato che la traiettoria esplosiva di chiodi e bulloni non va certo in una sola direzione…

Invece, è un fatto facilmente dimostrabile che in Italia le forze dell’ordine siano ampiamente infiltrate da neofascisti, razzisti, bulli e picchiatori. Basti dire che nel 2014 una riunione sindacale delle forze dell’ordine ha applaudito in piedi per cinque minuti i poliziotti che, dieci anni prima, avevano assassinato a calci il diciottenne Federico Aldrovandi…

È un fatto facilmente dimostrabile che in Italia il reato di «resistenza» sia usato, da decenni, per mascherare violenze unilaterali delle forze dell’ordine. E ciò perché l’Italia non ha mai voluto riconoscere il «diritto di resistenza» sancito in gran parte d’Europa e già nella «Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino» del 1789, ma cassato nel 1947 durante la revisione della Costituzione.

Se i partigiani avessero «rispettato le leggi dello Stato», Aitini sarebbe oggi il segretario del Podestà di Bologna…

La resistenza non è un reato! Lorenzo, Giorgio e Moustafà liberi subito!

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«Vanity Fair» e finti ribelli del neofascismo patinato

Uno dei segni più evidenti del rapporto fra squadrismo neofascista e potere economico sono i tanti articoli elogiativi che i grandi rotocalchi patinati dedicano al neofascismo come nuova moda giovanile.

Dopo l’elogio di «Marie Claire» alle militanti nazistoidi e antisemite di CasaPound, ecco ora «Vanity Fair» che fa un quadretto oleografico del Blocco studentesco per opera di tal Silvia Nucini.

Ovviamente non si fa menzione delle sistematiche aggressioni e pestaggi di studenti antifascisti. L’obiettivo dell’articolo è solo quello di attribuire al neofascismo un qualche fascino di ribellione, per farne una moda. E certo non è facile farlo su una rivista patinata e perbenista, tanto che trucchi e stereotipi sono sempre gli stessi: la mamma era antifascista, poi il bravo ragazzo, con buoni voti, ha scelto l’eroismo, ma niente cinghiamattanza né Marinetti, e legge invece Dante e Petrarca odorando una italica margheritina…

Questa continua campagna pubblicitaria su tivù e rotocalchi conferma il fatto che i neofascisti cercano di passare per ribelli e per idealisti, ma sono sovvenzionati, sostenuti e coccolati proprio dai padroni.

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Si riparte da Macerata! Ma per andare dove?

Riceviamo e diffondiamo una riflessione che arriva dal collettivo Antifa Macerata: un’analisi su quanto successo a Macerata in queste ultime settimane e un contributo sulla situazione e le prospettive di un nuovo antifascismo.

Si riparte da Macerata!
Ma per andare dove?

Note sulla frammentazione dell’antifascismo istituzionale e la ricostruzione di un nuovo antifascismo

Partiamo da un punto base. Gli eventi di Macerata nelle scorse due settimane non sono stati pure casualità né, tantomeno, imprevedibili atti di follia. Sono l’espressione della crescente, putrida marea da cui riemerge il neo-fascismo. Questa marea ha origine nell’abbandono istituzionale, nella repressione sociale e nell’assistenzialismo de-umanizzante e produce un conflitto tra poveri. Incoraggiato dai media come dalle forze parlamentari, questo conflitto ci spinge a farci a pezzi tra di noi per qualche briciola. Il fetore della marea si sta espandendo in tutta Europa ma, abbiamo imparato nostro malgrado, trova le sue espressioni più pungenti nelle provincie insospettabili: in territori apparentemente pacificati, nelle chiese brulicanti, nell’associazionismo democristiano, in gruppi Facebook apparentemente innocui e campanilistici e nei bacini elettorali che si definiscono «di sinistra». Eppure, il 10 Febbraio ci suggerisce che è proprio da queste stesse province che dobbiamo ripartire perché territori dove le relazioni umane sono più fitte, l’opinione pubblica più facilmente influenzabile, le assemblee popolari più visibili e le forze in campo, incluse quelle statali, meno strutturate. Qui l’antifascismo militante si fa anche semplicemente stando in strada, andando a lavoro o sedendo al bar e gli scazzi si gestiscono, volenti o nolenti, davanti a quello stesso bancone. Continued…

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Il Vangelo secondo Matteo… Salvini

Ci mancava una bella ciliegina avariata sopra la torta stomachevole della campagna elettorale!

E ce l’ha messa Matteo Salvini giurando solennemente addirittura sul Vangelo e gridando «Siate apostoli!» con di fronte, fra l’altro, una bella bandiera dei nazisti statunitensi, tanto per non farsi mancare nulla.

Brandendo un rosario e un Vangelo, ha ripetuto tre volte in piazza «Io lo giuro… lo giurate insieme a me!» e la piazza ha urlato sìììì, prima glita gliani

Peccato che Salvini non abbia mai letto il Vangelo altrimenti saprebbe che Gesù parla dei giuramenti come strumento di menzogna che viene inequivocabilmente dal demonio:

Io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi far diventare un solo capello bianco o nero. Ma il vostro parlare sia: «Sì, sì; no, no» poiché il di più viene dal maligno.
(Matteo, 5, 34-37)

Ma anche senza le parole di Gesù, ci vuole davvero poco a intendere quella lingua perfida e biforcuta di Salvini. È quella del clericofascismo di sempre. Chi semina vento, raccolga tempesta!

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[Porto San Giorgio] «Nuovi fascismi, solito letame»

«Nuovi fascismi, solito letame», si legge su uno striscione appeso a un sottopasso di Porto San Giorgio. Dove sono stati utilizzati cinquanta chili di letame e un po’ di colla alla serratura per chiudere la sala dove CasaPound doveva presentare i suoi candidati…

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[BO] lun 26 feb: arriva il bus dell’odio sessista e omofobo!

Un ottimo opuscolo delle Mujeres Libres prende ora in esame la sezione femminile di Forza Nuova «Evita Peron», ossia donne fasciste militanti, per fornire informazioni sulla loro comparsa, sui principali contenuti portati avanti e sulle loro strategie comunicative sul web. Scarica qui l’opuscolo!

Fascismo e sessismo_ Forza Nuova_EvitaPeron

Si tratta di un’associazione di donne che difendono il Duce, la Famiglia e la Tradizione. Ed è una propaganda reazionaria, sessista, omofoba e perbenista che vorrebbe fare tappa a Bologna lunedì 26 febbraio e che ci troverà tutte e tutti in piazza per ribadire che non vi è nessuno spazio a chi nega la libertà, l’uguaglianza e la pluralità delle scelte di vita!

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